Inflazione al 2,2% in Europa. Le reazioni delle principali testate finanziarie

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Fonti europee in allarme
Il dato preliminare Eurostat mette pressione sulla Banca centrale europea per frenare i tassi.

A sorprendere è il risveglio dell’inflazione nell’area dell’euro: secondo le stime flash di Eurostat, a settembre l’indice armonizzato dei prezzi al consumo salirebbe al 2,2 % su base annua, in aumento rispetto al 2,0 % registrato ad agosto. Questo dato è al centro dell’attenzione dei principali quotidiani europei, che ne colgono implicazioni economiche e politiche rilevanti.

Reazioni in Europa: dai giornali finanziari alle testate nazionali

Il Financial Times evidenzia che l’inflazione ha superato nuovamente la soglia del 2 % (obiettivo dichiarato della BCE) segnalando che il ciclo di tagli dei tassi potrebbe essere prossimo alla fine. Secondo la Reuters, il rialzo è stato trainato dall’aumento dei prezzi dei servizi (+3,2 % dal 3,1 %) e da un minor calo dell’energia (-0,4 % contro -2 %).

In Germania, Handelsblatt e Frankfurter Allgemeine Zeitung rilanciano il dato nazionale, con l’inflazione tedesca a 2,4 % nel mese, il livello più alto da febbraio, attribuendo la spinta al rallentamento del calo dei costi energetici e alla media dinamica dei servizi. In Francia, Le Monde nota il balzo dell’inflazione e mette in guardia sull’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, in un contesto politico instabile.

In Italia, Il Sole 24 Ore richiama il dato armonizzato nazionale a +1,8 % (con un aumento mensile dello 0,2 %) e sottolinea il dibattito sul prezzo del cibo, con interpretazioni contrastanti tra Eurostat e la BCE.

Dietro i numeri: alimentari sotto scrutinio, energia meno negativa

(nella tavola  sinistra i dati provvisori per Paese, quelli definitivi sono attesi per il 17 ottobre)

Un elemento di forte tensione è rappresentato dall’andamento dei prezzi alimentari. Eurostat registra un rallentamento: +3,0 % rispetto al +3,2 % di agosto. Tuttavia, la BCE continua ad assumere un approccio preoccupato verso questo comparto, giudicandolo volubile ma potenzialmente destabilizzante.

Sul fronte energetico, il rallentamento del calo dei prezzi — da -2 % a -0,4 % — ha contribuito al rialzo complessivo dell’inflazione. Non si registrano shock improvvisi, ma il minore effetto negativo dell’energia amplifica la persistenza delle pressioni inflazionistiche nei servizi e nei beni non energetici.

Impatti nazionali: da Berlino a Roma

Secondo i dati preliminari, in quasi tutti i grandi Paesi dell’eurozona si registra un aumento dell’inflazione su base annua: in Germania +2,4 % (+0,3 punti rispetto ad agosto), in Francia +1,1 % (+0,3), in Italia +1,8 % (+0,2), in Spagna +3 % (+0,3). Le punte più elevate si riscontrerebbero in Estonia (5,2 %), Slovacchia e Croazia (4,6 %), Lettonia (4,1 %).

In Italia, il dato nazionale (NIC) resta in leggera flessione mensile (-0,2 %), ma l’indice armonizzato mantiene il +1,8 % su base annua, segnalando una crescita più vivace rispetto alle attese del mercato.

Convergenza con le politiche BCE: il nodo delle decisioni

Tutto questo si gioca sul tavolo del consiglio della Banca centrale europea: i dati finali di inflazione saranno pubblicati il 17 ottobre da Eurostat, e il 30 è previsto il prossimo incontro del Governing Council dove saranno decise le mosse sui tassi di interesse.

Secondo Financial Times, il risultato di 2,2 % potrebbe convincere la BCE a sospendere ulteriori tagli dei tassi, nell’attesa di valutare la tenuta dell’inflazione core. Reuters interpreta il dato come un elemento che rafforza la posizione di sostegno alle attuali misure monetarie, senza cambiamenti immediati.

Le proiezioni interne della BCE prevedono per il resto del 2025 un andamento stabile attorno al 2 % per l’inflazione aggregata, con rischi di oscillazioni legate a variazioni dell’energia o shock esterni.

Il balzo dell’inflazione nell’eurozona a settembre rilancia i timori delle famiglie europee sull’erosione del potere d’acquisto e spinge i media del continente a mettere sotto i riflettori il rapporto tra dati ufficiali e percezione pubblica. Con alimentari al centro del dibattito e un’energia più resistente al ribasso, il tema resta caldo anche per le strategie della banca centrale. Occorrerà guardare con attenzione ai dati definitivi del 17 ottobre e alle decisioni politiche attese a fine mese, che saranno cruciali per orientare l’economia europea verso la stabilità.