Lo straordinario patrimonio culturale italiano: aspetti legislativi. Intervista al prof. Stefano Lombardi

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Anche per quest’anno accademico, alla fine di ottobre, il prof. Stefano Lombardi, avvocato cassazionista e docente universitario, ha concluso il suo ciclo di insegnamento di Legislazione Nazionale ed Internazionale dei Beni Culturali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Prima di passare alla sua intervista ricordiamo quanto recita l’articolo 9 della Costituzione italiana.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

È uno degli articoli più innovativi della Carta, non solo per il contenuto, ma per lo sguardo: parla del futuro del Paese e dell’identità collettiva, collocando cultura, ricerca e paesaggio come pilastri del progresso democratico. L’articolo 9 colloca anche la scienza nel cuore delle politiche pubbliche. Non li considera orpelli o settori accessori, ma condizioni necessarie per lo sviluppo della persona e della società.
Ed è giusto sottolineare che nessun altra Carta europea del dopoguerra dedica un articolo alla difesa del paesaggio, inteso come ambiente, memoria, equilibrio tra uomo e territorio.
Infine, una tutela attiva del patrimonio storico e artistico: ciò che definisce la nostra identità: città, monumenti, archivi, musei, ma anche tradizioni, centri storici, spazi culturali vivi.

Perfezionare il concetto di “beni culturali”

Il concetto di beni culturali in Italia si è evoluto nel tempo, passando da una visione estetico–artistica a una più ampia e complessa. Un bene culturale non è solo un oggetto bello o antico, è qualsiasi testimonianza dotata di valore storico, artistico, archeologico, etno-antropologico, archivistico o paesaggistico. Il Codice dei Beni Culturali (D.lgs. 42/2004) parla di “testimonianze aventi valore di civiltà”: una definizione che include luoghi, oggetti, paesaggi, documenti, saperi, tradizioni.

L’evoluzione più recente li interpreta come beni comuni, cioè risorse che appartengono alla collettività e devono essere gestite in modo condiviso, con equilibrio tra tutela, fruizione e sviluppo. I beni culturali non sono solo “cose da conservare”, ma infrastrutture sociali che generano partecipazione, coesione, senso di appartenenza, qualità urbana, economia sostenibile (turismo culturale, industrie creative).

Intervista a Stefano Lombardi

Prof. Lombardi, ogni anno ci stupiamo favorevolmente nel vedere quanti giovani studenti seguono con grande attenzione il suo corso. Possiamo sperare che il patrimonio culturale italiano sarà sempre tutelato nel modo migliore anche in futuro?

“Negli ultimi tempi ho notato anch’io un aumento della consapevolezza di quanto il nostro straordinario patrimonio culturale costituisca una risorsa importante e la sua valorizzazione possa essere una opportunità di rilancio per l’economia del nostro Paese. Il patrimonio culturale è infatti un motore di crescita e sviluppo, capace di attrarre turisti, creare posti di lavoro e stimolare l’innovazione”.

Possiamo parlare anche di un elemento identitario importante per i giovani italiani?

“Certamente sì! La valorizzazione del patrimonio culturale può anche contribuire a promuovere la nostra identità e a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità. Inoltre, com’è noto, può aiutare a preservare la memoria storica e a trasmettere la nostra eredità culturale alle generazioni future. Naturalmente, il percorso verso un proficuo utilizzo del patrimonio culturale è ancora lungo e complesso e non privo di difficoltà. Tuttavia, se realizzato, potrà portare benefici importanti alla nostra economia e portare benefici per tutti, e costituire un indotto importante anche (ma non solo) dal punto di vista economica”.
Quanto incide l’aspetto legislativo in questa materia?

“La Legislazione gioca in tutto questo un ruolo davvero fondamentale. La nostra Legislazione in materia poggia sostanzialmente su due perni principali : l’articolo 9 della Costituzione e il Codice dei Beni Culturali. E tra l’altro l’attenzione del Legislatore si è manifestata anche nell’aver inserito pochi anni fa i Reati contro il patrimonio culturale nel novero dei reati presupposto da cui discende la responsabilità amministrativa ex Dlgs 231 del 2001.”
Come si può agire in futuro?
“Sono convinto che la valorizzazione del patrimonio culturale non debba mai smettere di essere un obiettivo prioritario per il nostro Paese e che debba essere perseguito attraverso politiche pubbliche efficaci e una collaborazione stretta tra istituzioni, imprese e comunità locali. In particolare, credo che sia fondamentale rendere il patrimonio culturale sempre più fruibile e accessibile da parte di un pubblico più ampio. 
Inoltre, è importante promuovere la formazione e la sensibilizzazione dei professionisti del settore, per garantire la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale”.