Wikipedia nel mirino del Congresso USA: la manipolazione delle informazioni come nuova arma delle guerre ibride
Wikipedia nel mirino del Congresso USA
— a cura del Prof. Marco Bacini, Direttore Master Intelligence per la Sicurezza Nazionale e Internazionale —

MARCO BACINI
Il Congresso degli Stati Uniti ha annunciato ieri un’indagine nei confronti della Wikimedia Foundation per presunti tentativi di manipolazione dei contenuti su Wikipedia da parte di attori stranieri. La lettera inviata alla CEO Maryana Iskander dai deputati James Comer e Nancy Mace porta all’attenzione il sospetto che gruppi coordinati, potenzialmente legati a governi ostili, abbiano cercato di influenzare le informazioni relative a conflitti geopolitici, Israele e Russia. Questo episodio oltre ad essere un caso di cronaca, è un vero e proprio campanello d’allarme che mostra come la dimensione informativa sia ormai parte integrante dei conflitti moderni.
La vicenda rivela con chiarezza la natura delle guerre ibride, che combinano strumenti convenzionali e non convenzionali, operazioni militari e campagne di influenza. Wikipedia, per milioni di utenti in tutto il mondo, rappresenta una fonte primaria di conoscenza e orientamento e non stupisce, quindi, che diventi un bersaglio privilegiato per chi intende orientare le percezioni e condizionare la costruzione della verità collettiva. Alterare una voce non significa solo modificare un testo, significa introdurre una distorsione che si riflette nei motori di ricerca, nei sistemi di intelligenza artificiale che si “nutrono” di informazioni e negli stessi media che attingono da quelle fonti.

Il rischio è la manipolazione della mente collettiva, il vero terreno di scontro delle guerre cognitive. Non si tratta soltanto di diffondere fake news, ma di inserire nel sistema informativo globale frammenti di narrazione capaci di minare la fiducia verso le istituzioni e di destabilizzare la capacità critica dei cittadini. La disinformazione non mira a convincere, ma a confondere, e questo spiega perché le operazioni di influenza siano così efficacy; una verità distorta, ripetuta e amplificata, diventa spesso più persuasiva del silenzio istituzionale.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
In questo nuovo contesto globale, l’intelligenza artificiale gioca un ruolo decisivo. Da un lato, rappresenta uno strumento per rilevare anomalie e assistere i controllori nel monitoraggio delle fonti ma dall’altro, rischia di trasformarsi in moltiplicatore delle minacce. Le AI generative, infatti, si nutrono di dataset aperti come Wikipedia e se questi dati risultano manipolati, l’errore si diffonde in maniera esponenziale. Un contenuto falsato inserito oggi in una voce può diventare, domani, una risposta automatizzata di un chatbot consultato da milioni di persone.
La lezione che proviene da Washington è chiara, la guerra informativa non è un rischio ipotetico, ma una strategia concreta adottata da attori statali e non statuali. Durante la Guerra Fredda la propaganda viaggiava su radio e televisioni, oggi viaggia su piattaforme collaborative, social network e modelli di intelligenza artificiale. Ciò che rende il fenomeno più pericoloso è la difficoltà di tracciamento perché modifiche apparentemente marginali, inserite da account anonimi, possono essere parte di una campagna coordinata e avere ricadute geopolitiche di lungo periodo.
La risposta deve essere multilivello
Da un lato è necessario che le piattaforme digitali rafforzino i loro sistemi di verifica, dall’altro occorre una cooperazione più stretta con istituzioni e comunità scientifiche. Solo un’alleanza tra intelligence, accademia e società civile può costruire meccanismi di resilienza cognitiva e difendere l’integrità dello spazio informativo. In questa prospettiva, la formazione a più livelli diventa fondamentale, cittadini e professionisti devono acquisire strumenti per riconoscere le tecniche di influenza e sviluppare la capacità di distinguere il vero dal manipolato.
L’intera vicenda ci mostra quanto la verità sia oggi un bene fragile e conteso. La sfida del nostro tempo non è più soltanto garantire la sicurezza delle infrastrutture materiali, ma proteggere la conoscenza condivisa e le menti delle persone dall’assalto invisibile della disinformazione. Nelle guerre ibride di oggi non bastano i carri armati e le sanzioni, la vera vittoria si gioca e si giocherà sempre di più sulla capacità di preservare il sapere, difendere la fiducia e impedire che la manipolazione diventi la nuova normalità.

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