Stati Uniti verso lo shutdown: cresce l’allarme dei mercati e degli analisti internazionali
La mezzanotte del 30 settembre 2025 segna un’ora fatidica per l’economia americana. A meno di un accordo dell’ultima ora al Congresso, gli Stati Uniti si avviano verso un nuovo shutdown del governo federale, con il rischio di bloccare attività amministrative e servizi essenziali.

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che una chiusura “è probabilmente inevitabile”, attribuendo la responsabilità al mancato sostegno dei democratici. In Senato, i repubblicani hanno bisogno di almeno sette voti dall’opposizione per approvare la legge di spesa, ma la trattativa appare ancora in stallo.
Le possibili conseguenze
Secondo CNN, ogni shutdown ha caratteristiche diverse, ma gli effetti più immediati riguardano la sospensione di udienze per l’immigrazione, ritardi nei prestiti federali per le famiglie che acquistano casa e per le piccole imprese, oltre al mancato pagamento temporaneo di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. “Le funzioni essenziali per la protezione della vita e della proprietà restano operative”, sottolinea la testata, ma il disagio economico per cittadini e aziende è inevitabile.
La Reuters evidenzia che anche se molti servizi continuano a funzionare, “ogni giorno di shutdown genera costi aggiuntivi per l’economia americana, sia diretti che reputazionali”, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti devono gestire un debito pubblico che ha superato i 37 trilioni di dollari.
La preoccupazione di Wall Street
Il Wall Street Journal parla di “timori diffusi nei mercati finanziari” legati alla prospettiva di un blocco prolungato, che potrebbe pesare sulla fiducia dei consumatori e degli investitori. Gli analisti di JP Morgan stimano che un mese di shutdown potrebbe ridurre la crescita trimestrale del PIL USA fino allo 0,2%, mentre Moody’s ha avvertito che “ripetuti episodi di paralisi politica potrebbero incidere sul merito creditizio americano”.
La CNBC sottolinea inoltre il malcontento interno al Congresso: diversi parlamentari, tra cui il democratico Josh Gottheimer e la repubblicana Mariannette Miller-Meeks, hanno chiesto ufficialmente che i loro stipendi vengano sospesi in caso di shutdown, dato che la Costituzione garantisce comunque il pagamento ai legislatori, mentre migliaia di dipendenti pubblici resterebbero senza stipendio.
Lo sguardo degli osservatori internazionali
Il Financial Times interpreta il rischio di chiusura come “un ulteriore segnale di fragilità politica americana, che mina la credibilità del Paese agli occhi degli investitori globali”. Anche il Guardian scrive che la crisi “non è soltanto una questione interna: il mondo osserva con crescente preoccupazione una delle principali potenze economiche incapace di garantire continuità amministrativa”.
In questo quadro, l’euro e lo yen registrano un lieve rafforzamento sui mercati valutari, mentre il dollaro resta sotto pressione. Alcuni investitori, secondo Bloomberg, stanno valutando asset alternativi, incluse le criptovalute e i Treasury a breve termine, come rifugio temporaneo contro l’incertezza politica.

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