BG SAXO, sondaggio investitori: 52% si affida all’AI, 37% prevede performance in calo per l’Europa

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Nel quarto trimestre del 2025, gli investitori confermano la propria fiducia verso i mercati globali e statunitensi, mentre l’Europa e i mercati domestici vengono percepiti come più deboli. È quanto emerge dal BG SAXO Investor Forecast, l’indagine condotta su 1.834 investitori attivi in tutto il mondo sulle piattaforme di BG SAXO e Saxo Bank, con l’obiettivo di analizzare aspettative, strategie e comportamenti di investimento in un contesto di incertezza geopolitica e rapida evoluzione tecnologica. La ricerca è stata presentata in occasione della seconda edizione dell’Euronext Retail Partnership, l’evento dedicato all’educazione finanziaria e al confronto tra istituzioni, aziende e investitori retail che fotografa le tendenze e i comportamenti degli investitori.

Dallo studio si delinea un contesto in cui diversificazione e tecnologia diventano leve strategiche per affrontare i mercati. Quasi un quarto degli investitori (23%) prevede di ampliare l’esposizione a nuovi settori o aree geografiche nei prossimi mesi. Intanto l’intelligenza artificiale si afferma come nuovo strumento di supporto decisionale: a livello globale, il 52% degli intervistati la utilizza per analisi, consulenza o gestione di portafoglio; in Italia, la percentuale scende al 37%, con le donne più propense degli uomini a integrarla nei processi di investimento.

Guardando all’Italia, il profilo dell’investitore online si conferma più giovane e dinamico rispetto alla media mondiale: gli under 30 rappresentano il 16,8% del campione nazionale contro il 7,6% globale; la fascia 31–45 anni è la più numerosa (42,6%), seguita dal 30,2% dei 46–60enni e da solo un 10,3% di over 60.

“Il quadro che emerge dalla ricerca conferma come il mondo degli investimenti stia vivendo una trasformazione profonda, guidata da nuove generazioni di risparmiatori più informati, digitali e sensibili all’innovazione. L’intelligenza artificiale, in particolare, rappresenta una leva destinata a incidere sempre di più sulle decisioni d’investimento, utilizzata per ricevere supporto previsionale e decisionale”, dichiara Gian Paolo Bazzani, CEO di BG SAXO. “In questo scenario, il nostro impegno è accompagnare gli investitori con strumenti e contenuti di qualità, favorendo un approccio consapevole e responsabile ai mercati. Con BG SAXO vogliamo essere un punto di riferimento per chi desidera costruire il proprio percorso finanziario con competenza, trasparenza e visione di lungo periodo”.

Prospettive di mercato: fiducia globale, cautela locale – La fiducia degli investitori nei confronti dei mercati è misurata su una scala che va da –2 (“Forte diminuzione”) a +2 (“Forte aumento”), con 0 che indica “Nessun cambiamento”: il sentiment registra +0,26 per le azioni internazionali, +0,14 per gli Stati Uniti e +0,03 per i mercati domestici, confermando un chiaro effetto “distanza”: più ci si allontana dal proprio mercato di riferimento, maggiore è l’ottimismo.

In Italia, gli investitori si mostrano leggermente più ottimisti sulle azioni locali (FTSE MIB, +0,08), maggiore prudenza rispetto agli Stati Uniti (+0,09) e fiducia elevata verso i mercati globali (+0,24). La propensione a diversificare e a guardare oltre i confini nazionali rimane quindi un elemento chiave della strategia degli investitori, anche in un contesto di incertezza economica e geopolitica.

Giovani positivi sui mercati globali, donne più prudenti – Nelle aspettative sui mercati, emerge il divario generazionale. A livello internazionale, il sentiment degli under 45 si attesta a +0,38 per i mercati globali, +0,26 per gli Stati Uniti e +0,04 per i mercati domestici; di contro si registra un atteggiamento più prudente delle fasce mature: +0,18 / +0,11 / –0,02 tra i 46–60 anni;  +0,23 / +0,06 / +0,07 oltre i 61 anni.

In Italia, il quadro si conferma simile, ma con alcune sfumature interessanti. Gli investitori più giovani (18–45 anni) registrano un sentiment di +0,35 sui mercati globali, +0,28 sugli Stati Uniti e +0,09 sul FTSE MIB, valori molto vicini a quelli del campione internazionale. La fascia intermedia (46–60 anni) risulta leggermente più fiduciosa sul mercato domestico (+0,13) ma cauta sugli Stati Uniti (+0,20) e sui mercati globali (+0,26). Gli over 60, invece, si distinguono per un atteggiamento più difensivo: sono gli unici a esprimere un sentiment negativo verso gli Stati Uniti (–0,13) e mostrano fiducia contenuta verso il quadro globale (+0,17).

La variabile di genere introduce un ulteriore livello di lettura. A livello globale, le donne si mostrano più caute sui mercati locali (–0,51 contro +0,15 degli uomini), mentre il sentiment verso Stati Uniti (+0,15) e mercati globali (+0,23) rimane in linea con quello maschile. In Italia, la differenza si accentua: le donne risultano più prudenti verso i mercati domestici (–0,18 vs. +0,10) e quelli statunitensi (–0,25 vs. +0,11), mentre sul fronte globale i giudizi restano sostanzialmente allineati (+0,27 vs. +0,24).

Cresce la fiducia degli investitori in USA e Asia-Pacifico – A livello globale, il Nord America si conferma l’area più promettente, con circa un terzo degli investitori che la indica come quella con le migliori prospettive. Segue la zona dell’Asia-Pacifico, che continua a beneficiare di una percezione positiva legata alla crescita economica e all’innovazione tecnologica. L’Europa, invece, emerge come la regione più debole, con il 37% degli intervistati che si aspetta qui le peggiori performance.

Donne e giovani si mostrano più ottimisti sul Nord America che sull’Europa. Gli investitori più anziani, invece, ribaltano la prospettiva, indicando l’Asia-Pacifico come l’area più promettente e il Nord America come la meno performante.

Asia-Pacifico è la regione con il maggior potenziale (28%) anche per gli investitori italiani, che confermano un crescente interesse verso mercati emergenti e innovativi; allo stesso tempo, interrogati su quale sia l’area che li rende più pessimisti, il 36% cita l’Europa.

I rischi e le opportunità del trimestre – A livello globale, i fattori percepiti come più rilevanti per le proprie strategie di investimento restano i grandi temi di instabilità e leadership: le politiche del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e le guerre commerciali raccolgono entrambi il 79% delle risposte, seguiti dall’intelligenza artificiale (73%). Il conflitto Russia–Ucraina (55%) completa il quadro, mantenendo alta l’attenzione sugli equilibri geopolitici internazionali.

In Italia, le guerre commerciali sono ritenute “molto o abbastanza importanti” anche dall’85% degli investitori italiani, seguite da Trump (80%) e dall’intelligenza artificiale (74%). Nella percezione italiana le tensioni in Medio Oriente (54%) assumono un peso maggiore rispetto alla media globale (45%) e anche il conflitto Russia–Ucraina (53%) resta un fattore di attenzione costante.

Cresce la diversificazione come leva strategica – A livello globale, quasi un quarto degli investitori (23%) dichiara di voler ampliare l’esposizione a nuove regioni, settori o classi di attività nei prossimi tre mesi: è un segnale chiaro di una crescente consapevolezza verso l’importanza di distribuire il rischio e cogliere opportunità al di fuori dei confini tradizionali.

L’analisi per fasce d’età mostra che gli investitori più giovani sono i più inclini alla diversificazione (24–25%). Interessante anche la prospettiva di genere: più di una donna su tre (36%) intende diversificare il portafoglio nel prossimo trimestre, un approccio più dinamico e sperimentale nella gestione degli investimenti rispetto agli uomini, dove solo il 21% conta di seguire questa strategia.

In Italia, la tendenza appare ancora più marcata. Un investitore su quattro (25%) prevede di ampliare la diversificazione nei prossimi mesi e, anche qui, lo slancio è evidente soprattutto tra le fasce più giovani: è intenzionato a diversificare il 34% degli under 45 contro il 27% dei 46–60enni e il 17% degli over 60. Guardando al dato di genere, invece, l’Italia inverte l’andamento rispetto al dato globale: sono gli uomini, infatti, a mostrare un maggiore orientamento verso la diversificazione.

AI sempre più centrale nei processi decisionali – Per molti investitori l’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento stabile di supporto decisionale. A livello globale, oltre la metà degli intervistati (52%) dichiara di utilizzare l’AI nel proprio processo d’investimento e il dato cresce tra le fasce più giovani: il 63% degli investitori tra i 18 e i 45 anni impiega l’intelligenza artificiale, contro il 53% dei 46–60enni e il 38% degli over 60.

In Italia, l’utilizzo dell’AI è in espansione: il 37% degli investitori la utilizza regolarmente, soprattutto per analisi di mercato, lettura delle notizie e consulenza sugli investimenti, con un uso crescente anche in previsione e gestione del portafoglio. Le differenze generazionali restano evidenti anche qui, con il 52% degli under 45 che impiega strumenti di intelligenza artificiale (contro il 41% dei 46–60enni e il 25% degli over 60), ma il dato più interessante riguarda il divario di genere: le donne italiane superano gli uomini nell’adozione dell’AI (46% vs 37%), segnalando una maggiore apertura verso le tecnologie emergenti e un approccio più evoluto alla gestione degli investimenti digitali.