Nessuna conferma credibile di un futuro gasdotto a Gaza, ma il dibattito sul gas è molto attuale

Trendiest Media Agenzia di stampa -

Alcune fonti evocano la possibilità di infrastrutture sottomarine nel tratto marino di Gaza, ma mancano conferme affidabili.
Le implicazioni economiche restano soggette a grandi ostacoli politici e di sicurezza.
Allo stato attuale, non risulta alcuna notizia credibile o conferma da fonti internazionali autorevoli circa un progetto definito o in corso per la costruzione di un gasdotto nel tratto di mare adiacente alla Striscia di Gaza. Una ricerca approfondita tra testate energetiche, agenzie internazionali e media mainstream non ha restituito elementi che attestino l’esistenza di un progetto concreto di questa natura (né in fase avanzata né di studio ufficiale).

Un campo gas Gaza Marine

Da tempo si sa che al largo della Striscia di Gaza, a circa 30 km dalla costa, è stato scoperto un giacimento offshore noto come Gaza Marine, con stime che parlano di 30–35 miliardi di metri cubi di gas non ancora sviluppati. Nel 2023, secondo Reuters Israele aveva dato un via preliminare al suo sviluppo, a condizione di alcune condizioni di sicurezza e coordinamento con l’Autorità Palestinese ed Egitto. Tuttavia, da allora non vi è stato un avanzamento noto verso la realizzazione del giacimento, e non risultano licenze operative attive o progetti infrastrutturali marini collegati. 

Gasdotti regionali e pipeline esistenti

In queste settimane è emerso un progetto concreto: quello del gasdotto Nitzana, che collegherà il campo Leviathan di Israele con l’Egitto. Reuters ha riferito che Chevron ha siglato un accordo con l’operatore Israel Natural Gas Lines per avviare la costruzione del collegamento.

Questo progetto ha un senso commerciale ben definito: permettere all’Egitto di importare gas israeliano anziché comprare LNG da fonti estere, migliorando la sicurezza energetica egiziana. Non si tratta però di un gasdotto “through Gaza”, non attraversa la Striscia né il tratto marino adiacente a Gaza.

Le ragioni della cautela

Non avendo conferme di un progetto reale, la stampa e gli analisti che affrontano il tema parlano più che altro delle potenzialità latenti, dei rischi e degli ostacoli.
Questioni legali e di sovranità marittima
Il principale nodo riguarda la definizione dei confini marittimi e la sovranità su acque e sottosuolo. L’Autorità Palestinese aveva rivendicato i diritti sulle acque costiere tramite la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, ma Israele non è parte della Convenzione e ha contestato varie rivendicazioni.
Alcuni osservatori sostengono che Israele abbia già infranto queste norme con l’uso del gas dotto EMG (East Mediterranean Gas), che attraverserebbe acque rivendicate dai palestinesi senza che essi ricevano compensazione.
Rischi di sicurezza e instabilità
L’area è teatro di conflitti ripetuti: ogni progetto infrastrutturale sottomarino in zona Gaza dovrebbe convivere con il rischio di attacchi militari, sabotaggi, problemi di salvaguardia e tutela, nonché la necessità di garanzie da parte delle forze israeliane. Alcuni analisti affermano che lo stato di guerra o di tensione permanente rende “investimenti bloccati” i potenziali progetti.
Capacità economica e convenienza
Anche ipotizzando il superamento degli ostacoli politici, non è chiaro se il volume di gas presente (30–35 bcm stimati) garantisca un ritorno sufficientemente ricco per ammortizzare gli elevati costi di costruzione di infrastrutture sottomarine (condotte, stazioni di compressione, piattaforme). Alcuni esperti suggeriscono che il livello delle riserve sia modesto rispetto ad altri giacimenti nell’area mediterranea.
The Guardian cita lo studio di Michael Barron: con l’ipotesi che il giacimento generi 4 miliardi di dollari in ricavi, il guadagno per l’Autorità Palestinese potrebbe aggirarsi sui 100 milioni/anno per 15 anni, ma senza contare i rischi e le spese imprevedibili.
Questioni etiche, politiche e diplomatiche
Alcuni interpreti vedono la prospettiva del gas marino come un modo per consolidare un controllo economico su Gaza o per sfruttare risorse in un contesto di occupazione. Una nota recente della ONG Global Witness ha criticato l’Unione Europea per il rischio di essere “complice” di violazioni dei diritti palestinesi se continua ad accettare gas esportato attraverso infrastrutture che attraversano acque rivendicate.

Le implicazioni economiche

Se, in un’ipotesi teorica, un gasdotto nel tratto marino di Gaza venisse realizzato, ci sarebbero parecchie implicazioni.
Reddito per Gaza / Autorità Palestinese
La commercializzazione del gas offshore potrebbe generare introiti rilevanti — secondo alcune stime, fino a 4 miliardi di dollari, con circa 100 milioni/anno destinati all’Autorità Palestinese. The Guardian Questo renderebbe Gaza meno dipendente dagli aiuti internazionali e rafforzerebbe la sua autonomia finanziaria.
Sicurezza energetica locale
Il gas estratto potrebbe servire direttamente la Striscia di Gaza, migliorando l’autosufficienza energetica, riducendo le carenze elettriche, e favorendo lo sviluppo industriale e la crescita economica locale.
Possibilità di esportazione e transito regionale
Potenzialmente, il gas potrebbe essere esportato verso Egitto, paesi arabi o persino Europa (via corridoi mediterranei). Ciò genererebbe opportunità di tariffazione di transito, accordi commerciali e legami energetici più profondi con gli Stati vicini.
Effetto leva geopolitico
Un’iniziativa simile darebbe peso strategico alla leadership palestinese nel Mediterraneo, alterando rapporti di forza regionali, contrattazioni diplomatiche e cooperazioni energetiche. Potrebbe anche influenzare investimenti esteri e alleanze.

Tuttavia, perché queste opportunità si possano materializzare, servirebbero trattati di mutuo riconoscimento e sicurezza fra Israele, Palestina e Paesi vicini. Garanzie contro attacchi o distruzioni dell’infrastruttura. Investimenti massicci e partecipazione di grandi società energetiche. Chiarezza normativa e rispetto del diritto marittimo internazionale. Un contesto politico stabile che consenta la gestione operativa a lungo termine.