Riforma delle pensioni: stop alle minime, età più alta per l’uscita. I dossier e le critiche

-

Documento programmatico di bilancio (DPB) che il governo ha inviato a Bruxelles

Una manovra da 18 miliardi di euro complessivi finanziata da 10 miliardi di minori spese e 8 miliardi di nuove entrate. Una delle misure più controverse è l’aumento dei requisiti per la pensione, anche per chi percepisce solo una pensione minima. Ecco cosa sappiamo finora, quali critiche sono emerse nei commentari del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, e quali punti chiave rischiano di accendere il dibattito politico nei prossimi mesi.

Cosa prevede nel DPB l’intervento sulle pensioni

Estensione dell’adeguamento all’aspettativa di vita
Il documento conferma che, tranne per alcune categorie (in particolare lavori gravosi e usuranti), nei bienni 2027-2028 sarà applicato un incremento progressivo dei requisiti pensionistici in funzione dell’aspettativa di vita.

Parziale sterilizzazione per lavori gravosi e usuranti
Il governo intende “sterilizzare” l’aumento dell’età pensionabile solo per chi svolge attività gravose o usuranti. In altre parole, queste categorie saranno esentate dal nuovo innalzamento, mentre gli altri lavoratori ne subiranno l’effetto.

Progressività dell’aumento
L’incremento non sarà “a salto” ma graduale: un mese aggiuntivo nel 2026, due nel 2027 e tre nel 2028, in modo da diluire l’impatto sull’uscita dal lavoro.

Impatto sui conti, oneri e coperture
La spesa per le pensioni, secondo le tabelle del DPB, è stimata in 460 milioni nel 2026 (0,02 % del PIL), salendo a circa 1,8 miliardi nel 2027 (0,08 %) e scendendo a circa 1,15 miliardi nel 2028 (0,05 %). 
Le coperture arriveranno dalla rimodulazione del PNRR, da tagli alla spesa corrente dei ministeri e da contributi del settore finanziario e assicurativo.

Rinvio (o “congelamento”) dell’aumento per chi ha già 64 anni
Nelle ipotesi studiate, si prevede che i lavoratori che, al momento del 2027, avranno già 64 anni possano essere “graziati” dall’aumento dei requisiti. Ciò per evitare uno scatto “controproducente” all’ultimo momento.

Esclusione del tema pensioni dal testo principale del DPB
Nessuna parola “pensioni” appare nel corpo del documento da 146 pagine — scelta che alcuni analisti interpretano come strategia politica per minimizzare il ramificarsi del dibattito a inizio manovra.

Le critiche emerse su Corriere, Sole 24 Ore e osservatori

Il Corriere della Sera: “l’età sale di 1–3 mesi, il congelamento costa”

Secondo il Corriere della Sera, l’aumento dei requisiti non è evitabile, ma la sua applicazione graduale ha costi significativi. Il “congelamento” dell’aumento (evitare lo scatto di 3 mesi) costerebbe all’incirca 3 miliardi l’anno, una spesa ritenuta troppo elevata rispetto ai vincoli di bilancio. 
Il giornale sottolinea anche la strategia politica: l’assenza del tema nel documento di finanza pubblica è interpretata come una mossa per non esporsi troppo presto su una misura impopolare.

Sebbene non abbiamo ora un articolo specifico dal Sole, il tono degli osservatori economici è quello di un equilibrio fragile: da una parte c’è l’esigenza di sostenere la spesa pensionistica in prospettiva, dall’altra il rischio è che i lavoratori più deboli, specialmente quelli con basse pensioni, siano penalizzati da una manovra che spinge l’uscita al lavoro più avanti, senza adeguati correttivi sociali.

Commentatori vicini alla stampa finanziaria evidenziano che un aumento troppo rapido dell’età pensionabile, senza misure compensative (incentivi all’uscita, sostegno alla disoccupazione giovanile, solidarietà intergenerazionale) possa generare disuguaglianze e tensioni politiche.

I punti più critici e le incognite

Sostenibilità finanziaria e impatto sociale
Bloccare l’automatismo dell’adeguamento alla speranza di vita richiede risorse enormi: se non previste altrove, rischiano di peggiorare il bilancio pubblico.
Lavori gravosi e usuranti: la definizione conta
Il perimetro delle attività considerate “gravose” è decisivo: troppe esclusioni o criteri troppo restrittivi potrebbero rendere la deroga inefficace.
Giustizia intergenerazionale
Spostare l’uscita in avanti colpisce particolarmente generazioni con carriere discontinue o lavori usuranti: senza misure correttive, l’allungamento rischia di essere percepito come ingiusto.
Effetto politico e sociale
L’assenza del tema pensioni nel corpo principale del DPB indica che il governo teme il costo politico. Tuttavia, la discussione inevitabilmente travolgerà il dibattito pubblico nei mesi a venire.
Coperture incerte
Le stime per le coperture (rimodulazione del PNRR, contributi da banche/assicurazioni, tagli ministeriali) sono ambiziose e dovranno essere monitorate con rigore.
Tempistiche e intervalli elettorali
Poiché gli effetti principali si vedranno nel 2027–2028, l’impatto sarà in parte fuori dall’attuale ciclo politico. Il governo punta quindi a diluirlo e spostare il focus su misure più percepibili nel breve termine (tagli Irpef, bonus famiglie, welfare).