Trattato globale sulla plastica: dopo il fallimento della sessione INC‑5.2 di Ginevra, le reazioni dell’Europa e del mondo

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Trattato globale sulla plastica: il fallimento della sessione di Ginevra

Ancora nessun accordo: la sessione di Ginevra si chiude senza delega vincolante contro l’inquinamento da plastica, ma l’Unione Europea e altri Paesi rivendicano un punto di partenza per nuove trattative.

Il 15 agosto 2025 si è conclusa senza intesa la sessione di Ginevra – la cosiddetta INC‑5.2 – del negoziato internazionale sul Trattato Globale sulla Plastica. Delegazioni di 184 Paesi non sono riuscite a trovare un accordo su temi cruciali: limiti alla produzione di plastica vergine, gestione dei prodotti plastici, chimici pericolosi, e finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo.

Global Plastic Treaty Negotiations

La bozza presentata dalla presidenza ecuadoriana, priva di un tetto alla produzione e senza regolamentazioni efficaci sui chimici, si è rivelata troppo debole. Anche il meccanismo decisionale basato sul consenso è stato duramente criticato da molti Stati, che ne denunciano l’effetto paralizzante nei confronti dei Paesi detentori di interessi petrolchimici.

Unione Europea: delusa ma determinata

La commissaria europea per l’Ambiente, Jessika Roswall, ha espresso la delusione dell’UE: “Venivamo a Ginevra con altissime aspettative. Il testo è deludente, ma rappresenta un punto di partenza. L’imperativo non è il perfetto, bensì il possibile”. Ha poi aggiunto che l’Unione continuerà a lavorare per un trattato vincolante che tuteli la salute pubblica e promuova un’economia circolare e sostenibile per le generazioni future.

Altri Paesi europei e alleati: frustrazione e impegno

Paesi come Norvegia e Regno Unito, insieme a molti membri della High Ambition Coalition, hanno denunciato il disimpegno da parte di chi ha voluto un accordo debole. In particolare, Paesi insulari come Tuvalu hanno avvertito di rischi imminenti per i loro territori: “Milioni di tonnellate di rifiuti continueranno a invadere i nostri oceani, mettendo a repentaglio ecosistemi, sicurezza alimentare, culture e mezzi di sussistenza”.

Le divisioni tra Paesi (High Ambition Coalition) in favore del ciclo completo della plastica, e petro‑Stati (Arabia Saudita, Iran, Kuwait, Stati Uniti, Russia, Cina) contrari ai limiti alla produzione si sono dimostrate insanabili. Gli interessi economici e lobbistici hanno sovrastato le esigenze ambientali. L’assenza di un accordo sulla fase produttiva, sulla regolamentazione dei chimici e su meccanismi finanziari solidi ha trasformato la conferenza in un altro fallimento, il secondo consecutivo dopo Busan, Corea del Sud, del dicembre 2024.

Associazioni ambientaliste come Greenpeace hanno definito l’esito “un campanello d’allarme mondiale” e sottolineato che “mettere un trattato debole sul tavolo rischia di giocare a favore dei grandi produttori petrolchimici” (parole di Graham Forbes).

Prossimi passi e scenari

L’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) ha confermato che il processo proseguirà, pur senza indicare una data precisa per il rilancio dei negoziati. L’Unione Europea, la High Ambition Coalition e numerosi Stati insulari restano saldi nel chiedere un trattato realmente vincolante.

In sintesi, il fallimento della sessione INC-5.2 a Ginevra non elimina l’urgenza di un trattato efficace: la comunità internazionale, guidata dall’UE e da alleanze ambiziose, ora deve trasformare la delusione in spinta diplomatica per ripartire con forza verso un accordo globale che tuteli il Pianeta e le generazioni future.