Axa Im – Cio views: portafogli bilanciati, inflazione Usa e divergenza mercati – dati macro sulla Cina
Portafogli: è necessario un approccio più equilibrato
Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core
La relazione storica tra valutazioni e rendimenti futuri suggerisce che la performance degli indici azionari e obbligazionari sarà più simile. Ciò potrebbe rivelarsi importante nel modo in cui gli investitori costruiscono portafogli bilanciati, come i fondi pensione target che riducono la loro allocazione azionaria e aumentano la ponderazione obbligazionaria nel tempo, in modo che i rendimenti diventino più orientati alle obbligazioni man mano che l’investitore si avvicina al pensionamento. Tuttavia, i rendimenti obbligazionari dell’ultimo decennio hanno compromesso questo approccio e le simulazioni suggeriscono che gli investitori avrebbero tratto vantaggio dal mantenimento di una ponderazione azionaria più elevata. Ad ogni modo, le attuali valutazioni azionarie suggeriscono rendimenti inferiori nel lungo termine, mentre l’aumento dei rendimenti indica guadagni obbligazionari più elevati. Le analisi prospettiche indicano potenziali rendimenti azionari annualizzati compresi tra il 3% e il 5% per il mercato statunitense, con rendimenti delle obbligazioni societarie statunitensi intorno al 5%. Per l’Europa, l’analisi mostra una modesta preferenza per le azioni. A livello globale, nell’ultimo decennio le azioni hanno ampiamente sovraperformato le obbligazioni, ma un’allocazione più bilanciata potrebbe offrire in futuro migliori risultati a quanti investono a lungo termine.
Alessandro Tentori, Chief Investment Officer Europe AXA IM
L’inflazione statunitense è destinata ad accelerare nei prossimi mesi. Sebbene molte aziende statunitensi abbiano anticipato le importazioni a causa dell’introduzione dei dazi doganali e non vi sia ancora certezza sulle politiche di esportazione della Cina, non possiamo ignorare la persistenza dell’inflazione. Sulla base dei dati della Federal Reserve di Atlanta, l’inflazione sottostante – ossia la persistente tendenza a lungo termine degli aumenti dei prezzi – si è stabilizzata al di sopra del 3%, accelerando addirittura di circa 0,4 punti percentuali da aprile. I dazi potrebbero aumentare ulteriormente la pressione sull’inflazione dei beni, sebbene si tratti di un fattore occasionale. Inoltre, gli effetti base dovrebbero avere un impatto leggermente positivo sia sull’inflazione complessiva che su quella core fino alla fine dell’anno, ipotizzando che il profilo mensile sia coerente con quello degli ultimi tre mesi (ovvero una variazione media mensile del +0,3%). I mercati finanziari non sembrano essere troppo preoccupati da un’accelerazione dell’inflazione, come suggerito dai CPI fixing swap fino alla fine dell’anno. In ultima analisi, ciò che conta per i responsabili della politica monetaria della Federal Reserve è la prospettiva a medio termine, ma la rapidità con cui i mercati reagiscono alle nuove informazioni è sempre discutibile.
Nonostante la debolezza macroeconomica, i mercati azionari cinesi hanno ottenuto rendimenti a due cifre da inizio anno. I mercati possono discostarsi dalle tendenze macroeconomiche e, nel caso della Cina, la narrativa è cambiata. Settori come l’IT (trainato dai progressi nel campo dell’intelligenza artificiale) e la biotecnologia, oltre ai recenti sforzi anti-involuzione, hanno guidato la ripresa degli utili, offrendo significative opportunità di crescita. Anche la liquidità disponibile ha contribuito alla rivalutazione del mercato. A giugno, le famiglie avevano accumulato circa 24.000 miliardi di dollari in risparmi, mentre i rendimenti dei dividendi sono diventati più interessanti rispetto ai tassi sui depositi. Nel frattempo, i rendimenti obbligazionari sono calati, la volatilità è aumentata e, con il mercato immobiliare ancora debole, gli investitori hanno cercato soluzioni di investimento alternative. Questa ripresa ha spinto le valutazioni dell’indice ad allinearsi alle medie di lungo termine. I titoli con le migliori performance condividono caratteristiche quali significativi aumenti del consenso sugli utili per azione, sui ricavi e su multipli prezzo/utili elevati. In prospettiva, la questione chiave è se un numero maggiore di società sarà in grado di generare utili e dividendi sufficienti, nonostante le pressioni deflazionistiche, per attrarre maggiori afflussi e sostenere la ripresa del mercato.

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