Luca Bacini analizza la rivoluzione di Google: AI Overview, zero-click e crisi della SEO
Luca Bacini analizza la rivoluzione di Google —
Nel 2024, oltre il 62% delle ricerche effettuate su Google in Europa si è concluso senza che l’utente cliccasse su alcun risultato esterno. Negli Stati Uniti la percentuale è leggermente più bassa, ma comunque significativa e pari al 58,5%. È la fotografia di una trasformazione profonda nel modo in cui accediamo alle informazioni online. L’utente trova sempre più spesso risposte direttamente nella pagina dei risultati. Non visita più i siti: li legge attraverso Google.
È qui che entra in gioco la novità degli AI Overview, i blocchi generati dall’intelligenza artificiale e mostrati in cima ai risultati. Google interpreta la domanda, consulta fonti che ritiene attendibili e sintetizza una risposta. Non si parla più di ricerca, ma di risposta. E chi produce contenuti online si ritrova escluso dal flusso. Il contenuto è letto, ma la fonte non viene visitata.
“I motori di ricerca stanno diventando motori di risposta. Questo significa dover ripensare completamente il concetto di visibilità digitale”, afferma Luca Bacini, consulente e docente specializzato in strategie digitali.
Nel primo trimestre del 2025, Alphabet ha registrato 61,7 miliardi di dollari in ricavi pubblicitari (+13% rispetto al 2024). Più tempo l’utente resta su Google, più spazi venduti e più incassi per la pubblicità. Il sistema è perfettamente circolare: la piattaforma possiede i dati, gestisce la visibilità e incassa sul tempo speso dagli utenti.
Contemporaneamente, quasi la metà delle ricerche è di tipo branded, legata cioè a marchi specifici. Google rafforza chi ha già un’identità forte. Chi lavora su contenuti generici, confidando solo nel posizionamento organico, è sempre più invisibile.
La SEO classica mostra la corda. Il traffico da Google non è più garantito. E allora serve altro. Serve una presenza digitale distribuita, che includa newsletter, ambienti proprietari, social media. Serve una scrittura pensata per essere compresa anche dalle intelligenze artificiali, chiara, strutturata, coerente. I contenuti devono essere leggibili sia per l’utente umano, sia per gli LLM i Large Language Models.
Oggi, essere citati negli AI Overview sta diventando un obiettivo strategico. Significa essere riconosciuti come fonte, essere visibili dentro la sintesi. E allora formattazione, attendibilità e rigore editoriale diventano strumenti necessari alla sopravvivenza.
“Costruire contenuti che possano dialogare con l’AI non è solo una questione tecnica. È un passaggio culturale, che richiede metodo e una nuova visione editoriale”, sottolinea Bacini.
Chi lavora nel digitale non può più limitarsi a inseguire le piattaforme. Deve capirle, anticiparle, adattarsi. L’informazione viene mediata e riscritta da sistemi generativi e per restare rilevanti servono consapevolezza, aggiornamento continuo e capacità di leggere il cambiamento.
Nulla è perduto. Ma tutto è cambiato. Chi sa leggere la trasformazione, può ancora costruire valore.

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