Oro, c’è spazio per aumentare peso in portafoglio ma la volatilità è destinata a salire (Vontobel WM Sim)

Gianni Piazzoli, CIO Vontobel Wealth Management Sim -

Nonostante l’oro continui ad aggiornare i massimi, la corsa non sembra finita. Di fronte al rallentamento degli acquisti da parte delle banche centrali, è emerso un nuovo motore: gli afflussi verso gli ETF, tornati dopo quattro anni di deflussi, con gli investitori che dall’inizio dell’anno hanno aggiunto 14 milioni di once. Anche la domanda di lingotti e monete ha registrato il primo semestre più forte dal 2013.

Gli afflussi verso gli ETF sono forti, ma c’è ancora margine per raggiungere il picco di 111 milioni di once registrato nel 2020. Anche il posizionamento speculativo presenta un potenziale di rialzo: le posizioni nette in futures detenute dai gestori patrimoniali sono in aumento, ma rimangono ben al di sotto dei massimi registrati nel 2024 e nel 2020.

Per gli investitori c’è dunque spazio per aumentare in modo graduale le posizioni. Venerdì l’attenzione degli investitori si è concentrata sul rapporto sull’inflazione statunitense. L’inflazione è stata del 3,0% a settembre rispetto all’anno precedente, al di sotto delle aspettative, il che ha indebolito il dollaro statunitense e sostenuto il prezzo dell’oro. Tuttavia, raccomandiamo la gradualità degli acquisti dopo il grande rally delle ultime settimane che non esclude correzioni fino 3850-3900 $ o livelli anche inferiori.

Correzioni di breve a parte, le ragioni che rendono l’oro attraente non sono infatti destinate a svanire presto: innanzitutto le preoccupazioni circa l’indipendenza della Fed, a nostro avviso uno dei fattori più importanti per la domanda di beni rifugio. Questo rimarrà particolarmente rilevante fino all’avvicinarsi di maggio 2026, con la possibilità di un presidente della Fed allineato con Trump e un contesto di tassi accomodanti. Poi la protezione dall’inflazione, rischio che resta sempre in agguato, e la preoccupazione per l’aumento dei livelli del debito pubblico negli Stati Uniti, a cui si collega la ricerca di modi per ridurre l’esposizione al rischio sovrano statunitense. Il consenso sembra essere quello di ridurre l’esposizione al dollaro, ma non si sa bene cosa acquistare al suo posto: ecco allora entrare in scena l’oro. Infine, il metallo giallo si acquista anche alla luce dei rischi di crescita legati al raffreddamento del mercato del lavoro negli Stati Uniti e al peggioramento dei dati macroeconomici in Cina.

D’altro canto, non mancano rischi alla view rialzista sull’oro: la possibile distruzione della domanda, alla luce della diminuzione del consumo di gioielli in particolare in Cina e India, che rappresentano il 50% del consumo globale, soprattutto a causa dei prezzi record; la possibile vulnerabilità dei flussi degli ETF e del posizionamento speculativo dei futures: l’oro è un asset non redditizio; quindi, deve giustificare la sua presenza nei portafogli. Se i prezzi si fermassero o diminuissero, questo potrebbe innescare vendite autoalimentate, in particolare se altre asset class registrassero in contemporanea buoni risultati. Infine, finora l’attività di ri-utilizzo è stata modesta, poiché i consumi in Europa e negli Stati Uniti sono ancora sostenuti e non sotto pressione. Se le preoccupazioni sulla crescita si concretizzassero in un rallentamento, la situazione potrebbe cambiare e aumentare la disponibilità di oro.

In conclusione, non prevediamo un crollo dei prezzi dell’oro nel breve termine. Negli ultimi anni si sono verificati raramente cali significativi. Tuttavia, il recente rapido rialzo ci suggerisce che la volatilità sarà probabilmente più elevata nei prossimi mesi e prevediamo correzioni più frequenti. Questi cali saranno probabilmente di breve durata e rapidamente recuperati, piuttosto che segnalare una debolezza prolungata.

Per un tipico cliente del Wealth Management, in ogni caso, l’oro non deve essere visto soltanto in ottica di trading, ma anche nel contesto dell’asset allocation complessiva: mantenerne una quota all’interno dell’asset allocation offre benefici in termini di decorrelazione rispetto agli asset rischiosi, specialmente in fasi di volatilità, rischio geopolitico e cambiamenti di macroregime. Lo scenario attuale, caratterizzato da inflazione, spesa pubblica espansiva e livelli di debito elevati che minano la fiducia nelle attività finanziarie tradizionali, offre un banco di prova in cui l’oro può rivelarsi particolarmente utile all’interno del portafoglio.