Research alert and statements – Julius Baer
L’ottimismo sui negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina sta mettendo sotto pressione l’oro e l’argento all’inizio della nuova settimana. Vediamo questa notizia come un motivo valido per realizzare profitti dopo il recente rialzo record, piuttosto che come un cambiamento dei fondamentali. La domanda d’investimento dovrebbe rimanere forte alla luce del rallentamento dell’economia statunitense e le banche centrali dovrebbero continuare ad accumulare oro per ridurre la loro dipendenza dal dollaro USA come valuta di riserva. Una fase di consolidamento a breve termine è ancora più probabile di una correzione duratura.
Oro e argento sono nuovamente sotto pressione all’inizio della nuova settimana. In calo di quasi il 10% rispetto al recente massimo storico, l’oro è sceso al di sotto della soglia di 4.000 USD per oncia, con l’argento che dimostra ancora una volta di essere essenzialmente una versione più volatile del fratello maggiore. La pressione sui prezzi ha origine nell’ottimismo riguardo ai colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina, con i Presidenti Trump e Xi che ora dovrebbero estendere la tregua commerciale in un incontro previsto per questa settimana. Alla luce della reazione molto forte dei mercati di oro e argento, è importante chiedersi se una tregua commerciale duratura cambierebbe realmente i fondamentali o se il flusso di notizie rappresenti piuttosto un motivo valido per realizzare profitti. Riteniamo che quest’ultima ipotesi sia molto più probabile della prima. Il mercato rialzista dell’oro si basa su due fattori fondamentali: la crescente domanda di rifugio sicuro da parte degli investitori e l’acquisto continuativo da parte delle banche centrali dei mercati emergenti. Riflettendo un’economia statunitense in rallentamento, accompagnata dalle aspettative di tassi d’interesse più bassi e di un dollaro USA più debole, vediamo la domanda di rifugio sicuro come un fattore ciclico. Potrebbe diventare strutturale qualora le attuali preoccupazioni sullo stato del dollaro USA e sull’indipendenza della Federal Reserve si confermassero. Gli acquisti di oro da parte delle banche centrali rappresentano già un fattore strutturale, riflettendo il desiderio dei mercati emergenti di essere meno dipendenti dal dollaro USA come valuta di riserva. Naturalmente, questo riguarda principalmente la Cina e le sue vaste riserve valutarie, che sono abbastanza grandi da fare la differenza sia per il dollaro USA sia, ancor più, per il prezzo dell’oro. Tuttavia, dubitiamo che una tregua commerciale tra i Presidenti Trump e Xi possa essere sufficiente a porre fine all’accumulo strategico di oro da parte della Cina. Le tensioni commerciali non sono state la ragione per cui la Cina ha iniziato ad accumulare oro, bensì l’uso del dollaro statunitense come arma in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, che rimane una minaccia nell’odierno mondo multipolare. In questo contesto, vediamo ancora un quadro fondamentale sostanzialmente favorevole sia per l’oro sia per l’argento. La vendita riflette il raffreddamento di un’euforia eccessiva tra i trader a breve termine e speculativi nel mercato dei futures, alimentata dalla narrativa di crescenti tensioni commerciali e dalla svalutazione del dollaro USA – una narrativa nutrita più dalle speranze che dalla realtà. Restiamo quindi fedeli alla dichiarazione della scorsa settimana secondo cui è più probabile un consolidamento a breve termine piuttosto che una correzione duratura.
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TERRE RARE: GUARDANDO OLTRE LA FRENESIA GEOPOLITICA
Norbert Rücker, Head Economics and Next Generation Research, Julius Baer
Le terre rare sono sotto i riflettori, soprattutto dopo che la Cina ha ampliato i controlli alle esportazioni all’inizio di questo mese. Tuttavia, questi controlli riguardano principalmente più burocrazia, non divieti o quote. Le terre rare fanno parte dei rumorosi negoziati commerciali, piuttosto che di una storia d’investimento fondamentalmente convincente.
Oggi c’è molta frenesia geopolitica. Questo è probabilmente un effetto degli shock legati alla pandemia di questo decennio, combinati con politiche industriali sempre più nazionalistiche, amplificate dall’ossessione commerciale dell’attuale governo degli Stati Uniti. In questo contesto, le terre rare finiscono sotto i riflettori, anche se rappresentano una piccola nicchia all’interno del più ampio mondo delle materie prime. Le forniture mensili si misurano in migliaia di chilogrammi, non in milioni di tonnellate. Le terre rare sono diventate parte delle negoziazioni nella disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina. Quest’ultima domina l’estrazione, la raffinazione e la produzione di terre rare e dei loro prodotti, come i magneti. Il fatto che la catena di approvvigionamento si estenda a varie tecnologie e settori, dalla difesa ai veicoli elettrici, alimenta ulteriormente la narrazione.
Recentemente la Cina ha ampliato i controlli alle esportazioni aggiungendo cinque ulteriori elementi di terre rare alla lista introdotta ad aprile e estendendo la giurisdizione extraterritoriale. È importante sottolineare che si tratta di controlli alle esportazioni senza quote o divieti. La misura comporta principalmente più burocrazia, simile al meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere dell’Unione Europea. L’impatto sarà molto probabilmente simile a quello osservato all’inizio di quest’anno: la burocrazia ha ritardato alcune spedizioni di un mese, ma durante l’estate le esportazioni cinesi di terre rare sono tornate ai livelli normali. La Cina è probabilmente ben consapevole che questo commercio comporta dipendenze bilaterali. Considerando il contesto economico interno, l’industria cinese ha bisogno delle esportazioni per generare flussi di cassa. Inoltre, restrizioni troppo severe spingerebbero l’estrazione e la raffinazione all’estero; e in un mercato così di nicchia, bastano poche miniere e raffinerie a fare la differenza. Questa è stata una lezione dalla disputa sulle terre rare con il Giappone intorno al 2010, quando stoccaggi, sostituzioni e contrabbando impedirono uno shock significativo dell’offerta. All’epoca, il dominio cinese era ancora maggiore. Gli investitori devono essere consapevoli delle caratteristiche specifiche di questo mercato, in particolare della sua ciclicità,e delle narrazioni eccessivamente allarmistiche. I geologi sanno che le terre rare sono tutt’altro che rare.

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Mente e denaro
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