La sostenibilità del welfare italiano, un motore essenziale per lo sviluppo economico del Paese
La sostenibilità del welfare italiano —
Di Roberto Carli —
Intervenendo alla presentazione del Rapporto della Fondazione per la sussidiarietà il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta (nella foto) ha sottolineato come per una riforma del welfare state italiano occorre trovare soluzioni adeguate per affrontare i rischi tipici delle società moderne – disoccupazione, malattia, disabilità – considerando le nuove forme che essi assumono ai nostri giorni.
Tra le sfide emergenti spiccano l’obsolescenza delle competenze, accelerata dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, la precarietà del lavoro nella gig economy, la fatica delle madri nel conciliare famiglia e carriera, le crescenti difficoltà quotidiane degli anziani, più numerosi e al tempo stesso più soli nelle nostre città.
Il sistema di welfare svolge un ruolo essenziale nel ridurre le diseguaglianze e contrastare la povertà, viene sottolineato. Se si considerano solo i proventi da lavoro e da proprietà, la distribuzione dei redditi tra le famiglie italiane risulta fortemente diseguale, con un indice di Gini superiore al 52 per cento. Tuttavia, l’inclusione delle pensioni e degli altri trasferimenti sociali in denaro erogati dalle Amministrazioni pubbliche riduce questo valore di circa 10 punti percentuali
Se si considera anche il valore economico delle principali prestazioni in natura – come sanità, istruzione, asili nido, edilizia popolare – l’indice di Gini che esprime le disuguaglianze sociali, si abbassa ulteriormente, di 2,5 punti percentuali. Il sistema di welfare non è non è solo uno strumento di equità sociale, ma anche un motore essenziale per lo sviluppo economico di un Paese.
In un contesto caratterizzato da informazione imperfetta e mercati finanziari incompleti, il welfare riduce l’incertezza, mettendo le persone nella condizione di poter assumere rischi, ad esempio avviando un’attività imprenditoriale innovativa. Allo stesso modo, un sistema di istruzione pubblica permette a tutti, indipendentemente dalle disponibilità economiche, di sviluppare e mettere a frutto il proprio talento.
Più in generale, quando garantisce la parità nelle “opportunità di partenza”, il sistema di welfare valorizza il capitale umano della società, contribuendo così ad aumentare il potenziale di crescita dell’economia .
D’altro canto, il welfare state ha dei costi. A livello microeconomico, può distorcere gli incentivi al lavoro e al risparmio sia direttamente, attraverso le regole che determinano i benefici, sia indirettamente, tramite la tassazione necessaria a finanziarlo. Sul piano macroeconomico, la generosità del welfare deve necessariamente essere bilanciata con la sostenibilità dei conti pubblici. Questi due aspetti sono strettamente collegati: regole mal concepite possono disincentivare il lavoro e il risparmio, con effetti negativi sulla crescita economica – a sua volta fondamentale per garantire la sostenibilità del debito pubblico .
In Italia, la spesa pubblica per le pensioni ammonta a circa il 16 per cento del PIL, uno dei livelli più alti nell’area dell’euro. Al contrario, le risorse destinate a sanità e istruzione, pari rispettivamente al 7 e al 4 per cento del prodotto, sono inferiori alla media europea .
Le risorse di bilancio per colmare le lacune del nostro sistema di protezione sociale sono limitate, in un contesto in cui gli effetti della globalizzazione probabilmente richiederebbero un maggiore impegno perequativo . Il debito pubblico è pari al 135 per cento del PIL, e la spesa pensionistica è destinata ad aumentare nel medio periodo a causa delle sfavorevoli dinamiche demografiche .
A ciò si aggiunge la necessità di destinare più risorse rispetto al passato a difesa, transizione verde e digitale. Le scelte sulla ricomposizione della spesa pubblica tra i diversi obiettivi sono di natura politica, in quanto riflettono valori e orientamenti culturali e non possono essere effettuate esclusivamente su base tecnica. Il Rapporto, in modo opportuno, si concentra sulle modalità per modernizzare la governance del welfare italiano, con particolare attenzione al livello territoriale. Le riforme in questo ambito non comportano necessariamente un aumento della spesa pubblica; al contrario, possono migliorare l’efficienza del sistema, generare risparmi significativi e, allo stesso tempo, garantire qualità e accessibilità dei servizi per i cittadini.
Il principio essenziale è che rilanciare la crescita e generare maggiori redditi attraverso un uso più produttivo del lavoro e del capitale è la condizione imprescindibile per preservare il nostro modello di welfare e promuovere il progresso civile. Solo crescendo potremo garantire risorse adeguate a pensioni, sanità, istruzione e assistenza sociale. Nel settore sanitario, ad esempio, questo significa sostenere l’innovazione tecnologica, migliorare l’accesso alle cure, ridurre le liste d’attesa e potenziare i servizi essenziali. Un’economia forte e produttiva è il fondamento di un welfare equo ed efficace, capace di rispondere alle esigenze delle generazioni di oggi e di creare opportunità per quelle di domani.

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Mente e denaro
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