Workday. Lavoro, Intelligenza Artificiale e nuovi modelli organizzativi: verso una cultura del talento e della sostenibilità

Annachiara De Rubeis -

Workday: verso una cultura del talento e della sostenibilità

di Annachiara De Rubeis 

L’intelligenza artificiale ha introdotto una novità sostanziale nella gestione delle risorse umane: ha trasformato i processi HR da strumenti di amministrazione a sistemi intelligenti e predittivi, capaci di leggere i bisogni, riconoscere le competenze e costruire traiettorie di crescita.
Non più solo organigrammi e valutazioni annuali, ma piattaforme che evolvono con le persone, che imparano dai dati e restituiscono valore umano e organizzativo.

Al centro di questa trasformazione non c’è la tecnologia in sé, ma il modo in cui viene usata: per liberare tempo, migliorare le decisioni, creare connessioni. Luba Manolova, Director AI at Work Western Europe di Microsoft, lo descrive così: “Si tratta di una vera e propria rivoluzione che sta trasformando il modo di lavorare delle persone, dei team, dell’organizzazione di qualsiasi settore e dimensione. L’AI potenzia l’ingegno umano: semplifica concetti complessi, genera bozze di qualità su cui far brillare l’intelligenza delle persone per fornire un risultato eccellente, supporta l’analisi dei dati e ci libera dalle attività quotidiane più frustranti e ripetitive”.

In questa visione, la produttività si misura anche in benessere. E il benessere nasce da ambienti in cui le persone sono messe nelle condizioni di crescere. Per farlo servono strumenti, ma anche alleanze.

Torneremo su questo argomento in un prossimo articolo, nel quale un’intervista approfondita del nostro direttore Paolo Brambilla a Luba Manolova ci permetterà di meglio comprendere i servizi rivolti alle aziende e i successi che già il mondo della comunicazione è riuscito a realizzare con queste nuove metodologie di lavoro..

Il talento come sistema dinamico

Con Workday, questa evoluzione si concretizza in una piattaforma che accompagna le organizzazioni nel passaggio verso un nuovo modello di gestione del talento.

Andrea Cissello, Regional Sales Director di Workday, parla di un cambiamento di prospettiva: Puntiamo sul capitale umano: con la nostra piattaforma gestionale cloud per HR, copriamo l’intero ciclo “Hire to Retire” – dall’ingresso all’uscita dei dipendenti – offrendo un’unica applicazione che permette ai direttori delle risorse umane delle grandi aziende di progettare e gestire programmi di valutazione, liberando tempo per sviluppare davvero il talento”.

Le aziende, così, possono anticipare bisogni formativi, ridurre i rischi legati al turnover e favorire una crescita coerente con obiettivi e competenze.  Il talento diventa qualcosa che si coltiva, si accompagna, si orienta. L’intelligenza artificiale rende questo percorso tracciabile, misurabile, e soprattutto personalizzabile.

Parallelamente, cambiano anche le strutture organizzative. Il futuro non è più fatto di ruoli fissi, ma di competenze fluide. Di apprendimento continuo. Di organizzazioni capaci di adattarsi, di riorganizzarsi, di ascoltare.

Il caso SACE: quando la trasformazione è già in atto

SACE ha scelto di adottare un modello skill-based, in cui le competenze diventano la vera unità di misura del valore interno. Un cambiamento profondo, culturale prima che tecnologico.

Serve un approccio strategico che identifichi, con anticipo, i ruoli destinati a diventare obsoleti e quelli emergenti, definendo le skill necessarie e accompagnando le persone in un percorso strutturato di transizione verso le nuove funzioni in cui tecnologia e talento umano collaborano. Il vero superpotere di Workday sono i dati: oggi disponiamo di insight su engagement, performance, produttività, benessere e competenze che prima non esistevano. Quando mettiamo questi dati al centro delle decisioni – sviluppo, mobilità interna, percorsi di carriera – smettiamo di gestire le persone “a intuito” e diventiamo People leader più efficaci. Ogni dipendente diventa un portafoglio dinamico di skill, costruite dentro e fuori l’azienda; allineare quel portafoglio alle competenze richieste dall’organizzazione consente a ciascuno di creare valore in modo unico e di liberarsi dalla prigione dei ruoli statici”, spiega Gianfranco Chimirri, Chief People, Culture & Agile Organization Officer.

In questo percorso, strumenti come quelli di Workday diventano alleati preziosi. Non solo perché tracciano dati, ma perché aiutano a leggerli, a interpretarli, a trasformarli in decisioni.
È così che la tecnologia può diventare cultura: quando sostiene la complessità umana, senza semplificarla.

Un futuro più umano, nonostante (e grazie a) l’intelligenza artificiale

In un’epoca in cui il lavoro cambia forma, l’intelligenza artificiale può aiutare a costruire organizzazioni più inclusive, più adattive, più capaci di valorizzare ogni singolo contributo.
Non è la tecnologia a fare la differenza, ma la visione che la guida. E la capacità, tutta umana, di usarla per generare connessioni, fiducia, trasformazione.

Perché il futuro del lavoro, in fondo, parla ancora di persone.