Dazi del 39% per gli orologi svizzeri sul mercato americano: impatto globale per un’industria di lusso
Tariffa del 39% sugli orologi svizzeri
L’introduzione di una tariffa del 39% sui prodotti svizzeri ha scosso il mercato internazionale degli orologi di lusso. L’imposizione, pensata da Trump per tutelare la produzione nazionale, si traduce in una sfida per i produttori elvetici, che si trovano a rivedere margini, strategie di distribuzione e posizionamento globale. Brand iconici come Rolex, Omega e Tag Heuer rischiano una flessione nelle vendite e un possibile calo della domanda, soprattutto in mercati dove il prezzo finale diventa un elemento cruciale.

I rivenditori si trovano di fronte a un dilemma: assorbire parte dell’imposta o riversarla interamente sul consumatore? In entrambi i casi, la competitività dei marchi svizzeri è a rischio, specie rispetto ai concorrenti giapponesi, tedeschi o cinesi. Allo stesso tempo, i consumatori, sempre più attenti al rapporto qualità-prezzo, potrebbero orientarsi verso marchi alternativi, meno colpiti dalle nuove tariffe.
La risposta dell’industria elvetica
I grandi produttori reagiscono con cautela. Alcuni stanno rivalutando la filiera produttiva e distributiva, ipotizzando delocalizzazioni parziali o partnership strategiche per aggirare i nuovi dazi. I piccoli marchi, invece, sono i più esposti: privi della forza contrattuale delle maison storiche, potrebbero faticare a mantenere margini sostenibili.
Al contempo, le fiere internazionali di settore come Watches and Wonders o Baselworld assumono un ruolo chiave: sono vetrine strategiche dove ribadire il valore del “Swiss Made” e rafforzare il legame con nuovi acquirenti, in particolare nei mercati emergenti.
Il mercato del pre-owned e l’effetto domino
Un’altra area d’impatto è il mercato degli orologi usati, soprattutto dei Rolex pre-owned, notoriamente apprezzati per la loro tenuta di valore. Con la tariffa al 39%, i rivenditori potrebbero aumentare i prezzi per compensare l’onere fiscale, disincentivando i nuovi acquisti. Questo potrebbe indebolire l’attrattiva dell’usato come investimento accessibile, con conseguenze anche per i piccoli collezionisti e per il mercato secondario nel suo complesso.
Secondo WatchPro, l’incertezza fiscale potrebbe generare nuove strategie di tracciabilità e autenticazione, valorizzando trasparenza e provenienza come strumenti competitivi. Inoltre, l’adozione di tecnologie blockchain nella certificazione degli orologi potrebbe accelerare.
I consumatori e le nuove scelte
Con i prezzi in salita, molti appassionati iniziano a valutare alternative di qualità fuori dal circuito svizzero. Marchi come Seiko, Citizen o Nomos Glashütte propongono modelli artigianali e tecnologicamente avanzati a prezzi contenuti. Alcuni produttori indipendenti europei, spesso specializzati in piccole tirature, stanno guadagnando terreno e offrono valore senza subire i dazi applicati al “Made in Switzerland”.
In parallelo cresce l’attenzione verso l’orologeria sostenibile. Materiali riciclati, produzione etica e supply chain trasparente diventano leve strategiche per attrarre il pubblico più giovane. La nuova generazione di acquirenti – Millennials e Gen Z – chiede più di un brand iconico: cerca senso, sostenibilità e innovazione.
Prospettive future per il settore
Nonostante tutto, l’industria svizzera dell’orologeria può trovare in questa crisi un’occasione per evolversi. Diversificare l’offerta, investire in nuove tecnologie e rafforzare la comunicazione digitale sono le sfide immediate. Come osserva la Federazione dell’Industria Orologiera Svizzera (FH), una strategia di apertura verso nuovi mercati come Medio Oriente, Asia e Sud America, può bilanciare le perdite subite nei mercati tradizionali più colpiti dai dazi.
Infine, il prestigio del marchio svizzero resta un asset importante. Se ben supportato da storytelling coerente e da politiche di pricing flessibili, il “Made in Switzerland” continuerà a rappresentare un simbolo di eccellenza. Ma in un mercato globale sempre più fluido, il lusso da solo non basta: sarà l’adattabilità a decretare chi manterrà le proprie posizioni.

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