Bitcoin intorno ai 96.000 dollari: correzione di metà ciclo o inizio di un mercato ribassista? Cosa dicono i grandi quotidiani finanziari USA

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Le letture degli analisti e il commento dei grandi quotidiani finanziari USA

Il brusco arretramento di Bitcoin sotto quota 95.000 dollari, più volte nell’arco della giornata di venerdì, ha riacceso il dibattito sullo stato del mercato crypto. La perdita settimanale del 7,5% riportata da Decrypt, che ha raccolto le analisi dei principali esperti ha generato nervosismo soprattutto tra gli investitori più recenti, quelli che storicamente amplificano la volatilità. Eppure, nonostante il clima incerto, i segnali raccolti finora suggeriscono più una correzione di metà ciclo che l’avvio di un bear market strutturale.

La lettura degli analisti: nessuna capitolazione, almeno per ora

Il popolare analista di CryptoQuant, CrazzyBlockk, in un’intervista rilasciata a Decrypt ricorda che i movimenti di Bitcoin nel breve periodo dipendono in larga parte dalla redditività dei nuovi partecipanti al mercato: “Il mercato di Bitcoin è influenzato dalla profittabilità dei nuovi investitori, che portano nuova liquidità. Un trend rialzista si sostiene quando questi sono in guadagno.”

Quando i detentori di breve periodo registrano perdite del 20-40%, scatta il panico e inizia la fase di vendite irrazionali. Ma oggi, sottolinea l’analista, siamo ancora lontani da quei livelli: “Siamo distanti dai segnali classici di un bear market macro.”

La condizione chiave, quindi, è capire se i nuovi investitori riusciranno a mantenere o realizzare parte dei profitti accumulati nei mesi precedenti: in tal caso, il movimento attuale si configurerebbe come una normale pausa fisiologica nel ciclo rialzista.

Secondo l’analisi di CryptoQuant citata nell’articolo di Decrypt, il segnale più allarmante dell’ultima settimana non è stato tanto il -7,5% di Bitcoin, quanto il fatto che i nuovi investitori sono scesi in una fascia di perdita compresa tra il 20% e il 40%.

Perché è il dato più critico?

Gli short-term holders (SHT) sono la categoria che più influenza la volatilità immediata. Quando questa fascia entra in perdita oltre il 20%, storicamente, come dicevamo, innesca ondate di panico e vendite disordinate. Il livello del 40% di perdite è il limite che in passato ha preceduto fasi di capitolazione vera, cioè gli affondi più dolorosi dei mercati ribassisti.

L’analista di CryptoQuant CrazzyBlockk lo ha sintetizzato così: “Quando i detentori di breve periodo iniziano a registrare perdite del 20-40%, generalmente si entra nella fase di panic selling che porta alla capitolazione.”

Il ruolo (centrale) della Fed e il nervosismo dei mercati

La volatilità degli ultimi giorni non può essere letta senza considerare il nuovo contesto macroeconomico. Il drastico ribaltamento delle aspettative sulla Federal Reserve è diventato il principale fattore di incertezza: secondo i dati riportati da Decrypt, la probabilità di un mantenimento dei tassi a dicembre è oggi al 56,4%, mentre un mese fa gli operatori assegnavano addirittura un 94% di probabilità a un taglio.

La stampa finanziaria americana ha sottolineato questo punto: il Wall Street Journal parla di “crypto stretta tra aspettative sui tassi e realignment del rischio negli asset più speculativi”. Il Financial Times ritiene che “la fragilità degli investitori retail riemerge ogni volta che il mercato prezza un ritardo nei tagli dei tassi”. Bloomberg evidenzia come “la correlazione tra Bitcoin e gli asset growth potrebbe tornare a rafforzarsi se la Fed manterrà una postura più hawkish”.

Il messaggio comune è chiaro: meno stimoli monetari significa maggiore prudenza su tutti gli asset rischiosi, e Bitcoin non fa eccezione.

Le previsioni a breve termine

Nell’immediato, gli analisti concordano su alcuni elementi chiave.
Area 90.000–92.000 dollari come primo livello di supporto critico. Un suo cedimento potrebbe alimentare un’ulteriore fase di prese di profitto.
I fondamentali di lungo periodo restano solidi: halving recente, ingresso istituzionale, ETF spot stabili come flussi.
Volatilità elevata nelle prossime settimane, con oscillazioni ancora guidate da notizie macro e dai movimenti degli short-term holders.
Nessuna conferma di bear market, in assenza di un vero segnale di capitolazione o deterioramento strutturale della domanda.

La visione più prudente arriva da alcune firme del New York Times, che vedono “una crescente dipendenza delle crypto dal ciclo dei tassi”, mentre il Washington Post sottolinea che “gli investitori retail potrebbero mostrare maggiore stanchezza rispetto ai precedenti cicli”.

Correzione sì, ma non panico

Il calo sotto i 95.000 dollari è significativo, ma non sufficiente da solo per decretare l’inizio di una fase ribassista strutturale. L’analisi combinata di mercato, macroeconomia e comportamento degli investitori indica che Bitcoin resta in una fase di rialzo di lungo periodo, ma accompagnata da correzioni brusche dovute al cambio di scenario monetario.

La vera discriminante, nelle prossime settimane, sarà l’evoluzione delle aspettative su Fed e tassi d’interesse: se gli investitori torneranno a scontare un ciclo di allentamento monetario, la pressione sulle crypto potrebbe diminuire rapidamente. Al contrario, un’ulteriore revisione al rialzo delle aspettative sui tassi potrebbe estendere la fase di volatilità.