COP30: compromesso sui combustibili fossili e nuovi temi. Le negoziazioni 2025 e cosa viene dopo
Il summit globale sul clima di quest’anno, ospitato a Belém (Brasile) dall’11 al 21 novembre 2025, si profila come una tappa cruciale per la diplomazia climatica internazionale: non tanto per i comunicati finali quanto per i segnali e le tensioni che ne emergono. Secondo un articolo pubblicato da Bloomberg «from the grand compromise on fossil fuels to the new items on the COP agenda, this is what you need to know about this year’s negotiations …», mentre l’agenzia Reuters ha definito l’evento «probabilmente l’ultima delle vecchie COP e l’inizio di un nuovo ciclo» nel verificare come le promesse climatiche debbano trasformarsi in azione concreta.
Il nodo centrale: combustibili fossili
Al centro delle controversie è la fase-out dai combustibili fossili. Bloomberg descrive come si stia cercando un “compromesso” sull’uscita dal petrolio, gas e carbone, pur con poche aspettative che emerga un piano pienamente realizzabile già in questa sessione. Reuters evidenzia che la presidenza brasiliana «ha indicato che l’elemento più divisivo – la roadmap per la transizione dai fossili – difficilmente troverà spazio nel testo finale in forma vincolante».
Il tema è emblematico: da un lato decine di Paesi – oltre 80, secondo alcune fonti – chiedono un chiaro percorso per abbandonare l’energia fossile; dall’altro, Stati produttori e consumatori pesanti fanno della resistenza un punto fermo. Secondo The Guardian il risultato è un compromesso politico che rischia di scontentare sia chi chiede obiettivi più ambiziosi sia chi lascia spazio a critiche sulla concretezza dell’accordo.
Nuovi temi all’agenda e riforme del processo COP
Oltre ai fossili, nel 2025 emergono altri due aspetti che segnano un potenziale cambiamento di paradigma: la finanza climatica, in particolare il finanziamento dell’adattamento nei Paesi vulnerabili. Bloomberg segnala che uno dei pochi accordi concretizzati riguarda l’incremento degli strumenti di supporto all’adattamento e una possibile “just transition mechanism”. Poi la riforma stessa del modello COP, messo sotto pressione dalla lentezza delle decisioni e dal modello del consenso unanime, che secondo Reuters «è un ostacolo al passo ambizioso richiesto». In definitiva si suggerisce un cambio di marcia: «meno promesse, più implementazione», come sintetizzato da un negoziatore europeo citato da Reuters.
Cosa viene dopo?
Il futuro delle negoziazioni dipenderà da due dinamiche principali.
Implementazione. Dato che l’accordo finale è restato vago, servirà un meccanismo efficace che traduca gli impegni in politiche, investimenti e misure reali nei prossimi anni.
Rinforzo dei contenuti. La pressione per includere un percorso verso l’abbandono dei combustibili fossili, anche se in forma volontaria o differita, deve continuare. Bloomberg parla di un “grand compromise” che, almeno, segna una svolta simbolica.

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