Il format antiviolenza di Alessandra Basile e Alessia Sorgato e un panel di esperti penalisti all’evento dell’OdM Morris Ghezzi su femminicidi e giustizia riparativa

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“Femminicidi e giustizia riparativa” è il nome del convegno che si è tenuto venerdì 21 novembre 2025 presso il Centro Brera di Milano. L’evento, nato dal format teatrale dell’attrice Alessandra Basile e dell’avvocato Alessia Sorgato, vittimologa, commissaria del Codice Rosso, ha visto la partecipazione di numerose avvocate ed esperte del tema, quali l’avv. Patrizia Altomano, Presidente, Responsabile dell’Organismo di Mediazione e Responsabile Scientifico dell’Ente di Formazione “Morris L. Ghezzi A.D.R.”; la dr.ssa Alessia Del Corona Borgia, Vicepresidente del Municipio 1, Assessora alla Cultura diffusa, Commercio di prossimità, Lavoro e Artigianato, Identità Locale, Turismo e Marketing Territoriale (di cui all’impossibilità di partecipazione l’avv. Patrizia Altomano porta i saluti);  la dr.ssa Simonetta Balboni, Vicepresidente e Segretario Generale dell’Organismo di Mediazione e dell’Ente di Formazione “Morris L. Ghezzi A.D.R.”.

L’incontro si è presentato come un momento di riflessione artistico e giuridico per la lotta alla violenza di genere, con il fine di interrogarsi e diffondere consapevolezza, la prima arma contro la violenza. Hanno partecipato all’evento anche organizzazioni come Telefono Donna, con la dr.ssa Stefania Bartoccetti, sua Fondatrice; e l’Associazione A.L.I., con la sua Fondatrice Alessandra Caricato, penalista e Presidente dell’Associazione, con la partecipazione all’evento anche dell’ avv. Corrado Limentani.

L’avv. Alessia Sorgato ha richiamato i fenomeni narrativi salienti, seguiti ad ogni lettura, condividendo la propria esperienza con i casi incontrati nel corso della professione, e fornendo regole di comportamento precauzionali per la vittima potenziale e per chi vuole aiutarla.

L’attrice Alessandra Basile, con un reading interpretativo, ha proposto alcuni brani tratti dal libro di Alessia Sorgato “Giù le mani dalle donne” (Mondadori), letti in sequenza di gravità di reato. Da qui è nato il format.

 

Il Format

L’interpretazione teatrale è stata il cuore di un format vincente, in cui al brano interpretato da Alessandra Basile, dalla forte carica emotiva, si è affiancato il parere di alto profilo dell’autrice Alessia Sorgato, Avvocata, vittimologa commissaria del Codice Rosso, un punto di vista tecnico giuridico, legato alla sua professione di lunga data. Il duo artistico-legale ha creato un evento che ha suscitato la commozione degli ospiti, ma anche giudizi e forte senso critico nella trattazione, ad opera di un panel di penalisti esperti, di temi complessi e non facili da gestire.

Meccanismo risarcitorio ed indipendenza economica

Durante il convegno, si è discusso di vari temi sulla violenza di genere: l’importanza dell’argomento del meccanismo risarcitorio ed una parte di violenza economica, che non è ancora contemplata nel parterre dei reati di violenza di genere. Cosa fa l’ingiunzione civile? Proporre accordi a livello matrimoniale. Mediatori formati, come ad esempio il comune di Milano, con associazioni come A.L.I., fatti precisi corsi di formazione, possono intervenire e velocizzare quel meccanismo risarcitorio del danno patrimoniale che si dovrebbe avere. Un altro limite è che, anche con a fianco il suo avvocato, la vittima potrebbe non sentire la gestione economica. Noi vi aiutiamo per raggiungere più velocemente quel risultato economico, perché l’indipendenza economica è il primo passo per avere quell’indipendenza e quel percorso di ribellione per quella libertà. L’indipendenza economica fa la differenza per la donna.

La necessità di non abbandonare mai il dialogo all’interno di una coppia, come fanno le coppie nate da una situazione rosea? Dei rapporti che si sono consolidati su un sentimento grande, come possono degenerare in questo modo? A.L.I. nasce con un obiettivo: dimostrare la violenza psicologica ed economica, di cui le conseguenze sono quelle che durano più a lungo. Ora la vittima di violenza può sottrarsi alla situazione di violenza, avere assistenza sanitaria, denunciare, possono affrontare un processo, ma le conseguenze che arrivano sono difficilissime da scrollarsi di dosso, perché questa situazione ti fa abbandonare il lavoro con le scuse più varie, ti chiede quale centesimo non utilizzare nella spesa, essere indipendenti insieme al lavoro porta alla libertà, all’autonomia vera. Il processo con funzione riparativa, con Ali, ha la possibilità di far fare alle donne le loro inclinazioni nelle mansioni, con motivazioni e aiuti concreti, con anche un corso di formazione. Attraverso questo network le donne vengono aiutate a cercare lavoro. Hanno una fragilità pazzesca. Il nostro è un impegno a contribuire affinché la riparazione non sia solo un processo di conseguenza al futuro, ma una forza.

L’Avv. Alessandra Caricato, penalista e Presidente dell’Associazione e fondatrice del progetto A.L.I. per le Donne AIPS, afferma: “Era il 2014 quando venivo a sapere che c’era il primo corso di antiviolenza, noi stiamo lavorando sulla cultura.”

 La violenza di genere come fenomeno trasversale

Il problema della violenza di genere è rappresentato dal fatto che la violenza è un fenomeno trasversale; quindi, non abbiamo la possibilità di profilare il presunto carnefice, non è una persona malata, ma è una persona che viene da una cultura di violenza. La violenza ha un ciclo: c’è una fase di crescita, in cui il carnefice è nervoso, la donna si sente frantumata; poi c’è l’esplosione, in cui gli oggetti vengono rotti e poi c’è la luna di miele, in cui l’aggressore chiede scusa, si mostra pentito e promette di cambiare.

L’aspetto risarcitorio lo valutiamo insieme, noi come organismo non facciamo fallire una mediazione se non facciamo una proposta. C’è tutta la volontà dell’organismo per favorire la mediazione della parte lesa. Se ognuno di noi, fa un lavoro grande insieme, in Italia si porteranno quelle riforme che non si stanno attuando.

L’azione di Associazione Telefono Donna Italia

Il centro antiviolenza nell’ospedale di Niguarda è una struttura che accoglie le donne a tutti gli orari di soccorso e si fa carico di questa responsabilità di un reinserimento di percorso. È qui che le donne si presentano, nel momento di maggiore fragilità, e capiscono quello che hanno vissuto. Spesso si tratta di donne private di avere un conto corrente, o un bancomat in un conto corrente condiviso, ma in queste storie si attua un pensiero fisso sul comportamento dell’uomo, ed è quel pensiero lì che impegna la donna così tanto si sente responsabile di quel malessere che in famiglia si respira. Quella mancanza di fiducia in sé, mancanza di autostima, questo modo di vivere la relazione, che isola la donna nella relazione, nelle uscite con gli amici. È proprio questo che viene trovato dalle donne: è arresa, pensa che sia il suo destino, demotivata, anche dagli amici. Le donne devono essere consapevoli del percorso che seguirà, anche grazie alle associazioni, che vengano preparate. Accompagnarle con assistenti sociali, psicoterapeuti, psicologi, avvocati. Sono migliaia i casi in questo caso, ma l’idea di una giustizia riparativa può essere ben difficile da raggiungere: a volte il reinserimento, in uno spazio neutro del maltrattante, pensando che la donna debba partecipare ad un percorso riparativo di spazio neutro, non è un bene.

“Il genitore maltrattante questa genitorialità se la deve conquistare, è inutile che debba pretendere spazi neutri, dialoghi con i figli.”

“Farle ottenere il risarcimento in denaro, il più velocemente possibile.”

La mediazione riparativa è applicabile nei reati di genere? Nel dibattito sono emerse opinioni contrastanti.

L’Avv. Miriam Dondi afferma: “Io stessa prima di frequentare Telefono Donna, non pensavo fossero vere”.

Partendo dall’aspetto della difesa, la cosa basilare è la nomina di un avvocato per la persona offesa: spesso la persona offesa è spaesata, nella scelta dell’avvocato. A differenza dell’indagato che ha uno assegnato, alla persona offesa viene data la possibilità di scegliere. In questo caos, la donna dovrebbe avere un ruolo lucido e attivo, ma molto spesso sembra demotivata. Una volta costituitasi parte civile per la donna, la mediazione viene vista come fase successiva.

I microcosmi educativi

Durante l’incontro è stato ribadito anche che nel corso dell’ultimo decennio, le situazioni familiari sono cambiate. Parte tutto dalla famiglia, la scuola in secondo piano e l’ordine degli avvocati viene formato per queste occasioni. È importante perché si può fare una consulenza quando si ha in attivo una competenza sul campo. Gli incontri sono importantissimi. Battere sull’educazione dei ragazzi, nella scuola, nelle famiglie.

La formazione negli avvocati ci dev’essere.

Conclusioni

Tra le conclusioni concordate rimane importante far sapere alla parte civile che può scegliere l’avvocato, secondo alcune opinioni la mediazione diventa necessaria se portatrice di cura del rapporto, laddove si può ricucire, il risarcimento visto come gesto spontaneo, l’aumento delle pene come non essenziale, e la formazione degli avvocati come centrale.

Intervista ad Alessandra Basile

L’attrice Alessandra Basile, con un recitato interpretativo, ha proposto alcuni brani tratti dal libro di Alessia Sorgato “Giù le mani dalle donne” (Mondadori), letti in sequenza di gravità di reato.

“Coraggiosamente cruda e dolorosamente credibile”

 “Potenza espressiva fantastica”

“Un successo assoluto”

“Quelle storie le vivevi non solo interpretavi”

Sono solo alcuni dei commenti rivolti ad Alessandra Basile alla fine dello spettacolo.

Alessandra Basile afferma: “C’è un problema di mala mentalità, di cultura difficile da sradicare che condiziona il pensiero e le azioni delle persone, non soltanto di sesso maschile ma anche femminile, perché la mentalità maschilista è diffusa anche nelle persone di genere femminile. In alcuni Paesi si arriva a considerare la donna come se fosse un ‘accessorio’ dell’uomo, in modo più forte ed evidente; nel nostro Paese, invece, in maniera meno invasiva, ma talvolta e più subdola. Da lì deriva tutto, lo stipendio inferiore, meno possibilità lavorative, posizione sociale diversa, una sorta di “castrazione” per motivi anagrafici, soprattutto nel mondo artistico, e più pregiudizi a carico del così detto “sesso debole”. Anche il linguaggio ne risente. Ricordo la Cortellesi che sottolineò le diverse parole il cui uso al maschile e al femminile assume significati del tutto differenti, per esempio ‘passeggiatore’, ossia un uomo che passeggia, ‘passeggiatrice’, una donna di strada.”

(tutte le foto sono del fotografo Ph. Valerio Iglio)