Commento Capital Group – Debito dei mercati emergenti, cauto ottimismo in un contesto mutevole

Flavio Carpenzano, Asset Class Lead Fixed Income, Europe e Asia di Capital Group -

Mentre ci avviamo verso l’ultimo trimestre del 2025, il debito dei mercati emergenti si conferma resiliente in un contesto globale complesso. Nonostante la crescente incertezza a livello di politiche, le tensioni geopolitiche e l’evoluzione delle dinamiche commerciali, dall’inizio dell’anno il debito dei mercati emergenti ha sovraperformato altri segmenti del reddito fisso.

Il debito dei mercati emergenti ha archiviato risultati robusti nel 2025, grazie a una combinazione di fattori favorevoli. Con il progressivo calo dell’inflazione in numerosi mercati emergenti, le banche centrali hanno iniziato ad adottare politiche più accomodanti, come si evince dai tagli dei tassi d’interesse e dalle riduzioni dei tassi di riferimento medi.

Le precedenti preoccupazioni riguardanti il deprezzamento delle valute locali, soprattutto rispetto al dollaro, avevano limitato l’allentamento monetario in alcune regioni. L’indebolimento del dollaro in atto da inizio 2025 ha tuttavia alleviato queste pressioni, offrendo più flessibilità alle banche centrali. Questo cambiamento ha incrementato l’attrattiva delle valute dei mercati emergenti e incoraggiato afflussi di capitale nei fondi obbligazionari dedicati.

Incertezze in vista

Nonostante i risultati incoraggianti conseguiti finora, diversi fattori potrebbero condizionare la traiettoria del debito dei mercati emergenti nella parte finale dell’anno:

  1. Rallentamento della crescita negli USA

Ora che il livello dei dazi assume tratti più definiti, l’impatto sulla crescita inizierà a manifestarsi. I dazi possono infatti aumentare i costi degli input per consumatori e imprese, con possibili ripercussioni su consumi e investimenti. Una prospettiva di crescita più debole negli Stati Uniti potrebbe pesare sul sentiment degli investitori e sulla domanda globale, influenzando di riflesso i flussi di capitale verso i mercati emergenti. L’attuale rivoluzione legata all’intelligenza artificiale potrebbe fare da contrappeso, generando guadagni in termini di produttività, ma le sue implicazioni sul mercato del lavoro sono ancora in evoluzione.

  1. Volatilità geopolitica

Le dinamiche geopolitiche restano una variabile chiave per gli investitori, in un contesto globale plasmato da tensioni regionali e relazioni internazionali in costante evoluzione. I dazi, prima strumenti prettamente economici, sono sempre più impiegati all’interno di strategie più ampie, a riflesso dell’intreccio tra commercio e diplomazia. Questo mutamento introduce un maggiore grado di imprevedibilità, poiché le decisioni sui dazi sono oggi influenzate da considerazioni più ampie.

Parallelamente, alcuni leader dei mercati emergenti sembrano osservare e adattare elementi dell’approccio dell’amministrazione statunitense alle politiche economiche ed estere, ridefinendo i propri indirizzi strategici di conseguenza. Il crescente impiego dei dazi a fini geopolitici implica la loro potenziale reversibilità, a seconda dell’allineamento strategico tra le nazioni. In questo contesto, per i mercati emergenti risulta fondamentale perseguire politiche domestiche solide, mantenere la flessibilità necessaria a reagire a eventuali shock e coltivare robuste relazioni commerciali e diplomatiche.

  1. Compiacenza del mercato e rischio shock

I mercati si sono progressivamente abituati ad annunci di politica economica sempre più frequenti, un fattore che ha contribuito ad attenuare la volatilità di breve periodo. Tuttavia, questo senso di apparente stabilità potrebbe esporre maggiormente gli investitori a cambiamenti inattesi, siano essi legati a importanti decisioni di policy o a sviluppi geopolitici. In tali circostanze, gli asset dei mercati emergenti, data la loro maggiore sensibilità ai movimenti di mercato, rischiano di registrare reazioni più accentuate.

I trend strutturali potrebbero supportare il debito dei mercati emergenti nel lungo termine

Alcune delle sfide sopra citate sono ormai terreno familiare per gli investitori nei mercati emergenti, che sono abituati a valutarne e calibrarne i rischi. È anche per questa ragione che gli asset dei mercati emergenti tendono a offrire un significativo premio per il rischio. Con il progressivo allineamento degli standard globali alle dinamiche dei mercati emergenti, il valore relativo dell’esposizione ai mercati emergenti potrebbe continuare ad essere apprezzato. Di fatto la posizione dei mercati emergenti è percepita come sempre più solida, in particolare sotto il profilo fiscale.

Se le vulnerabilità di bilancio hanno a lungo rappresentato una criticità per i mercati emergenti, le crescenti pressioni nei mercati sviluppati – soprattutto in paesi come Regno Unito, Stati Uniti e Francia – stanno modificando la narrazione. Parallelamente, le economie emergenti hanno rafforzato i propri quadri di riferimento della politica economica dopo la pandemia, accumulando riserve e rafforzando la loro credibilità.

Anche l’intelligenza artificiale e l’innovazione digitale stanno creando nuovi scenari per i mercati emergenti, con implicazioni su mercati del lavoro, flussi commerciali e produttività. L’assenza di sistemi legacy potrebbe inoltre favorire un processo di adozione più agile, aprendo la strada ad avanzamenti rapidi e trasformazioni strutturali di rilievo.

Il nostro approccio di investimento in relazione a questi temi

Il nostro approccio di investimento attuale è incentrato sulle opportunità di carry, mantenendo al contempo selettività e attenzione al rischio. Ravvisiamo valore nei tassi di cambio dei mercati emergenti, soprattutto in America Latina e in Europa centrale e orientale, dove le valutazioni sono ancora attrattive. Favoriamo inoltre la duration locale nei mercati che presentano un’inflazione ben ancorata e curve dei rendimenti interessanti. Il posizionamento nel credito è neutrale e riflette un approccio disciplinato in un contesto di spread compressi.

Sebbene i mercati siano ormai abituati a gestire il rumore politico ricorrente, in particolare quello proveniente dagli Stati Uniti, è opportuno non sottovalutare il rischio di shock improvvisi. Un cambiamento netto sul fronte della politica o un evento geopolitico inaspettato potrebbero innescare una significativa avversione al rischio, che penalizzerebbe soprattutto gli asset dei mercati emergenti a causa della loro maggiore sensibilità.