Finanza sostenibile: tra stanchezza narrativa, greenhushing e nuove regole, il 2025 si presenta come anno di svolta

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Finanza sostenibile: il 2025 come anno di svolta 

Ondate di calore record, investitori più esigenti e normative frammentate: l’ESG entra in una fase di transizione tra consolidamento e greenhushing.
Per greenhushing si intende la scelta deliberata di non comunicare o comunicare il meno possibile le proprie iniziative e strategie di sostenibilità, anche quando queste sono reali e rilevanti. L’obiettivo non è nascondere pratiche scorrette (come nel greenwashing), ma ridurre l’esposizione pubblica per evitare critiche o attacchi politici e mediatici, controlli più stringenti da parte delle autorità, accuse di incoerenza o di non essere “abbastanza sostenibili”.

È un fenomeno in crescita soprattutto nel settore finanziario ESG, dove la pressione normativa e il rischio reputazionale sono alti. In pratica, molte realtà scelgono il silenzio strategico per non attirare attenzioni indesiderate, anche a costo di perdere opportunità di marketing o reputazione positiva.

I rischi climatici sono realtà tangibili

Mentre il Sud Europa affronta ondate di calore senza precedenti, dalle vigne bruciate in Francia ai bacini idrici prosciugati in Spagna, i rischi climatici non sono più scenari futuri, ma realtà tangibili. È in questo contesto che, secondo l’analisi di Neill Blanks, Managing Director di MainStreet Partners pubblicata da ESG News, la finanza sostenibile sta vivendo una fase di transizione delicata: crescono le critiche sulle performance dei fondi ESG e sulla loro politicizzazione, mentre molti operatori scelgono il greenhushing – il silenzio strategico – per ridurre l’esposizione al rischio reputazionale.

Questa tendenza, sottolinea Blanks, è il riflesso delle difficoltà delle società globali nel muoversi tra normative disallineate tra UE, Regno Unito e USA, ma rischia di ridurre la trasparenza verso gli investitori proprio quando la domanda di informazioni chiare è in crescita.

Normative divergenti e complessità globale

Il quadro regolatorio resta frammentato. Negli Stati Uniti la retorica anti-ESG è tornata centrale, aggravata dalla decisione, per la seconda volta, di uscire dall’Accordo di Parigi. In Europa, il Pacchetto Omnibus propone di alleggerire gli obblighi di rendicontazione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), con il rischio di aumentare la dispersione dei dati e ridurre la comparabilità.

Nonostante ciò, le regole sui singoli prodotti si fanno più stringenti. Dal 21 maggio 2025, le nuove linee guida ESMA impongono che almeno l’80% degli asset di un fondo con termini ESG nel nome promuova effettivamente caratteristiche ESG, con soglie più severe per chi include riferimenti diretti alla sostenibilità. I fondi già esistenti al 21 novembre 2024 hanno avuto sei mesi di tempo per adeguarsi, cioè fino al 21 maggio 2025, i nuovi fondi, invece, sono soggetti alle regole sin dal loro lancio, vale a dire dal novembre 2024.

Regno Unito e UE: due strade che si avvicinano

Il Regno Unito, con il nuovo regime SDR (Sustainability Disclosure Requirements), ha introdotto etichette chiare e comprensibili per i fondi – come “Sustainability Focus” o “Sustainability Improvers” – più intuitive rispetto alla classificazione europea SFDR (Art. 6/8/9).

La Piattaforma UE sulla finanza sostenibile propone ora un modello simile, suddividendo i fondi in tre categorie: “Sustainable”, “Transition” ed “ESG Collection”. Obiettivo: facilitare l’analisi comparativa e ridurre i margini per il greenwashing.

GSS bond: crescita in un mercato più selettivo

Nonostante l’incertezza, il mercato delle obbligazioni Green, Social e Sustainability-linked (GSS) dovrebbe superare nuovamente i 1.000 miliardi di dollari entro il 2025. La crescita potrebbe essere trainata dal rifinanziamento del debito in scadenza e dagli EU Green Bond Standards, che si applicano anche ai GSS bond con requisiti di allineamento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Se da un lato questo restringe l’universo investibile, dall’altro eleva gli standard e rafforza la credibilità del segmento.

Il 2025 come anno di svolta

Per Blanks, il 2024 è stato l’anno della gestione delle criticità; il 2025 dovrà essere quello del consolidamento, con tre priorità: Chiarezza – ridurre ambiguità e terminologia vaga; Rigore – applicare criteri misurabili e comparabili; Impatto – dimostrare risultati concreti su clima, biodiversità e inclusione sociale.

In un contesto di rischi climatici crescenti e fiducia degli investitori in bilico, la finanza sostenibile non potrà più affidarsi solo alla visibilità mediatica: dovrà dimostrare, con dati e risultati, di essere all’altezza delle promesse fatte.