UBS WM – weekly comment Matteo Ramenghi: Ieri fantascienza, oggi realtà, domani?

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM in Italia -

Spesso si tende a pensare che l’innovazione sia il risultato esclusivo di nuove scoperte scientifiche, ma in realtà fantasia e immaginazione giocano un ruolo altrettanto fondamentale. Infatti, da sempre la creatività di scrittori e registi anticipa il futuro con una precisione che spesso sorprende.

Già nel 1870, in Ventimila leghe sotto i mari, Jules Verne aveva immaginato un sottomarino capace di esplorare gli abissi. Qualche anno prima, in Dalla Terra alla Luna, aveva anticipato di un secolo la missione Apollo 11 del 1969. Oggi il settore spaziale vale più di 500 miliardi di dollari, mentre la NASA prepara nuove missioni Artemis per riportare l’uomo sulla Luna entro il 2027. Nel 1949 George Orwell, con 1984, ci metteva in guardia contro la sorveglianza di massa, oggi realtà con telecamere e sistemi di raccolta dati che alimentano un mercato da oltre 70 miliardi di dollari. Dimensioni analoghe ha raggiunto la robotica, immaginata nel 1950 da Isaac Asimov con Io, Robot, gettando anche le basi delle discussioni etiche sull’intelligenza artificiale.

Continuando questo viaggio, nel 1968 Stanley Kubrick, in 2001: Odissea nello spazio, oltre all’esplorazione spaziale mostrava computer parlanti, tablet e videochiamate: praticamente la realtà odierna delle telecomunicazioni che ormai, a livello globale, vale oltre 1700 miliardi di dollari. Nel 1982, Blade Runner raccontava una Los Angeles futuristica e decadente con androidi, pubblicità digitali e biometria. Il settore della pubblicità digitale oggi supera i 600 miliardi di dollari, mentre la biometria è una tecnologia chiave per la sicurezza.

Sempre nello stesso anno andava in onda Supercar, che ha anticipato l’auto a guida autonoma ed è stata esplicitamente citata da Elon Musk come ispirazione di Tesla. Nel 2025 oltre il 15% delle nuove auto vendute in Europa e negli Stati Uniti integra sistemi di guida assistita avanzata e il mercato dei veicoli autonomi e connessi vale più di 300 miliardi di dollari con una crescita attesa di circa il 15%. Pochi anni dopo, nel 1989, Ritorno al futuro II prevedeva occhiali smart e pagamenti digitali, oggi diffusi in tutto il mondo, con un mercato che supera i 12 mila miliardi di dollari in termini di volumi. Nel 1999, in Matrix, si immaginava una realtà virtuale immersiva, anticipando il concetto di metaverso che oltre vent’anni dopo è al centro dei piani di colossi tecnologici come Meta.

Nello stesso film si ipotizzava che abilità e conoscenze potessero essere «caricate» nel cervello umano come su un computer; oggi, la creazione di interfacce cervello-computer è diventata la missione di società come Neuralink. Questo flusso di idee da parte di letteratura e cinema non si è certo arrestato e continua a proporre nuovi scenari, talvolta inquietanti. Per esempio, in Leave the World Behind (2023) vengono mostrati cyberattacchi, microonde usate come armi, segnali GPS manipolati e sorveglianza tramite droni.

Alcuni di questi rischi, purtroppo, sono diventati realtà e il costo globale dei cyberattacchi ha superato i 10 mila miliardi di dollari tra riscatti, furti di dati, spese legali, investimenti in cybersecurity e altri costi correlati. Le ultime opere cinematografiche sono ancora più futuristiche e trattano temi come il trasferimento della coscienza umana in un ambiente digitale per raggiungere l’immortalità del pensiero, la condivisione universale dei ricordi, viaggi istantanei nello spazio e nel tempo, nanorobot capaci di navigare il corpo umano modificando emozioni e pensieri e, ancora, la produzione di energia illimitata grazie a organismi viventi. Istintivamente siamo portati a liquidare molte di queste idee come fantasie irrealizzabili, come probabilmente hanno fatto molti lettori di Dalla Terra alla Luna un secolo e mezzo fa.

Ma la capacità umana di innovare e spostare i limiti sempre più avanti è una costante nella storia. Probabilmente per questo i mercati azionari sono tipicamente proiettati nel futuro e negli ultimi trent’anni il settore tecnologico ha rappresentato oltre un terzo della performance complessiva (dati riferiti alla borsa statunitense, con solo riferimento all’information technology), con una netta accelerazione negli ultimi tempi grazie al contributo dei Magnifici sette, i principali titoli tecnologici. L’accelerazione è cominciata circa 40 anni fa con IBM, HP e Texas Instruments che all’epoca pesavano meno del 7% dell’indice americano.

Negli anni ’90 la «tech revolution» (Microsoft, Intel, Cisco, Oracle) ha iniziato a trainare l’indice, ma il peso del settore era ancora inferiore al 10%. Dopo la bolla dotcom (2000) il settore ha subito una correzione, ma dal 2009 in poi la crescita è stata fortissima grazie a smartphone, cloud, social media e intelligenza artificiale. Nel contesto di un’economia globale che vale circa 100.000 miliardi di dollari, si può ipotizzare che circa un terzo delle attività sia automatizzabile grazie all’intelligenza artificiale.

Se si assume che metà di queste attività corrisponda a lavoro umano effettivamente sostituito e che i grandi gruppi tecnologici riescano a catturare il 10% di questo valore, ne deriverebbe un’opportunità di ricavi annuali pari a circa 1.500 miliardi di dollari. Proprio queste considerazioni hanno spinto alcuni titoli al punto da sollevare dubbi su una possibile bolla. Dall’inizio dell’anno gli investimenti hanno superato i 250 miliardi di dollari (+40% rispetto al 2024), ma i benefici immediati sui ricavi sono ancora limitati. Questi investimenti devono essere ammortizzati e potrebbero pesare sui conti economici, generando volatilità su titoli che hanno già corso molto. Ma la solidità finanziaria delle principali aziende coinvolte nell’intelligenza artificiale non è in discussione, una differenza cruciale rispetto alla bolla dotcom di inizio millennio. Alla fine degli anni ’90 i leader di Internet trattavano a rapporti prezzo/utili attesi intorno a 60x, mentre i giganti attuali si collocano intorno a 35x, con bilanci più solidi e flussi di cassa più prevedibili.

In conclusione, una fase di volatilità è possibile, l’innovazione non segue percorsi lineari e ci potranno essere delusioni lungo la strada, ma la tecnologia è un motore fondamentale per la crescita dell’economia e dei portafogli.