Netanyahu invade la striscia di Gaza: follia o lucidità? Come commentano oggi i principali quotidiani mondiali e quelli israeliani
Netanyahu invade la striscia di Gaza: follia o lucidità?
I principali quotidiani mondiali e israeliani stanno reagendo oggi ai progetti di Netanyahu di invadere e occupare interamente la Striscia di Gaza e molti si chiedono se sia follia o lucidità strategica.

Foto storica del 1967. Guerra dei sei giorni. Israeli soldiers with captured egyptian tank
Credit copyright Guido Alberto Rossi
Quadro generale: ci si prepara all’occupazione totale
Benjamin Netanyahu ha convocato il suo gabinetto di sicurezza per approvare un piano di occupazione totale della Striscia di Gaza, inclusa la zona dove sono detenuti gli ostaggi, con l’obiettivo di eliminare Hamas e liberare i prigionieri. La proposta ha generato divisioni all’interno dello Stato Maggiore israeliano: il capo militare Eyal Zamir ha espresso forti riserve, avvertendo che l’offensiva su vasta scala potrebbe mettere a rischio la vita degli ostaggi.
Quotidiani internazionali: allarme globale e accuse
Financial Times
Un editoriale del 1° agosto denuncia la “complicità occidentale” con le devastazioni in corso a Gaza. Accusa l’Occidente di sostenere politicamente ed economicamente Israele nonostante un massiccio numero di vittime civili, molte delle quali bambini, definendo la strategia del governo Netanyahu un modo per consolidare il potere interno mettendo la pace in secondo piano.
The Guardian / Washington Post
In primo piano, un commentatore Usa ammette di provare disillusione verso le politiche di Netanyahu, sostenendo che le azioni militari sono disumane e illegali, pur riconoscendo le responsabilità di Hamas. Invita gli Stati Uniti a distinguere tra governo israeliano e popolo israeliano, mantenendo ma criticando l’alleanza.
The Times / The Australian
Titoli recentissimi definiscono la potenziale occupazione totale come il “più grande azzardo politico” di Netanyahu finora. Emerge il timore che la mossa, soprattutto se combinata con un conflitto prolungato e un alto numero di vittime civili, possa isolare diplomaticamente Israele anche tra alleati tradizionali.
Reuters / AP
Riportano le condizioni sul campo: oltre 61.000 morti, crisi umanitaria estrema, famiglie di ostaggi sempre più preoccupate, e critiche da ex leader dei servizi di sicurezza e del Mossad, che chiamano le strategie di Netanyahu irrealistiche.
Quotidiani israeliani: divisioni e tensioni interne
Sebbene una parte dell’opinione pubblica e dei media israeliani esprima sostegno a un’azione decisa contro Hamas, i vertici militari e di sicurezza esprimono resistenze crescenti. Numerosi ex capi dello Shin Bet, Mossad e IDF giudicano il piano pericoloso e politicamente controproducente. Ne emerge uno scenario di forte spaccatura tra leadership politica e militare: i sostenitori dell’occupazione totale si scontrano con chi teme conseguenze irreversibili sugli ostaggi e sull’identità stessa di Israele.
Lucidità o follia?
Lucidità strategica: da una parte, Netanyahu insiste che la conquista di Gaza sia necessaria per eliminare Hamas, recuperare gli ostaggi e ristabilire la sicurezza di Israele.
Follia tattica e morale: molti giornali internazionali e analisti interni ritengono che la scelta rischi di essere un errore geopolitico grave, con elevati costi umani, aumento dell’isolamento diplomatico e conseguenze pratiche imprevedibili.
Fatti chiave a oggi
Convocazione del gabinetto sicurezza, decisione sul tavolo: occupazione totale della Striscia.
Pressioni interne: opposizione di ex capi dei servizi e del ramo militare.
Crisi umanitaria senza precedenti: oltre 61.000 vittime palestinesi, predominanza di civili
Critiche globali: gran parte dell’Europa e organizzazioni internazionali condannano la strategia come disumana e illegale.
Frattura politica interna: linee di comando tentennano, opinione pubblica israeliana divisa-
I giudizi sui prossimi passi di Netanyahu sono netti e polarizzati: da una parte, c’è chi legge nella sua mossa un atto deciso, seppur rischioso, per la sicurezza nazionale; dall’altra, numerosi leader militari, analisti e media internazionali descrivono la strategia come una mossa potenzialmente suicida, capace di logorare la stessa legittimità di Israele sul piano globale.

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