Il perché del 2%: il bitcoin merita spazio (WisdomTree)
Gli investitori affermano di apprezzare la diversificazione, ma la maggior parte continua a fingere che il bitcoin non esista. Un’esposizione pari a zero non significa essere prudenti, bensì sottoponderare attivamente un’asset class in rapida crescita. Storicamente, un’allocazione misurata del 2% ha aumentato i rendimenti senza influire sulla volatilità. Il vero rischio è aggrapparsi ai vecchi schemi mentre il mercato va avanti.
Perché adesso?
Il bitcoin non è più una scommessa marginale. Gli asset digitali rappresentano l’1,7% del portafoglio globale quotato, confermando il loro ingresso nel mondo delle asset class istituzionali. Il solo bitcoin rappresenta il 56% della capitalizzazione di mercato totale delle criptovalute, rafforzando il suo status di asset di riferimento nei mercati digitali. La vera domanda per gli investitori non è più se il bitcoin debba essere incluso in un portafoglio, ma quanto allocare.
Le prove
In un famoso test i consumatori che assaggiavano alla cieca spesso preferivano la Pepsi, ma continuavano a bere Coca-Cola per abitudine. Gli investitori rischiano di commettere lo stesso errore, aggrappandosi a schemi noti e ignorando i vantaggi del bitcoin. Un’allocazione del 2% sfida questo pregiudizio senza stravolgere il portafoglio.
- Alto rendimento, basso costo: un’allocazione del 2% al bitcoin in un portafoglio globale 60/40 ha aggiunto un rendimento annuo dell’1,3%, con appena lo 0,19% di volatilità in più. L’information ratio che ne deriva, pari a 0,97[ è eccezionale per gli standard di gestione patrimoniale, con la maggior parte delle strategie che fa fatica a mantenere anche solo la metà di tale livello.
- Il segreto sta nella bassa correlazione: la correlazione contenuta tra bitcoin (intorno o al di sotto del 20%) e azioni/obbligazioni fa sì che la volatilità a livello di portafoglio aumenti solo in misura minima.
- Rendimenti asimmetrici: il bitcoin è stato l’asset con la performance migliore in otto degli ultimi 11 anni. Nei tre anni in cui è rimasto indietro, la sottoperformance è stata netta a livello di asset, ma marginale a livello di portafoglio.
- Resilienza durante i mercati ribassisti: anche durante gli inverni delle criptovalute, quando il bitcoin ha subito un crollo superiore al 70%, l’allocazione del 2% ha intaccato i rendimenti del portafoglio in misura modesta.
Figura 1: L’impatto del bitcoin sui mercati delle criptovalute dimostra la resilienza del portafoglio anche quando lo stesso ha subito un crollo del 70-80%
| Portafoglio con il 2% di bitcoin | Azioni | Reddito fisso (tutto) | Bitcoin | |
| Primo inverno delle criptovalute
(31/12/2013 – 14/01/2015) |
-2,20% | 1,77% | 1,01% | -75,49% |
| Secondo inverno delle criptovalute
(18/12/2017 – 14/12/2018) |
-2,83% | -6,63% | -2,35% | -83,10% |
| Terzo inverno delle criptovalute
(10/11/2021 – 21/11/2022) |
-1,51% | -12,96% | -17,55% | -72,74% |
Bloomberg, WisdomTree, dal 31 dicembre 2013 al 29 agosto 2025. In USD. Sulla base dei rendimenti giornalieri. Il portafoglio globale 60/40 è composto per il 60% dall’MSCI AC World e per il 40% dal Bloomberg Multiverse. Non è possibile investire direttamente in un indice. La performance storica non è indicativa di quella futura e qualsiasi investimento può diminuire di valore.
Come mostrato nella figura in alto, un’allocazione disciplinata del 2% offre un’esposizione al rialzo senza rischi di ribassi catastrofici.
Allocazione neutrale con barriere di protezione
Non detenere bitcoin in un portafoglio multi-asset non significa assumere una posizione “neutrale”. Si tratta di una sottoponderazione attiva, ovvero una scommessa strutturale contro questa asset class in rapida crescita. Tuttavia, il bitcoin rimane volatile: i guadagni sono spesso improvvisi e i crolli inevitabili. La soluzione è una roadmap disciplinata che concilia opportunità e controllo del rischio:
- ribilanciamento sistematico – prevenire lo scostamento dell’allocazione e cristallizzare i guadagni;
- stress test per i portafogli – garantire che i ribassi rimangano contenuti durante gli inverni delle criptovalute;
- modellazione – eseguire test storici e con orizzonti temporali mobili rispetto al proprio valore di riferimento;
- monitoraggio – tenere traccia della volatilità, dei drawdown e dei coefficienti di prestazione nel tempo;
- revisione regolare – riesaminare le ipotesi man mano che l’adozione, la regolamentazione e le correlazioni evolvono.
- Questo processo pragmatico garantisce un’allocazione misurata, pari a circa il 2%, che coglie il potenziale di rialzo del bitcoin mantenendo sotto stretto controllo i rischi per il portafoglio.
Conclusione: un orientamento intelligente e misurato
Un’allocazione del 2% non rappresenta una scelta radicale. Si tratta di un orientamento ponderato sul piano strategico in quanto:
- sfrutta il potenziale di rialzo asimmetrico;
- aumenta il rischio solo in misura minima;
- è in linea con il mercato globale investibile;
- si adatta in modo responsabile al contesto tradizionale.
Per i portafogli che cercano sia resilienza che rilevanza, il 2% in bitcoin non è più un’opzione facoltativa, ma il punto di partenza più intelligente.

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