Occupazione culturale e disuguaglianze di genere: la media UE è ormai prossima alla parità, ma in Italia siamo indietro

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Occupazione culturale e disuguaglianze di genere in Italia 

In Italia, il settore culturale continua a riflettere profonde disuguaglianze di genere. Secondo Eurostat, nel 2024 il gap tra uomini e donne impiegati nella cultura si attesta attorno ai 10 punti percentuali, uno dei dati peggiori in Europa. A fronte di una media UE ormai prossima alla parità (50,4% uomini, 49,6% donne), il nostro Paese mostra segnali di stagnazione. La disparità non è solo quantitativa: le donne restano sottorappresentate nei ruoli di leadership e nelle carriere più remunerative.

Questa condizione rappresenta un ostacolo non solo per l’uguaglianza, ma per lo sviluppo stesso del settore. L’assenza di diversità nei vertici culturali limita le potenzialità espressive e creative, impoverendo il panorama italiano. È dunque urgente tradurre la consapevolezza del problema in politiche efficaci, capaci di promuovere un cambiamento strutturale.

Il confronto europeo

Nel decennio passato, l’Unione Europea ha compiuto importanti progressi sul fronte dell’uguaglianza culturale. Dal 2015 al 2024, il gap medio è passato dal 6,4% allo 0,8%. In ben 16 Paesi membri la presenza femminile nel settore culturale supera quella maschile: spiccano la Lettonia (+32,6%) e l’Estonia (+24,2%). L’Italia, al contrario, resta indietro, con il 44% di donne occupate nel settore, spesso relegate a ruoli precari e a bassa retribuzione.

Retribuzioni e precarietà

Le disuguaglianze si riflettono anche nei salari. Il rapporto SES 2022 indica che il 16,1% delle donne nel settore culturale percepisce un salario basso (inferiore a due terzi della media nazionale), contro l’11,2% degli uomini. Le donne sono più esposte a contratti part-time, incarichi temporanei e lavoro freelance, con minori tutele e scarse possibilità di carriera. La presenza maschile ai vertici resta dominante.

Politiche e strumenti per il cambiamento

Negli ultimi anni, si sono moltiplicate le iniziative per promuovere l’inclusione femminile nella cultura, ma i risultati restano modesti. Servono strategie più incisive: incentivi per progetti culturali al femminile, programmi di mentoring, criteri di assunzione paritari e una maggiore flessibilità lavorativa. Cruciale sarà anche introdurre percorsi formativi specifici e campagne di sensibilizzazione sul valore della diversità nei luoghi culturali.

Guardare avanti: formazione, leadership e monitoraggio

Per colmare il gap, l’Italia deve puntare su un approccio integrato: rafforzare la formazione delle donne, promuovere la loro partecipazione ai processi decisionali e monitorare costantemente i risultati. La creazione di indicatori per misurare i progressi in termini di parità e equità salariale è essenziale. Solo con un impegno coordinato tra istituzioni pubbliche, settore privato e società civile sarà possibile costruire un panorama culturale più equo e rappresentativo.