Nuveen – Super ciclo dell’IA e piani fiscali: come preparare i portafogli al 2026
Il 2026 si preannuncia come un anno in cui gli shock strutturali s’intrecceranno a dinamiche politiche cicliche. L’era del dominio delle politiche monetarie sta cedendo il passo a un’epoca in cui le leve fiscali, le priorità delle agende politiche e le rivoluzioni in campo produttivo guidano il contesto macroeconomico. I governi stanno introducendo spese fiscali record, mentre il ruolo delle banche centrali passa in secondo piano.
Il superciclo della produttività dell’IA: l’aumento degli investimenti ridefinisce la crescita
Gli investimenti nell’intelligenza artificiale stanno passando dalla fase di hype a quella di esecuzione.
I settori legati all’intelligenza artificiale sono ora un motore fondamentale del commercio di beni, della domanda di energia e dei margini aziendali. L’ampiezza degli utili rimane limitata, ma sta gradualmente crescendo man mano che l’adozione si estende oltre i leader mega-cap. Stimiamo che i guadagni di produttività legati all’intelligenza artificiale potrebbero aumentare la crescita potenziale a medio termine di 0,3-0,5 punti percentuali, contribuendo a sostenere i profitti anche se i tassi reali rimangono più elevati più a lungo.
Implicazioni per gli investimenti: manteniamo un’esposizione selettiva alle società e ai titoli di credito legati all’ecosistema dell’intelligenza artificiale e delle infrastrutture energetiche; diversifichiamo tra le diverse aree geografiche e i beneficiari della catena di approvvigionamento; monitoriamo la concentrazione delle valutazioni mentre la diffusione continua.
Stati Uniti alla resa dei conti sulla politica fiscale: l’eccezionalismo si scontra con le difficoltà sul lato dell’offerta
Gli Stati Uniti iniziano il 2026 con un’economia che continua a essere più forte di quella dei propri omologhi, sostenuta da consumi robusti, incentivi di politica industriale e investimenti legati all’intelligenza artificiale. La politica fiscale è pronta a sostenere ulteriormente la crescita, con l’economia che probabilmente eviterà una recessione il prossimo anno. Tuttavia, la stessa generosità fiscale che alimenta la resilienza sta anche contribuendo a creare squilibri.
Nell’anno delle elezioni di metà mandato la politica si concentrerà sulla spesa piuttosto che su un consolidamento. Il dibattito si sta spostando dalla forza della crescita alla sostenibilità del debito. Sebbene i guadagni di produttività derivanti dall’intelligenza artificiale possano sostenere la crescita tendenziale, l’aritmetica fiscale sta diventando sempre più difficile da ignorare.
Implicazioni per gli investimenti: occorre cautela nel puntare sulla duration con la Fed pronta a tagliare i tassi al 3,25%; preferiamo il credito di alta qualità legato alle spese in conto capitale per infrastrutture e tecnologia; occorre prestare attenzione ai periodi di volatilità mentre i mercati si concentrano nuovamente sui timori a livello fiscale piuttosto che sulla dinamica di crescita.
Il risveglio fiscale dell’Europa: la Germania torna a trainare la crescita
Il contesto macroeconomico europeo ruota attorno al piano di investimenti pluriennale della Germania da 800 miliardi di euro (circa il 20% del PIL fino al 2029), il più grande programma fiscale dalla riunificazione.
I mercati sembrano sottovalutare la velocità di implementazione e l’effetto moltiplicatore. Gli ordini nel settore della difesa sono già in fase di esecuzione con colli di bottiglia minimi e gli investimenti nelle infrastrutture dovrebbero accelerare fino al 2026, grazie anche all’impiego ritardato dei fondi del Next Generation EU nei Paesi della periferia europea. Le ricadute fiscali si avranno in tutta l’area euro: l’Italia, in particolare, beneficerà dell’integrazione delle catene di approvvigionamento e dell’impulso alle riforme.
Queste dinamiche fiscali riposizionano l’Europa da destinataria delle politiche a motore della crescita, con la BCE che mostra un orientamento cautamente restrittivo: prevediamo un aumento dei tassi al 2,25% nella seconda metà del 2026. Ci aspettiamo che i rendimenti dei Bund graviteranno intorno al 3%, che le periferie continueranno a sovraperformare e che l’EUR/USD salirà verso 1,23 dollari entro la fine del 2026, poiché l’espansione fiscale sosterrà una crescita superiore al trend.
Implicazioni per gli investimenti: preferiamo l’esposizione ai titoli di Stato dei Paesi periferici europei rispetto a quelli dei Paesi core; manteniamo una duration corta sull’euro; ci posizioniamo per un leggero irripidimento della curva, poiché l’accelerazione delle politiche fiscali sostituisce gli stimoli monetari.
2026: dal dominio fiscale alla dispersione strutturale
In tutte le principali regioni, è ora la politica fiscale, e non quella monetaria, a definire il ciclo macroeconomico.
L’inflazione sta diminuendo, ma rimane disomogenea tra i vari paesi; le strategie fiscali divergono e i cicli politici influenzano sempre più il comportamento del mercato.
L’economia globale sta entrando in un’era di dispersione strutturale, in cui gli investitori devono destreggiarsi tra molteplici regimi politici invece di seguire un unico percorso sincronizzato.
Il 2026 metterà alla prova gli investitori che dovranno pensare in modo diverso alla politica, alla volatilità e alla disciplina fiscale.

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