Rapporto di Mario Draghi sulla competitività. “Sfida esistenziale per l’Ue”. Il commento dell’ISPI

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La sfida per il rilancio della competitività è urgente e ineludibile: l’unico modo per affrontarla è crescere e diventare più produttivi, preservando valori e diritti fondamentali senza i quali l’Europa “avrà perso la sua ragione d’essere”. Per diventare più produttiva però, l’Europa dovrà “cambiare radicalmente”: La produttività “è una sfida esistenziale per l’Ue”. Non possiamo più ignorarlo:  sono 170 le proposte attuabili da subito.

L’Europa e il “problema Cina”

La Cina viene ripetutamente citata nell’analisi di Draghi, il che potrebbe far presagire un cambiamento di tono nei confronti di Pechino. Negli ultimi anni il blocco ha visto la Cina come un partner nella cooperazione, un concorrente economico e un rivale sistemico. Ora anche come una “minaccia”.

Affidarsi maggiormente alla Cina potrebbe offrire un modo più rapido ed economico per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa, sottolinea il rapporto, però la concorrenza cinese sostenuta dallo Stato rappresenta una “minaccia” per l’industria automobilistica e delle tecnologie pulite del blocco.

Il commento di Antonio Villafranca, Vice Presidente per la Ricerca ISPI

“Sulla natura epocale delle sfide per l’Ue Draghi non ha dubbi: “se non agisce, l’Ue rischia di compromettere il suo benessere, l’ambiente e la sua libertà”. In altri termini, o agiamo subito o ci avviamo verso un inesorabile declino. Draghi scrive dunque il suo ‘ricettario’ per recuperare competitività e assicurare una crescita sostenibile. Molte le misure che vengono indicate ma in primis si tratta – giustamente – di spronare gli investimenti produttivi pubblici e privati. L’ostacolo per l’Europa non è però solo quello di approntare il “ricettario” (molte delle proposte di Draghi non sono né nuove né sorprendenti) quanto piuttosto quello di farlo usare dai “cuochi”, ovvero dai politici europei. Mentre riemergono i nazionalismi si vorrà davvero procedere a un nuovo debito comune, si troverà la quadra sulle politiche industriali, si riformerà il bilancio Ue togliendo ad alcuni per dare ad altri? La sfida epocale per l’Ue è prima di tutto politica e poi economica”.

La prima area di intervento individuata nel documento di Draghi da Alessia de Luca professional Journalist and expert of US politics dell’ISPI, è quella dell’innovazione. L’Europa ha perso in gran parte la rivoluzione digitale guidata da Internet e i guadagni di produttività che ha portato: l’Ue, spiega Draghi “rimane debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura”. Al contrario, le aziende europee sono specializzate in tecnologie mature in cui il potenziale per le innovazioni è limitato. “Il problema non è che all’Europa manchino idee o ambizioni” si legge nel rapporto. Ma l’innovazione è bloccata nella fase successiva: non si traduce in commercializzazione e le aziende innovative che vogliono espandersi sono ostacolate da normative incoerenti e restrittive. Per invertire questo trend, il rapporto propone una serie di soluzioni: da un piano di riforme accompagnato dall’aumento degli investimenti pubblici e privati a 800 miliardi l’anno – anche eventualmente attraverso l’emissione di debito comune –, fino agli investimenti in infrastrutture informatiche e di connettività per ridurre i costi di sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Al secondo punto, la necessità di continuare sulla via della decarbonizzazione ma abbassando il costo dell’energia. “La decarbonizzazione potrebbe rappresentare un’opportunità per l’Europa, sia per assumere la guida di nuove tecnologie pulite e soluzioni di circolarità, sia per spostare la produzione di energia verso fonti di energia pulita, sicure e a basso costo, in cui l’UE ha generose dotazioni naturali…  i capitoli ‘clima’ ed ‘energia’ devono essere affrontati insieme.”

La difesa è un capitolo a sé perché l’era della stabilità geopolitica svanisce: l’Europa si scopre particolarmente esposta e non può più contare sugli altri per la propria sicurezza. “Finora l’Ue ha fatto affidamento su una manciata di fornitori per materie prime essenziali ed è fortemente dipendente dalle importazioni di tecnologia digitale” osserva il rapporto. Inoltre, presenta un’industria della difesa molto frammentata. Il documento raccomanda quindi di aumentare i finanziamenti europei per la ricerca e di concentrarli su iniziative comuni”.

Secondo l’ISPI le proposte di Draghi – finanziare una maggiore spesa comune, integrare il mercato unico ed eliminare i veti nazionali – non sono una novità e finora hanno sempre incontrato forti resistenze da parte degli Stati Ue. Ed è difficile prevedere ora un brusco cambio di rotta, proprio mentre molti governi europei cercano di far fronte a un calo di popolarità o sono sotto pressione elettorale. Ma l’Europa non può più permettersi aspettare: in gioco sono “suo benessere, l’ambiente e la sua libertà”. Ci sono diverse strade in cui procedere. Ciò che non si può fare è accumulare altro ritardo.