Sustainable Finance Disclosure Regulation: tre nuove categorie di sostenibilità e meno oneri di reporting

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La Commissione UE propone una riforma del regolamento di riferimento per la finanza sostenibile con l’obiettivo di semplificare, ridurre le sovrapposizioni e tagliare i costi di compliance per asset manager e investitori istituzionali. I principali quotidiani finanziari europei parlano di “svolta pragmatica”.

La riforma della SFDR Sustainable Finance Disclosure Regulation, il regolamento che dal 2021 definisce gli obblighi di trasparenza per i fondi d’investimento in materia ESG, introduce tre nuove categorie di sostenibilità, riduce gli obblighi di reporting ritenuti ridondanti e punta a rendere l’intero framework più coerente e meno gravoso dal punto di vista amministrativo.

Come riporta Financial Times, la scelta della Commissione arriva “dopo mesi di pressioni da parte dell’industria dell’asset management”, che ha più volte segnalato come l’attuale architettura SFDR avesse generato un eccesso di complessità e costi rilevanti di adeguamento, spesso senza un chiaro beneficio per gli investitori finali. Anche Bloomberg sottolinea come l’obiettivo principale della revisione sia “ridurre confusione e greenwashing involontario”, fenomeni emersi a causa di categorie non sempre definite in modo netto.

Le tre nuove categorie di sostenibilità

Secondo le anticipazioni pubblicate da Il Sole 24 Ore, il nuovo impianto SFDR si baserà su tre macro-categorie che sostituiranno l’attuale distinzione tra prodotti Articolo 6, 8 e 9:
Sustainable – Prodotti pienamente allineati a obiettivi ambientali o sociali misurabili e monitorabili.
Transition – Strumenti che investono in imprese impegnate in processi di transizione verso modelli più sostenibili (riduzione emissioni, innovazione energetica, trasformazione industriale).
Enhancing – Fondi che integrano fattori ESG con criteri meno stringenti, senza però configurarsi come puramente “non sostenibili”.

Questa nuova classificazione, scrive Handelsblatt, mira a riflettere in modo più fedele la realtà del mercato, dove la maggior parte dei prodotti viene costruita lungo un continuum di sostenibilità e non attraverso categorie binarie. È anche un tentativo di evitare che gli asset manager utilizzino impropriamente etichette ESG per finalità di marketing, pratica spesso criticata da Reuters e FT.

Riduzione degli obblighi di reporting

Un punto centrale della revisione SFDR riguarda la riduzione delle informazioni da fornire, in particolare per quanto riguarda i Principal Adverse Impacts (PAI). Secondo la Commissione, molte delle metriche richieste si sovrappongono a quelle della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e della EU Taxonomy, creando duplicazioni e aumentando significativamente i costi per gli operatori.

Euronext Brussels News e Les Échos evidenziano che l’intento della riforma è liberare risorse soprattutto per le gestioni di piccola e media dimensione e concentrare gli sforzi su indicatori realmente utili per gli investitori.

In pratica, la riforma mira a semplificare le metriche richieste, riducendo da decine di dati a un set essenziale di indicatori; evitare doppie comunicazioni verso autorità e investitori; allineare SFDR e Taxonomy in modo da ridurre gli spazi di discrezionalità interpretativa.

Un approccio più realistico alla transizione

Secondo Politico Europe, questa revisione nasce anche dalla consapevolezza che l’Europa rischiava di imporre standard troppo elevati e difficilmente raggiungibili in tempi brevi, incentivando declassamenti di fondi ESG (il cosiddetto “downgrading”) che nel 2023-2024 hanno toccato decine di miliardi di euro in AUM Assets Under Management, cioè patrimonio gestito.

La nuova categoria Transitio è considerata un passo importante perché riconosce il ruolo cruciale delle aziende ad alta intensità emissiva che, pur non essendo già sostenibili, sono essenziali per la decarbonizzazione dell’economia. Significa, in altre parole, accettare che la sostenibilità è un percorso graduale, non un punto di arrivo immediato. Un approccio che potrebbe favorire anche il dialogo tra investitori e imprese, e ampliare l’offerta di prodotti orientati a obiettivi reali di trasformazione industriale.

Impatti sul mercato e prossimi passi

La riforma dovrà ora affrontare il processo legislativo europeo, con possibile approvazione nel 2026 e un periodo transitorio di diversi mesi. Gli analisti citati da Reuters e FT prevedono che il mercato reagirà positivamente, soprattutto perché la chiarezza normativa tende a ridurre rischi legali e reputazionali. Tuttavia, rimangono alcune criticità: la definizione precisa delle metriche “Transition”; il coordinamento con le normative nazionali ESG; la necessità di evitare nuove forme di greenwashing “soft”, dovute a categorie troppo elastiche.

La revisione della SFDR rappresenta un cambio di passo importante per l’architettura della finanza sostenibile europea. I principali quotidiani finanziari leggono la proposta come un tentativo pragmatico di trovare equilibrio tra obiettivi troppo ambiziosi e praticabilità operativa.  Nella situazione attuale in cui la finanza ESG è sotto contestazione, è importante preservare la leadership internazionale dell’UE offrendo un quadro regolatorio più chiaro, più semplice e più adatto a guidare la transizione.