Schroders – Azionario globale: i trend passano, l’approccio attivo resta

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Gli esperti di Schroders che si occupano di selezione titoli monitorano costantemente la geopolitica. Alcuni ne sfruttano la volatilità associata per generare extra rendimenti. Altri si concentrano sulle implicazioni in termini di diversificazione del rischio. In generale, tutti tengono in considerazione quali delle cattive o delle buone notizie sono probabilmente già scontate dai mercati e ci ricordano che determinati scenari geopolitici o economici spesso non sono direttamente correlati alle opportunità azionarie.

I trend a un certo punto si esauriscono

La geopolitica è incredibilmente difficile da prevedere, motivo per cui ci concentriamo sugli elementi che possiamo controllare e conoscere.

Il nostro approccio è da sempre quello di cercare a livello globale le aziende con le migliori prospettive di crescita e di concentrarci sui fondamentali, perché questo è ciò che possiamo valutare, ed è ciò che continueremo a fare nel contesto turbolento di oggi.

Una delle cose interessanti di questo lavoro sono gli aspetti comportamentali. Le persone tendono a guardare al passato e a presumere che la storia si ripeta. Tendono a estrapolare e non necessariamente a guardare al futuro. Tuttavia, le cose cambiano, a volte in modo del tutto inaspettato.

Guardando al quadro generale, in termini di investimenti, gli Stati Uniti sono stati dominanti negli ultimi cento anni. Faro di relativa stabilità, il mercato azionario statunitense è stato straordinariamente remunerativo per gli investitori. Sebbene una serie di fattori, non ultimo l’alto tasso di innovazione, continuino a favorire gli Stati Uniti, è improbabile che questo dominio persista a tempo indeterminato. In effetti, l’attuale eccezionalismo degli Stati Uniti potrebbe portare a conseguenze involontarie, come l’ascesa della Cina come nuovo leader globale.

Guardando al breve termine, è interessante notare che quest’anno i mercati azionari europei hanno già sovraperformato in modo sostanziale quelli statunitensi, sulla base dell’idea che forse le aspettative sono diventate troppo negative.

La situazione è simile in Cina, dove partiamo da una base molto bassa. Il contesto politico è ancora decisamente incerto, ma in realtà ci sono segnali di vita, che ora stanno iniziando a farsi sentire.

Altrove, l’India è stata un caso di successo per lungo tempo, fino alla metà dello scorso anno. Le valutazioni erano estremamente elevate, le aspettative alte e gli investitori hanno iniziato a pensare che forse fosse necessaria una pausa. I fondamentali per l’India rimangono ottimi, è solo che il prezzo che si paga è molto elevato. Pertanto, è già in atto una correzione o adeguamento del mercato, che probabilmente continuerà. In Cina, invece, è vero il contrario.

In generale bisogna separare la geopolitica e l’economia dallo stock picking e le valutazioni sui mercati: spesso gli investitori semplicemente dimenticano che non c’è una correlazione diretta tra la crescita del PIL di un Paese, che può anche sembrare attraente, e la crescita del suo mercato azionario.

Turbolenze, volatilità: l’importanza di investire attivamente e sul lungo periodo

Quest’anno abbiamo assistito a elementi di maggiore volatilità, e siamo solo all’inizio del 2025. L’unica certezza è che l’incertezza è destinata a persistere, di conseguenza la gestione del rischio sarà fondamentale.

Negli ultimi due anni i mercati sono stati guidati dai trend, più facili da gestire senza che la volatilità dominasse. Quest’anno sarà l’opposto di quanto abbiamo visto negli ultimi due. Ci saranno turbolenze e la volatilità presenterà opportunità che spetterà ai gestori attivi cogliere.

È necessario adottare una visione a lungo termine ed essere pronti a guardare oltre la volatilità di breve periodo. Se si investe nell’azionario, non si investe per domani, ma su un orizzonte di 5, 10, 15 anni.

Il costo è certamente un fattore importante e investire in prodotti con commissioni basse, come i fondi passivi, è sicuramente utile. Ma anche scegliere gestori che si impegnano a investire attivamente, per aggiungere valore rispetto ai benchmark passivi, può essere incredibilmente gratificante nel tempo. Anche un tasso di crescita composta dell’1% o 2% su un benchmark può davvero fare un’enorme differenza nel tempo.