DWS: La dinamica demografica in Europa potrebbe rilanciare l’interesse per gli investimenti azionari?

Martin Moryson, Head of Economics di DWS -

La dinamica demografica in Europa potrebbe rilanciare l’interesse per gli investimenti azionari?

Il sistema pensionistico europeo a ripartizione andrebbe integrato con un modello a capitalizzazione, capace non solo di rafforzare la sostenibilità del welfare, ma anche di favorire una maggiore cultura finanziaria e sostenere la crescita dell’economia europea

La popolazione mondiale continuerà probabilmente a crescere ancora per alcuni anni, ma saranno solo una ventina di Paesi a trainare questa crescita. Il resto del mondo, invece, è in diminuzione – inclusa l’Europa e, in particolare, la Germania. Uno dei problemi legati al calo demografico è la crescente pressione sui sistemi pensionistici.

Il tasso di natalità è solo uno dei diversi fattori che influenzano la sostenibilità dei sistemi pensionistici. Il modello a ripartizione soffre del fatto che ogni lavoratore deve sostenere un numero sempre maggiore di pensionati. Questa situazione potrebbe essere alleggerita in vari modi – escludendo, però, un improbabile aumento del tasso di natalità. Si potrebbe, ad esempio, incrementare il tasso di occupazione o l’età pensionabile, ridurre gli assegni pensionistici, favorire una maggiore immigrazione o aumentare la produttività economica. È probabile che, in futuro, sarà necessario agire su tutti e quattro questi fronti. Ma, oltre a ciò, riteniamo urgente affiancare al sistema a ripartizione un modello pensionistico basato sul risparmio e sugli investimenti.

Le difficoltà legate a un passaggio completo da un sistema a ripartizione a uno a capitalizzazione sono ben note – e vanno affrontate con serietà. Una transizione di questo tipo può avvenire solo gradualmente. In casi estremi, una generazione potrebbe trovarsi a sostenere contemporaneamente due sistemi: i pensionati attuali tramite il sistema a ripartizione e la propria pensione attraverso quello a capitalizzazione. Tuttavia, il fatto che lo status quo non sia sostenibile è dimostrato dall’evoluzione del rapporto tra lavoratori e pensionati in Germania: nel 1962 sei contribuenti sostenevano un pensionato; oggi il numero è sceso a poco più di due. Entro il 2030, questo rapporto potrebbe peggiorare ulteriormente, arrivando a 1,5.

Suggeriamo che gli incentivi pubblici al risparmio previdenziale privato attraverso gli investimenti azionari vengano ampliati in modo significativo. Oltre a rafforzare la sicurezza pensionistica, riteniamo che ciò potrebbe generare anche altri effetti positivi:

  • Maggiore coinvolgimento dei cittadini nelle questioni legate ai rendimenti finanziari e alla gestione del rischio.
  • Possibilità di rendimenti più elevati nel lungo periodo rispetto alle attuali forme di risparmio, pur con maggiore volatilità e rischio.
  • Crescente consapevolezza dell’importanza delle riforme strutturali pro-crescita, che possono comportare perdite a breve termine ma aumentare il reddito nel medio periodo, poiché i benefici di lungo periodo vengono riconosciuti dai mercati azionari e diventano così visibili anche ai risparmiatori previdenziali.
Un cambiamento di questo tipo sarebbe inoltre coerente con la creazione dell’Unione Europea del Risparmio e degli Investimenti, oggi in fase di concretizzazione. In ultima analisi, l’introduzione di sistemi pensionistici parzialmente basati su investimenti azionari potrebbe anche aiutare le giovani imprese a reperire capitali al di fuori del sistema bancario, in linea con le raccomandazioni contenute nel rapporto Draghi. L’esperienza di Paesi come Svezia, Australia e Paesi Bassi mostra come mercati dei capitali solidi possano favorire la crescita della produttività di un’economia.
Secondo Martin Moryson, Head of Economics di DWS, “i tedeschi risparmiano più che a sufficienza, ma spesso non nel modo migliore. Quasi il 40% del loro denaro giace in conti di risparmio a basso rendimento. È un peccato, sia per i singoli individui che per la collettività. Un sistema pensionistico parzialmente finanziato potrebbe accelerare la transizione verso forme di risparmio più orientate al rendimento, con benefici potenziali non solo per i risultati individuali, ma anche per la crescita economica nel lungo periodo.”
In Germania, chi avesse investito ogni anno la stessa somma nell’indice DAX per 40 anni, a partire dal 1983, avrebbe ottenuto un rendimento medio superiore all’8% su tutti i contributi versati. Al confronto, i conti di risparmio bancari offrono, nella migliore delle ipotesi, rendimenti annuali di pochi punti percentuali. Naturalmente, i rendimenti dei mercati azionari sono soggetti a una volatilità molto più elevata. È un aspetto con cui i risparmiatori europei (e in particolare quelli tedeschi) dovranno imparare a familiarizzare.