Nella partita sui conti pubblici Italia batte Francia, per ora (Vontobel Wealth Management Sim)

Gianni Piazzoli, CIO Vontobel Wealth Management Sim -

Italia e Francia sono un chiaro esempio di come la partita sui conti pubblici si giochi sempre di più sul terreno della credibilità finanziaria internazionale: da un lato, l’Italia si avvia ad uscire presto dalla procedura per deficit eccessivo; dall’altro, la Francia si trova alle prese con una crisi di governo che ha fatto schizzare i rendimenti trentennali dei propri titoli di stato al 4,51%, i massimi di 16 anni.

Il Presidente della BCE, Lagarde, ha dichiarato di recente in un’intervista che l’Italia “probabilmente uscirà presto dalla procedura europea per deficit eccessivo, avvicinandosi a un deficit del 3%”. Secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, questo obiettivo potrebbe essere raggiunto già nel 2025, un anno prima del previsto, con il deficit attualmente visto in calo da 3,4 % nel 2024 al 3,3 % nel 2025 e fino al 2,8 % nel 2026.

Si tratta di un primo traguardo raggiunto per l’Italia che invece la Francia vede molto lontano: secondo l’aggiornamento dei conti francesi inviato all’UE nel mese di aprile, infatti, il deficit francese si collocherebbe a 155 miliardi di euro, ovvero al 5,2% del PIL quest’anno dopo una prima manovra dal 5,8% del 2024.

Nel frattempo, la Francia è scossa da una crisi politica in rapida evoluzione, con il Primo Ministro François Bayrou che ha indetto per oggi un voto di fiducia, in un clima di opposizione al suo piano di congelamento delle pensioni e alla soppressione di due festività nazionali. Bayrou intende tagliare il deficit al 4,6%. La risposta dei mercati non si è fatta attendere: il divario di rendimento tra i Bund tedeschi, considerati un bene rifugio, e i titoli di Stato francesi a 10 anni — ovvero il premio di rischio per detenere il debito francese — si è ampliato a 80 punti base.

Sul fronte della crescita, la Francia prevede un Pil nominale del 2,2% per l’anno in corso, mentre l’Italia stima un’espansione del 2,9%, con il maggior deflattore (=inflazione) del Pil italiano che spiega buona parte della maggior crescita.  Ma il problema della Francia è l’elevato deficit: con un deficit al 5% o più, il debito pubblico finirebbe col superare presto la soglia del 125% dopo il 115% atteso per il 2025, anno in cui quello italiano  dovrebbe attestarsi al 136%.

Per come ragiona l’UE, la Francia avrebbe bisogno di ridurre in più anni il proprio deficit di circa 90 miliardi di euro, ovvero 3% del PIL, un gap da colmare con nuove entrate o tagli alle spese. Per l’entità della manovra francese, molto dipenderà anche dal livello dei tassi. In tema di costo complessivo di interessi, ovvero quanto costa allo stato finanziarsi sul mercato, la Francia paga sul vecchio debito un costo contenuto al 2% del PIL rispetto al 3,8% atteso per l’Italia nel 2025 (a 81 miliardi di euro). Ma, se la risalita del costo di rifinanziamento restasse ai livelli attuali (con il titolo di stato francese a 3 anni al 2,5% contro l’1% del 2022), il costo degli interessi francesi (oggi pari a 65 miliardi di euro), potrebbe aumentare di 5-7 miliardi di euro all’anno, ovvero di 10-15 miliardi in due anni.

L’instabilità politica a Parigi e i rendimenti in rialzo segnalano un peggioramento della percezione del rischio sovrano francese: la probabilità di una caduta del governo francese è elevata e un altro governo di minoranza si troverebbe con gli stessi problemi di quello uscente.
La Francia ha quindi bisogno di un massiccio aggiustamento dei conti, mentre l’Italia proverà ad introdurre dei nuovi stimoli fiscali, compatibilmente con l’equilibrio consentito dall’UE e richiesto dai mercati. L’arbitro della situazione resterà come sempre il mercato con una difficoltà in più per la Francia che vede il 50% dei propri titoli di stato in mano ad investitori esteri contro il 32% dell’Italia.