Scontro commerciale Pechino-Bruxelles: la Cina impone dazi fino al 62 % sulla carne suina UE dal 10 settembre
La Cina impone dazi fino al 62 % sulla carne suina UE
Dal 10 settembre la Cina blocca le importazioni di carne suina europea con dazi provvisori fino al 62,4 %, scatenando le reazioni furiose dell’industria agricola europea, del settore e delle istituzioni.

La stretta cinese: dumping e contromisure
I dazi antidumping provvisori, compresi tra il 15,6 % e il 62,4 %, scattano inesorabilmente sulle importazioni di carne suina provenienti dall’Unione europea. Secondo il ministero del Commercio cinese, l’indagine durata un anno ha evidenziato che le importazioni europee rappresentano un dumping che arreca “danni sostanziali” all’industria suinicola nazionale.
Secondo Reuters la decisione è considerata una risposta diretta alle tariffe imposte dall’UE sui veicoli elettrici cinesi, e rientra in una serie crescente di misure commerciali reciproche.
Allarme UE: accuse infondate e rischio speculazione commerciale
Bruxelles ha liquidato l’indagine cinese come basata su “accuse discutibili e prove insufficienti” e non in linea con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Un portavoce della Commissione europea ha assicurato: “Faremo tutto il necessario per difendere i nostri produttori e il nostro settore”, un impegno concreto a tutela dell’industria agricola europea.
Le associazioni agricole: grida d’allarme per un intero comparto
Antonio Tavares, rappresentante del grande sindacato agricolo Copa–Cogeca, ha definito i dazi “danni seri” per il settore: “È inaccettabile che i produttori suinicoli europei paghino il prezzo di dispute politiche e commerciali.” Ha chiesto alla Commissione di rivedere “urgentemente la sua politica commerciale” e di “garantire che il settore agricolo non diventi uno strumento di scambio politico”.
Parole dure anche da Anne Richard, direttore dell’associazione francese INAPORC, preoccupata soprattutto per l’incidenza sul mercato interno: “Questa è una notizia preoccupante per noi. Siamo preoccupati per l’impatto che avrà sui prezzi sul mercato europeo”.
Un analista di Trivium China, esperto del comparto agricolo, ha sottolineato che con l’indagine in scadenza a dicembre 2025, le possibilità di una soluzione negoziata appaiono “sempre più scarse”.
Le esportazioni di carne suina europea in Cina e Hong Kong sono scese da 3,6 milioni di tonnellate nel 2020 a 1,18 milioni nel 2023. Mentre le aziende europee soffrono già l’aumento dei costi di produzione; non solo la riduzione dei margini, ma anche una crescente concorrenza da parte di Stati Uniti e Sud America.
La decisione di Pechino rischia di trasformarsi in una battuta d’arresto per un settore che sta vivendo una fase delicata. Tra accuse di dumping, risposte politiche reciproche e un mercato globale in continua evoluzione, i produttori europei chiedono una difesa incisiva delle istituzioni e l’apertura di nuovi sbocchi commerciali.
La situazione in Europa
Spagna: è il primo esportatore di carne suina verso la Cina. Secondo El País, il 2023 ha visto oltre il 20% delle esportazioni dirette a Pechino. Le associazioni agricole spagnole (Interporc) hanno già parlato di “colpo durissimo per un settore trainante”, chiedendo al governo di negoziare con urgenza (elpais.com).
Germania: già penalizzata dal bando cinese seguito ai casi di peste suina africana, vede ora allontanarsi ogni possibilità di riapertura del mercato. Il Frankfurter Allgemeine Zeitung ha commentato che Berlino rischia di perdere definitivamente uno sbocco da miliardi di euro.
Francia: tramite INAPORC ha espresso preoccupazioni per un effetto domino sui prezzi interni, con possibili eccedenze di carne sul mercato europeo.
Italia: meno esposta rispetto a Spagna e Germania, ma secondo Il Sole 24 Ore i dazi “avranno un impatto indiretto” perché rischiano di far arrivare più carne europea a basso prezzo sul mercato interno, mettendo in difficoltà gli allevatori italiani, già sotto pressione per i costi energetici e alimentari.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa