L’IA ridisegna la crescita: investire per il futuro

Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core -

Driver ridefiniti

Considerando i motori della crescita economica statunitense, il boom dell’IA merita di essere considerato un driver a sé, è infatti uno dei maggiori responsabili dell’effetto ricchezza, mentre il quadro delle politiche economiche resta complessivamente di sostegno. Quest’ultimo riflette le policy monetarie e fiscali, entrambe accomodanti, ma anche l’impostazione “America First” dell’attuale Amministrazione. In questi giorni, il rafforzamento dell’IA, la politica monetaria favorevole e l’effetto ricchezza sono stati tutti al centro dell’attenzione.

È tempo di espansione

Il messaggio arrivato dalle aziende tecnologiche statunitensi che hanno pubblicato i risultati del terzo trimestre è chiaro: la corsa agli investimenti in IA non mostra segni di rallentamento. Diverse grandi aziende del settore hanno affermato che le spese in conto capitale continueranno ad aumentare per soddisfare la crescente domanda di prodotti legati all’IA. Alcuni investitori sono rimasti un po’ spiazzati dalla consapevolezza che si spenderà sempre di più nei prossimi trimestri, anche se gli utili hanno nel complesso superato le attese. Resta però la domanda fondamentale: i profitti futuri giustificheranno gli enormi investimenti di oggi? Le reazioni diversificate delle quotazioni azionarie agli annunci sugli utili mostrano quanto il sentiment del mercato sia sensibile al bilanciamento tra investimenti e risultati attesi.

Investire per innovare in modo radicale 

I numeri legati alla spesa in conto capitale sono enormi. Le otto maggiori società dell’S&P 500 stanno investendo complessivamente l’equivalente di quasi il 10% dell’intero investimento fisso privato degli Stati Uniti (secondo i dati di contabilità nazionale). Sono consapevole che non si tratti esattamente dello stesso indicatore, ma in pratica quasi un dollaro su dieci di investimento proviene dalle Big Tech (anche se parte di queste spese avviene fuori dagli Usa). Meta ha riportato 18 miliardi di dollari di Capex nel Q3; Microsoft oltre 19 miliardi; Alphabet (Google) quasi 24 miliardi. È difficile sottovalutare l’impatto di questi investimenti sulle filiere e sull’economia nel suo complesso. Il messaggio è stato chiaro: una tale spesa è necessaria per aumentare la capacità produttiva e soddisfare la domanda crescente legata all’IA. L’euforia è addirittura aumentata con l’indiscrezione secondo cui OpenAI starebbe valutando una IPO con una valutazione di 1.000 milioni di dollari. Un bel salto per una start-up, anche se distante da Nvidia (che vale 5 mila milioni).

Bruciare cassa, emettere debito

Queste aziende hanno a disposizione molta liquidità. Secondo Bloomberg, le riserve di cassa (e equivalenti) delle prime otto società ammontavano a circa 500 miliardi di dollari alla fine del terzo trimestre 2025. Con i livelli di ricavi che generano, non sorprende che si accumuli tanta liquidità. In proporzione, il loro debito è contenuto rispetto ad asset e fatturato. Ma le cose potrebbero cambiare. Meta ha annunciato un’emissione obbligazionaria da 30 miliardi di dollari sul mercato USA, suddivisa in sei tranche con scadenze diverse. La corsa all’IA richiede sempre più investimenti – che vanno finanziati. La domanda è stata altissima: oltre 125 miliardi di dollari. Gli investitori obbligazionari vogliono la loro parte dei ricavi futuri attesi da tutti questi investimenti in conto capitale, e la vogliono sotto forma di cedole. Una riflessione: oggi, un’obbligazione Meta al 5,75% con scadenza 2065 è un investimento più interessante rispetto a un’azione che rende lo 0,3% di dividendo (anche se in crescita del 38%)?

Diventare più ricchi

Anche se le reazioni dei titoli tech agli annunci sugli utili sono state altalenanti, ottobre è stato un altro mese positivo per l’Indice, che è sulla strada per ottenere un +2% di rendimento totale. In quattro degli ultimi cinque anni, novembre ha chiuso con rendimenti superiori al 5%. La capitalizzazione dei primi 10 titoli dell’Indice è aumentata di oltre 5.000 miliardi di dollari nel 2025. Un ottimo risultato per i risparmi nei fondi pensione e nei conti di investimento degli americani. Ma i guadagni non sono equamente distribuiti, e il sentiment non è euforico. Secondo l’ente di ricerca Conference Board, l’indice di fiducia dei consumatori è calato a ottobre (a 71,5 punti, dai 91,9 punti di un anno fa). Tuttavia, per chi guadagna oltre 125.000 dollari l’anno, l’indice di fiducia ha registrato un netto aumento nel mese di ottobre, mentre è diminuito per le famiglie con un reddito inferiore a 50.000 dollari.

Una pausa su tassi e rendimenti?

Sul fronte della politica monetaria, la Fed ha rispettato le attese tagliando i tassi di 25 punti base, portandoli nella fascia 3,75%-4,0%, il livello più basso per il tasso dei Fed Funds da tre anni. Tuttavia, la mancanza di dati ufficiali accresce l’incertezza sulle prossime mosse. Ci sono state due posizioni dissenzienti al momento del voto: una per mantenere i tassi invariati, l’altra per un taglio di 50 punti base. Il presidente Powell ha detto chiaramente che un altro taglio a dicembre non è scontato – di conseguenza, i prezzi delle obbligazioni sono leggermente calati e il rendimento dei Treasury decennali è risalito al 4,1%. Sebbene il mercato stimi ancora un tasso terminale al 3% entro fine 2026, l’incertezza su questo percorso potrebbe alzare il premio a termine nella curva dei rendimenti.
Il boom dell’IA potrebbe anche comportare rischi al rialzo per i rendimenti obbligazionari. Nel lungo periodo, l’IA potrebbe ridurre l’inflazione grazie a una maggiore competitività e trasformazioni nel mercato del lavoro. Ma la significativa domanda di capitale e l’effetto a catena sull’economia potrebbero generare l’effetto opposto. I bond hanno seguito un buon percorso da maggio, ma ora potrebbe essere il momento di una fase di stabilizzazione, soprattutto vista l’assenza di ancore nei dati macro e i commenti di Powell sulla decisione sui tassi di dicembre.