Impatto dei dazi e del contesto politico sulla trasformazione di sostenibilità delle aziende
In un contesto globale caratterizzato da tensioni economiche e climatiche, i dazi stanno diventando un vero e proprio strumento politico strategico. Per le aziende europee che operano negli Stati Uniti si presenta un paradosso: devono intensificare i loro sforzi di decarbonizzazione in Europa ma hanno pochi incentivi a fare lo stesso negli Stati Uniti. Il trasferimento di alcune attività sembra essere una soluzione coerente per migliorare la logistica e ridurre le emissioni. Tuttavia, i guadagni facili sono già stati archiviati. Spostare i siti di produzione o allontanarsi da partner geopoliticamente distanti è spesso un processo lungo e costoso.
Le comunicazioni più recenti dei risultati finanziari mostrano i numerosi effetti dei dazi, spesso difficili da identificare e molto eterogenei all’interno dei settori. Nel breve termine, la risposta più comune delle aziende è l’aumento dei prezzi per proteggere i margini, con conseguente pressione sui volumi. Nel lungo periodo, le dinamiche di rilocalizzazione, la sovranità industriale e la competitività incideranno anche sui settori inizialmente meno coinvolti.
Driver
Nel 2025 le temperature elevate e l’aumento dei costi legati al clima hanno aumentato la necessità di investimenti in infrastrutture e soluzioni di adattamento.
La transizione energetica è soggetta a numerose pressioni che ne rallentano o ne ostacolano il progresso. Questo è dovuto all’incapacità di gestire la rapida crescita della domanda di energia da parte di settori come l’industria, i sistemi di raffreddamento, la mobilità elettrica, i data center e l’intelligenza artificiale.
L’inversione di rotta della politica statunitense sulla transizione energetica ha un impatto limitato sulle tendenze strutturali, trainate invece dalla Cina: nel 2025, l’85% dell’aumento della domanda di elettricità deriva dalla Cina e dalle economie in via di sviluppo. A livello globale la domanda cresce del 3,3% all’anno, coperta al 90% dall’energia solare ed eolica.
Si prevede che i veicoli elettrici e ibridi rappresenteranno il 25% delle vendite mondiali nel 2025, con la Cina in posizione dominante (55% del mercato).
Punti di attenzione
Gli effetti indiretti di alcuni dazi potrebbero indebolire gli sforzi europei di semplificazione volti alla competitività e alla sovranità industriale.
Ad esempio, l’asimmetria delle tariffe tra l’alluminio primario e quello riciclato potrebbe incentivare l’esportazione del secondo a scapito dei prodotti a più alto valore aggiunto, minacciando l’approvvigionamento europeo, il settore del riciclo e la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Oltre ai costi aggiuntivi, come quelli sostenuti dal settore automobilistico nel primo semestre del 2025, sono soprattutto i cambiamenti nelle priorità politiche a influenzare la domanda e l’emissione di strumenti legati alla transizione sostenibile.
Infatti, la riduzione dei flussi commerciali promossa dagli Stati Uniti difficilmente porterà a un calo delle emissioni legate al trasporto delle merci se verrà attuata la politica drill baby drill che mira a invertire il mix energetico statunitense.
Posizionamento
Sebbene associati a un cambiamento delle priorità politiche, in alcune regioni i dazi rischiano di rallentare la transizione verso un’economia a basse emissioni ma non appaiono, di per sé, sufficienti a ostacolarla in modo sistemico, soprattutto di fronte alle pressioni già in atto.
Ora la sfida per le imprese non è tanto resistere agli shock economici di breve termine, quanto riuscire a orientarsi nel contesto attuale senza perdere di vista le tendenze di fondo che ne determineranno la sostenibilità nel mondo di domani.
Ci interessano le aziende di qualsiasi settore che vedono nella resilienza all’attuale contesto economico un’opportunità per integrare le necessarie e irreversibili esigenze di adattamento a lungo termine, che trasformeranno il loro modello di business.

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