Commento GAM – l’elevata volatilità dei mercati persisterà, creando opportunità interessanti per i gestori attivi nei mercati emergenti

Philip Meier, responsabile debito EM e vice CIO di Gramercy, gestore delegato del GAM Local Emerging Bond strategy di GAM -

Nel mese di giugno, i mercati hanno affrontato un mix volatile di shock geopolitici, dati macroeconomici in evoluzione e politiche delle banche centrali globali in fase di cambiamento. Nel complesso, i mercati hanno tenuto molto bene, dimostrando resilienza in un contesto turbolento caratterizzato da shock geopolitici, dati statunitensi in calo e segnali contrastanti dalla politica globale.

In questo contesto, le obbligazioni in valuta locale, misurate dall’indice JP Morgan Government Bond Index Emerging Market (GBI-EM) Global Diversified Composite, hanno chiuso il mese con un rialzo del +2,79%. Nel frattempo, le obbligazioni governative dei mercati emergenti (EM) in valuta forte, rappresentate dall’indice JP Morgan EMBI Global Diversified, sono aumentate del +2,41%.

A livello nazionale, tra i paesi che hanno registrato le migliori performance figurano il Brasile e la Turchia, poiché gli investitori hanno continuato a scontare il premio di rischio aggiuntivo incorporato nelle curve locali. Nel caso del Brasile, i segnali della banca centrale che indicano che siamo alla fine o molto vicini alla fine del ciclo di aumento dei tassi hanno sostenuto le obbligazioni, mentre il real brasiliano continua a beneficiare di fondamentali solidi e di un contesto caratterizzato dalla debolezza del dollaro statunitense. Nel caso della Turchia, i timori relativi al rischio politico interno, che si sono intensificati improvvisamente a marzo con l’arresto per corruzione del sindaco di Istanbul, esponente dell’opposizione, hanno continuato ad attenuarsi grazie al perdurare della tendenza al ribasso dell’inflazione e l’indice TRY ha registrato un deprezzamento controllato. In un mese positivo per il debito locale, l’India ha registrato la performance peggiore, poiché il forte aumento del prezzo del petrolio a seguito del conflitto aereo tra Israele e Iran a metà giugno ha influito negativamente sul sentiment nei confronti di uno dei maggiori importatori netti di energia a livello globale.

Prospettive

Da un punto di vista top-down, stiamo affrontando due forze macroeconomiche contrapposte che potrebbero influenzare in modo significativo la performance del debito locale dei mercati emergenti.

Da un lato, il declino dell’eccezionalità degli Stati Uniti, evidente nell’indebolimento dei dati macroeconomici e nelle crescenti preoccupazioni fiscali, ha sostenuto una riduzione tattica dell’esposizione al dollaro statunitense e sollevato interrogativi sullo status di “bene rifugio” di lungo corso degli asset statunitensi. Dall’altro lato, una potenziale recessione negli Stati Uniti comporta rischi significativi di contagio per il resto del mondo, dove la sensibilità alla crescita, o beta, rispetto al ciclo statunitense rimane elevata. Ciò potrebbe limitare l’entità del ribasso del dollaro USA, soprattutto in assenza di alternative sufficientemente profonde e liquide in altri mercati. Pertanto, continuiamo a valutare le probabilità relative di una recessione disinflazionistica rispetto a un regime di stagflazione, entrambe con implicazioni molto diverse per gli asset in valuta locale dei mercati emergenti e che richiedono un approccio agile al posizionamento.

In questo contesto macroeconomico incerto, la nostra convinzione più forte è che l’elevata volatilità dei mercati persisterà, creando opportunità interessanti per i gestori attivi nei mercati emergenti che potranno trarre vantaggio dalle temporanee turbolenze. Per quanto riguarda i tassi e le valute dei mercati emergenti, continuiamo a privilegiare le esposizioni con significativi margini di sicurezza sui tassi reali, fondamentali esterni solidi, quadri politici credibili e traiettorie inflazionistiche in miglioramento. Con il rallentamento della crescita globale e il persistere di un elevato livello di incertezza, prevediamo un ulteriore indebolimento dell’inflazione in gran parte dei mercati emergenti, che dovrebbe consentire alle banche centrali di allentare la politica monetaria in modo controllato, con effetti positivi sui mercati obbligazionari locali. Sul fronte valutario, riteniamo che la tendenza all’indebolimento del dollaro USA possa protrarsi nella seconda metà dell’anno, a vantaggio in particolare delle valute dei mercati emergenti sostenute da solide riserve e rendimenti reali interessanti.