Ofi Invest AM: Oro, bene rifugio con fondamentali solidi
Recentemente, l’oro ha superato la storica soglia dei 4mila dollari l’oncia, registrando una crescita da inizio anno che, al momento in cui si scrive, supera il 50% e stabilendo un guadagno che non si registrava dal 1979, quando nel mezzo della crisi energetica e dell’impennata inflazionistica fece registrare un +127%.
Tuttavia, alcuni dei player più prudenti potrebbero guardare con sospetto a dei numeri così alti, facendo sorgere dei dubbi sulla possibilità che la performance dell’oro YTD sia frutto di una bolla speculativa. Noi di Ofi Invest AM, però, riteniamo che stavolta questo pericolo non ci sia, in quanto, se si analizza il contesto, si può vedere come questo rally sia sostenuto da fondamentali molto solidi.
Infatti, l’oro si sta apprezzando a causa di uno scenario economico molto incerto, con la politica monetaria e la geopolitica che hanno riattivato il suo ruolo di riserva di valore.
Il debito globale come catalizzatore della domanda
Entrando più nello specifico di quanto detto sopra, uno dei maggiori driver che sta sostenendo la crescita del metallo prezioso per antonomasia è il debito delle maggiori economie mondiali, come Stati Uniti, Cina e Giappone. Il livello di indebitamento che è stato raggiunto in questi paesi sta obbligando le rispettive banche centrali a tagliare i tassi d’interesse o a mantenerli bassi, almeno nel medio termine, così da alleggerire i vincoli derivanti dal carico fiscale.
Per rendere meglio l’idea, si consideri che il debito Usa attualmente è pari al 120% del Pil nazionale – un record in tempi di pace – e a ogni aumento dell’1% corrisponde una crescita degli interessi da ripagare pari all’1,2% del prodotto interno lordo. Per tentare di ridurre l’impatto, i tassi d’interesse reali possono entrare in territorio negativo, ma ciò riduce anche il costo opportunità di detenere un asset come l’oro, che non produce dividendi o altri tipi di rendimenti. Ciò ha reso la commodity una valida alternativa ai bond sovrani.
Pertanto, gli asset reali sono diventati sempre più attrattivi, visti gli allentamenti della politica monetaria da parte della Federal Reserve che si prospettano all’orizzonte e l’inflazione che si sta mantenendo su livelli comunque alti. Inoltre, un ulteriore boost per il metallo giallo è arrivato dal recente shutdown e dal deficit pubblico di altre nazioni come il Regno Unito, dove il governo di Starmer ha perso qualsiasi margine di manovra sul budget, e la Francia, dove il primo ministro Lecornu sta incontrando non poche difficoltà a creare una maggioranza parlamentare.
In un contesto così sfidante, gli investitori sono sempre più in cerca di soluzioni safe haven per proteggersi dal rischio di deprezzamento delle valute. I mercati sono preoccupati dalla sostenibilità del debito globale e soprattutto statunitense, come si è avuto modo di vedere con il recente downgrade di Moody’s, che per la prima volta ha negato il rating massimo (Aaa) al credito di Washington.
Cambiamenti nel paradigma geopolitico
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, nel 2022, la correlazione tra prezzo dell’oro e tassi d’interesse reali ha iniziato a sfaldarsi, con il congelamento degli asset russi denominati in dollari che hanno fatto perdere alla valuta americana quel suo status di bene rifugio, soprattutto in Asia. Non è un caso, infatti, che oggi il prezzo dell’oro sia determinato più dagli investitori asiatici, in particolare cinesi e indiani, che da quelli occidentali. Questo scostamento del centro gravitazionale è un riflesso della volontà di diversificare maggiormente le riserve monetarie, in un mondo in cui l’equilibrio tra le valute è sempre più sconvolto da tensioni e sanzioni economiche.
In questo contesto giocano un ruolo chiave le banche centrali, che stanno accumulando enormi quantità d’oro proprio per svincolarsi dalla loro dipendenza dal dollaro, avendone acquistate oltre 1000 tonnellate in tre anni, pari a circa il 20% del mercato globale. Questo perché, a differenza delle obbligazioni, la commodity non presenta alcuni rischio di controparte; inoltre, non bisogna dimenticare che gli istituti di credito centrali possono imprestare le loro riserve auree e generare profitti da interessi, un meccanismo che a tutti gli altri market player è precluso.
Per quanto riguarda gli afflussi, vediamo molto potenziale, poiché gli investimenti in oro sono ancora molto limitati se si escludono le banche centrali. Esso, infatti, rappresenta ancora meno del 2,5% degli investimenti finanziari, il che lascia molto spazio al rialzo, visto che anche importanti asset manager raccomandano proprio di espandere le allocazioni. Uno di questi è Ray Dalio, fondatore del fondo di investimento Bridgewater, che raccomanda di investire il 15% del patrimonio in oro. Mike Wilson, Chief Investment Officer di Morgan Stanley, si spinge fino a un’allocazione del 20%.
Ci sono rischi legati all’oro?
Per quanto i suoi fondamentali appaiano solidi, anche l’oro non è un asset a rischio zero. Dopo un rally come quello a cui si è assistito, non sarebbe strano osservare anche delle correzioni tecniche che portano a flessioni di breve periodo, ma ciò non dovrebbe intaccare i trend che lo sostengono.
In realtà, il rischio più grande è che i tassi d’interesse reali tornino a crescere più in fretta di quello che ci si aspetta, il che porterebbe nuovamente gli asset che generano rendimenti (azioni e obbligazioni) periodici a essere più attrattivi dell’oro. Allo stesso modo, un miglioramento significativo delle prospettive fiscali nelle principali economie potrebbe ridurre la domanda di beni rifugio.
Un altro fattore da tenere d’occhio è la speculazione. Un’eccessiva esposizione del mercato a derivati o ETF potrebbe causare instabilità. Tali rischi sono al momento moderati, ma vale comunque la pena essere prudenti.
Conclusioni
I metalli preziosi non sono asset core per un portafoglio, ma svolgono una funzione di diversificazione e, in un mondo incerto, stabilizzante. Un’allocazione in oro deve essere pertanto moderata, poiché i mercati di questa e altre commodity sono volatili e vulnerabili agli shock esogeni. Tuttavia, noi crediamo che finché il problema del debito globale non sarà risolto, l’oro manterrà il suo status di bene rifugio.

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