PIMCO: Inflazione USA di giugno segna un progresso lungo l’ultimo miglio verso il target

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I responsabili delle politiche della Federal Reserve osservano attentamente i dati sull’inflazione di base alla ricerca di segnali di raffreddamento e giugno ha offerto il secondo mese consecutivo di letture sorprendentemente basse dell’indice core dei prezzi al consumo (CPI). L’aumento è stato di appena lo 0,06% a giugno, il più basso da gennaio 2021, il che significa che l’inflazione di fondo è ora al 3,3% su base annua (secondo il Bureau of Labor Statistics statunitense). Un dettaglio fondamentale è stato il calo della componente shelter, che finora è stato uno dei principali motori per un’inflazione al di sopra dell’obiettivo.

La componente shelter, insieme ai recenti dati sull’occupazione – in particolare il ritorno ai livelli pre-pandemici nel rapporto tra posti di lavoro vacanti e lavoratori disoccupati – potrebbero dare ai funzionari della Fed maggiore fiducia e potenzialmente dare il via a settembre a quella che sarà probabilmente una serie di tagli dei tassi.

Considerando i dati e le tendenze generali del CPI, non crediamo che l’andamento core dello 0,06% di giugno sia destinato a diventare il nuovo ritmo medio mensile in futuro. L’inflazione degli alloggi sembra essere calata a un ritmo più lento, ma è improbabile che categorie più volatili come i servizi turistici e i prezzi delle auto continuino a scendere così tanto, e i costi delle spedizioni potrebbero portare a un aumento dei prezzi dei beni.

Facendo un passo indietro, dal 2022 sosteniamo che l’ultimo miglio del percorso dell’inflazione statunitense verso il 2% (obiettivo della Fed) sarebbe stato il più lento. Tuttavia, un mercato del lavoro più freddo e un rallentamento dell’immigrazione che allenta la pressione inflazionistica sui mercati immobiliari dovrebbero contribuire a ridurre – o addirittura a chiudere – il divario tra l’attuale tasso di inflazione e l’obiettivo. Riteniamo che il rapporto sull’inflazione di giugno sia stato un passo importante in quest’ultimo miglio.

Dettagli sul rapporto CPI di giugno: Componente shelter in calo

La grande notizia è che l’inflazione degli alloggi è finalmente rallentata a giugno. Le variazioni mensili dei prezzi degli affitti (+0,3% a giugno contro +0,4% a maggio) e dei fitti figurativi (owners’ equivalent rents, OER) (+0,3% contro +0,4%) hanno entrambe visto una significativa moderazione.

Prima del rapporto di giugno, l’inflazione degli affitti era rimasta sorprendentemente stabile quest’anno, anche dopo aver tenuto conto dell’atteso recupero dei livelli dei prezzi a seguito della pandemia e delle differenze tra i mercati degli affitti di abitazioni singole e multifamiliari. L’aumento dell’immigrazione nella seconda metà del 2023, seguito da un netto rallentamento nel 2024, può spiegare le corrispondenti oscillazioni dei dati sull’inflazione degli alloggi, soprattutto nelle città in cui risiedono i nuovi immigrati. I dati shelter presentano un certo movimento – gli affitti nell’area di New York sono schizzati a maggio e poi si sono indeboliti un po’ più del previsto a giugno – ma nel complesso riteniamo che il rallentamento dell’immigrazione sia un segnale importante per una continua disinflazione della componente alloggi.

Anche le altre categorie di servizi sono state relativamente deboli a giugno, il che dovrebbe rafforzare la fiducia della Fed nel fatto che un mercato del lavoro più freddo stia riducendo le pressioni sull’inflazione dei servizi. I servizi di base al netto degli alloggi – un altro indicatore importante per la Fed – sono risultati in deflazione (-0,05% a giugno) per il secondo mese consecutivo, in parte a causa di un altro mese debole per i prezzi dei servizi turistici (come hotel e biglietti aerei) e della debolezza di altre categorie di servizi, tra cui istruzione, tempo libero e servizi medici. L’assicurazione autoveicoli ha fatto eccezione, aumentando dello 0,92% a giugno dopo l’inatteso calo dei prezzi di maggio.

I prezzi dei beni di base hanno continuato a scendere, guidati dai prezzi delle auto usate, che ora sono scesi del 9,5% nell’ultimo anno. Anche i prezzi dei veicoli nuovi sono scesi a giugno, anche se la deflazione rimane moderata in questa categoria. I prezzi degli altri beni di base sono stati generalmente più sostenuti. L’inflazione complessiva del CPI è scesa dello 0,1% a giugno grazie alla debolezza dei prezzi dell’energia. I prezzi dei generi alimentari sono stati un po’ più sostenuti e l’inflazione complessiva dei generi alimentari sembra aver subito una modesta accelerazione dopo le variazioni minime degli ultimi mesi.

La moderazione dell’inflazione e della crescita potrebbe contribuire all’irripidimento della curva dei rendimenti

I dati sull’inflazione di giugno hanno rafforzato la nostra opinione secondo cui i fattori macro potrebbero favorire un maggiore irripidimento della curva dei rendimenti dei Treasury statunitensi. La curva è invertita da anni, anche se di recente in misura meno radicale, ma due sviluppi potrebbero aiutare la curva a normalizzarsi. In primo luogo, la moderazione dell’inflazione e dello slancio della crescita (prevediamo un rallentamento del PIL reale nella seconda metà dell’anno) potrebbe portare a una serie di tagli dei tassi della Fed. In secondo luogo, il mercato dei titoli del Tesoro americano potrebbe potenzialmente prezzare un premio di rischio aggiuntivo associato alle crescenti probabilità di una seconda amministrazione Trump, le cui politiche potrebbero essere potenzialmente stagflazionistiche ed espandere ulteriormente il deficit.