Comgest: azionario Usa – non solo AI, i temi da tenere d’occhio
Nonostante i dazi, l’economia statunitense ha mostrato una notevole resilienza. Lo dimostra la solida crescita delle vendite al dettaglio, in particolare tra le famiglie con redditi più elevati, una tendenza sostenuta dal continuo aumento dei salari reali. Anche la redditività aziendale si è mantenuta sana, con gli utili societari ante imposte in miglioramento sequenziale nel secondo trimestre.
Al contrario, un segnale di debolezza è arrivato dal mercato del lavoro, più fiacco negli ultimi mesi: la media trimestrale degli incrementi occupazionali è scesa da 127.000 unità in aprile a 29.000 in agosto. Questo rallentamento sembra riflettere una combinazione di fattori dal lato dell’offerta (come le restrizioni all’immigrazione) e incertezze persistenti riguardo alla politica tariffaria statunitense. Anche l’inflazione è risalita in agosto, e l’indicatore preferito dalla Federal Reserve – il Core PCE (personal consumption expenditures) – ha continuato a superare l’obiettivo del 2%.
Questo quadro eterogeneo ha spinto la Federal Reserve a tagliare il tasso dei fondi federali di un quarto di punto. La decisione segnala un cambio di approccio: la banca centrale passa in modalità di “gestione del rischio”, dando priorità al sostegno dell’occupazione rispetto a un controllo immediato dell’inflazione. In questo contesto, il rimbalzo successivo allo shock del Liberation Day si è mantenuto solido, con gli indici S&P e Nasdaq in buona forma per tutto il trimestre concluso a settembre.
La crescita di Oracle sta accelerando grazie alla transizione verso segmenti a maggiore crescita. Le sue applicazioni legacy e le soluzioni di database si stanno spostando verso il cloud, e la sua infrastruttura cloud viene ormai considerata il quarto grande player, accanto a Amazon, Microsoft e Alphabet. Il trimestre ha visto Oracle firmare contratti multimiliardari per i suoi servizi cloud, portando a una crescita del portafoglio ordini del 359% su base annua – un dato che rafforza le prospettive di crescita a doppia cifra dei ricavi nei prossimi anni.
Alphabet sta abbracciando con decisione la transizione verso l’intelligenza artificiale, come dimostrato dalla forte domanda per i suoi servizi cloud basati su AI e dalla rapida diffusione dei suoi prodotti di ricerca AI, con gli “AI Overviews” che raggiungono 2 miliardi di utenti medi mensili. Inoltre, la recente sentenza del Tribunale distrettuale USA nel caso di presunto monopolio nella ricerca ha avuto un esito favorevole: il giudice ha respinto le richieste più drastiche del Dipartimento di Giustizia (DOJ), evitando di imporre lo scorporo di asset come Chrome o Android, o di vietare l’accordo di distribuzione della ricerca con Apple.
Il titolo di Eli Lilly ha perso terreno dopo la pubblicazione dei risultati principali dello studio di fase 3 sul suo farmaco orale contro l’obesità. La riduzione media di peso (~11%) è risultata leggermente inferiore alle attese, ma la nostra tesi resta solida: l’efficacia mostrata, insieme alla comodità di un trattamento orale, dovrebbe consentire di espandere significativamente il mercato indirizzabile, superando le barriere delle attuali terapie iniettabili.
Il 2025 presenta indubbiamente incognite macroeconomiche e geopolitiche. Ma, invece di cercare di prevedere tali eventi, il nostro approccio resta focalizzato dal basso, individuando aziende di alta qualità capaci di generare utili in modo sostenibile nel lungo periodo. In un mercato statunitense sempre più concentrato nelle performance – soprattutto tra le aziende esposte all’AI – prestiamo particolare attenzione a mantenere motori di crescita diversificati. Oltre alla tecnologia e all’AI, restiamo focalizzati su tendenze strutturali come l’espansione dei pagamenti digitali, l’adozione crescente della robotica nella chirurgia, l’esternalizzazione dei servizi di gestione delle uniformi e l’aumento costante degli investimenti pubblici in infrastrutture negli Stati Uniti.

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