A New York parte il reddito in cripto: 12.000 dollari in stablecoin per 160 residenti. La stampa americana: “Un nuovo capitolo per il welfare digitale”
A New York arriva un progetto pilota che potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo al welfare. GiveDirectly, una delle principali organizzazioni senza scopo di lucro impegnate in trasferimenti monetari diretti, ha avviato un programma di sostegno economico basato interamente su criptovalute, finanziato grazie a una donazione di Coinbase, il più grande exchange statunitense.
160 residenti selezionati riceveranno in totale 12.000 dollari in cinque mesi, distribuiti in USDC, la stablecoin ancorata al valore del dollaro. Il programma iniziato in sordina in settembre prevede 800 dollari al mese e una erogazione una tantum da 8.000 dollari versata a novembre. La sperimentazione si concluderà a febbraio.

Un esperimento nel solco del “reddito garantito”
Il progetto rientra nella nuova ondata di iniziative americane sui guaranteed basic income, il reddito garantito: trasferimenti senza vincoli destinati a gruppi specifici, in genere con un reddito vicino alla soglia di povertà. A confermarlo è la stampa statunitense, che ha analizzato con attenzione il programma e le sue implicazioni.
Secondo Business Insider, che ha dato notizia del lancio, si tratta di «uno dei primi esempi di utilizzo sistematico delle stablecoin come strumento di welfare locale», aggiungendo che l’iniziativa rappresenta «un test concreto su come i pagamenti in cripto possano aggirare i costi del sistema finanziario tradizionale».
Il paragone con il reddito universale non manca. Come ricorda The New York Times, «questi programmi non sono UBI in senso stretto (Universal Basic Income, cioè Reddito di Base Universale) ma tracciano la direzione di un welfare più diretto e meno burocratico». Un welfare che negli USA sta vivendo un momento di intensa sperimentazione, da Los Angeles a Minneapolis, spesso guidato da fondazioni private più che dal governo federale.
Perché proprio le criptovalute?
Coinbase aveva chiuso due anni fa la sua divisione filantropica, Coinbase Giving, ma ha scelto di tornare alla filantropia con un approccio diverso: donando direttamente le proprie risorse a enti indipendenti come GiveDirectly, che gestiscono programmi mirati e verificabili.
Come sottolineato da Fortune, «l’uso di stablecoin permette ai beneficiari di accedere ai fondi in pochi secondi, senza dover passare per banche o carte prepagate, spesso costose e lente».
Un esperimento che guarda al futuro
Le domande aperte sono molte: cosa faranno i partecipanti una volta conclusi i cinque mesi? I pagamenti in cripto verranno spesi, trasformati in dollari o risparmiati? E soprattutto: un modello del genere è replicabile su larga scala?
Gli esperti americani concordano su un punto: questi progetti sono importanti laboratori. Bloomberg, in un’analisi dedicata, scrive che «le città stanno testando versioni contemporanee di un welfare più agile, spesso abilitato dalla tecnologia e dal settore privato».
In un’epoca in cui la tecnologia ridisegna ogni aspetto della vita sociale, New York sta provando a capire se anche il welfare può diventare digitale e se le criptovalute possono essere più di un asset speculativo. Il programma finirà a febbraio, ma il vero risultato si misurerà nel lungo periodo: se questo esperimento funzionerà, molte altre città americane potrebbero seguirne l’esempio.

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