Jeff Wall. Photographs: alzare il sipario sull’ordinario come mito. A Torino fino al 1° febbraio 2026

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Il commento del curatore David Campany: una mostra che va oltre l’immagine

Le Gallerie d’Italia di Torino accolgono dal 9 ottobre 2025 al 1° febbraio 2026 la grande mostra Jeff Wall. Photographs, curata da David Campany, che per la prima volta in Italia propone una ricognizione sistematica dell’opera del fotografo canadese attraverso ventisette immagini esposte a grande formato. In occasione dell’apertura, l’evento #INSIDE ha messo al centro un dialogo dal vivo tra Wall e Campany, seguita da una sessione di firma del catalogo della mostra.

Una fotografia sculpturale: tra teatro e realtà

Jeff Wall (nato nel 1946 a Vancouver) si è affermato come figura chiave nella fotografia contemporanea per la sua capacità di unire il rigore del documentario con l’artificio controllato del setting scenico. Le sue immagini, presentate spesso su pannelli retroilluminati, hanno una fisicità che sfida i confini tradizionali della fotografia: non sono semplici “istantanee”, bensì scene costruite che nascondono pressioni narrative e risonanze simboliche.

Nelle sue conversazioni con Campany, Wall stesso parla della “fusione tra ciò che posso controllare e ciò che non posso controllare” come cifra centrale del suo lavoro: il fotografo progetta le situazioni, dirige i soggetti, ma lascia spazio all’imprevisto, all’interazione spontanea, alla tensione tra intenzione e caso. Un’idea ricorrente è quella di “cinematografia”: Wall non si limita a scattare, ma costruisce piccole “scene” attraverso la collaborazione con soggetti e spazi, avvicinandosi all’idea che una fotografia possa avere l’ampiezza drammatica di un film in miniatura.

Il percorso espositivo: decenni di tensioni visive

La mostra si snoda cronologicamente, dai primi lavori degli anni Settanta fino alle produzioni più recenti, per mettere in luce continuità e cesure nel linguaggio visivo di Wall. Temi forti ritornano: lo spazio urbano, le relazioni sociali, il conflitto intrapsichico, la marginalità, il tempo sospeso.

Alcune opere, come After “Invisible Man” (1999–2001), confermano l’attenzione di Wall verso la letteratura, il dialogo con altri medium e la dimensione narrativa implicita di ogni immagine. Allo stesso modo, le sue fotografie più recenti mostrano una maturità che guarda al presente con sguardo analitico e poetico insieme. L’allestimento in Gallerie d’Italia vuole enfatizzare la materialità delle immagini — spesso grandi lightbox — esposte a “grandezza naturale”, in spazi che consentono al pubblico di confrontarsi con il dettaglio, l’illuminazione, la profondità visiva. Intesa Sanpaolo 

La voce del curatore: parole che illuminano le immagini

David Campany, curatore riconosciuto e studioso della fotografia (è Managing Director of Programs all’International Center of Photography di New York) porta in mostra la sua lunga e profonda collaborazione con Wall, un rapporto che dura da quasi vent’anni.

Campany non considera le opere di Wall come semplici “propositi visivi”, ma come file narrativi aperti, in cui il potere delle immagini sta nella capacità di restituire spazio all’interpretazione. La scelta curatoriale non è solo di selezione, ma di ordinamento, di accostamento tematico, di modulazione spaziale e temporale.

Nel dialogo con Wall, Campany esplora il confine tra controllo e casualità, tra composizione e spontaneità, suggerendo che ogni fotografia è un punto d’equilibrio tra racconto e circostanza.

Valore e ricaduta culturale

Questa mostra conferma il ruolo delle Gallerie d’Italia come piattaforma per il dialogo internazionale nella fotografia, capace di collocare Torino tra le capitali europee dell’immagine contemporanea. Jeff Wall. Photographs non è solo un’esposizione di belle immagini: è un invito al pubblico a osservare, a mettere in tensione il visibile con l’invisibile, a riflettere sul rapporto tra realtà e finzione nella nostra epoca visiva.