Internet agentico: il nuovo paradigma che riscrive le regole del mercato digitale
Il concetto di internet agentico si sta affermando come una delle trasformazioni più rilevanti dell’economia digitale. Non più applicazioni passive, ma agenti intelligenti capaci di apprendere, anticipare bisogni e prendere decisioni in autonomia: un paradigma che promette di ridefinire sia l’esperienza degli utenti sia i modelli di business globali.

Le implicazioni economiche sono profonde. Secondo analisti di McKinsey e PwC, l’adozione massiccia di sistemi agentici basati su intelligenza artificiale potrebbe generare trilioni di dollari di valore aggiunto entro il prossimo decennio. L’impatto si tradurrà in un aumento della produttività, nella nascita di nuovi mercati e in un ripensamento delle catene del valore digitali.
Le aziende tecnologiche stanno già investendo enormi risorse. Google, Microsoft e Amazon competono nella costruzione delle infrastrutture cloud necessarie a sostenere applicazioni basate su AI in tempo reale. Allo stesso tempo, startup come OpenAI e Anthropic si muovono su fronti più agili, puntando su modelli agentici accessibili a imprese e consumatori. La logica è chiara: chi riuscirà a definire i “binari digitali” dell’internet agentico deterrà una posizione dominante in un mercato globale da centinaia di miliardi.
Per il settore finanziario, il cambio di paradigma apre prospettive inedite. Le piattaforme di trading, i servizi bancari e i gestori patrimoniali stanno già sperimentando strumenti agentici in grado di analizzare mercati complessi, elaborare scenari predittivi e proporre strategie di investimento personalizzate. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) ha sottolineato come l’automazione intelligente possa migliorare l’efficienza dei mercati, ma al tempo stesso generi nuove vulnerabilità sistemiche.
Il tema della fiducia diventa quindi centrale. La gestione di enormi quantità di dati personali e finanziari richiede standard elevatissimi di sicurezza e compliance. L’OCSE e la Commissione Europea stanno lavorando a cornici regolatorie che bilancino innovazione e tutela, consapevoli che senza regole chiare l’internet agentico rischia di trasformarsi in terreno fertile per abusi e squilibri concorrenziali.
Dal punto di vista degli investimenti, la transizione apre opportunità ma anche qualche problema. Da un lato, settori come cloud computing, semiconduttori, cybersecurity e servizi finanziari digitali sono destinati a beneficiare di una crescita esplosiva. Dall’altro, la rapida diffusione degli agenti intelligenti potrebbe mettere sotto pressione i modelli di business tradizionali, accelerando la disruption in comparti come il retail, l’advertising e i media.
Infine, la questione sociale ed etica. L’automazione agentica genererà nuova domanda di professionisti altamente qualificati in AI e gestione dei dati, ma potrebbe rendere obsolete intere categorie lavorative. Per questo, la formazione e le politiche attive del lavoro saranno determinanti per trasformare l’internet agentico da rischio a opportunità.
In sintesi, ci troviamo di fronte a una svolta strutturale dell’economia digitale. L’internet agentico non è più un’ipotesi futuristica, ma una realtà che già plasma mercati e strategie aziendali. La sua affermazione definitiva dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione, fiducia e sostenibilità economica.

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