Una svolta globale per l’atomo: 33 Paesi puntano a triplicare la capacità nucleare entro il 2050

Trendiest Media Agenzia di stampa -

Un patto internazionale che segna un cambiamento di paradigma energetico, ma che richiede investimenti massicci e decisioni politiche rapide.

Un nuovo convertitore di scenario è entrato nel dibattito energetico globale: il patto promosso dalla World Nuclear Association (WNA), sancito ufficialmente tra le attività del vertice COP30 in Brasile, punta nientemeno che a triplicare la capacità globale dell’energia nucleare entro il 2050. A oggi, ben 33 Paesi hanno formalmente aderito alla dichiarazione, segnalando un ampliamento del consenso internazionale verso il ruolo dell’atomo nella transizione energetica.

La dichiarazione («Declaration to Triple Nuclear Energy») lanciata originariamente durante COP28 a Dubai nel dicembre 2023 vedeva già più di 20 Stati firmatari. A fine 2025, la sua portata è cresciuta significativamente: Rwanda e Senegal sono gli ultimi ad aver aderito, portando il totale a 33 Paesi.

Perché questa iniziativa? Perché l’energia nucleare entra sempre più come «ingrediente chiave» nelle strategie globali di decarbonizzazione, sicurezza energetica e indipendenza strategica. La WNA afferma che, combinando prolungamenti di vita degli impianti esistenti, completamento delle centrali in costruzione e nuovi progetti, è plausibile raggiungere una capacità installata nel mondo pari a circa 1.428 GW elettrici entro il 2050, superando l’obiettivo minimo di circa 1.200 GW.

Tuttavia qualche aspetto problematico c’è. In primo luogo servono investimenti massicci, perché l’industria nucleare nel corso degli ultimi anni ha spesso scontato ritardi e costi crescenti. Studi specialistici citati da World Economic Forum sostengono che per triplicare la capacità sarà necessario più che raddoppiare i finanziamenti annui, implementare meccanismi di condivisione del rischio e promuovere tecnologie nucleari «avanzate» (come i piccoli reattori modulari) che possano rendere più flessibile e accessibile la generazione atomica.

Sul versante geopolitico e internazionale, l’allargamento del sostegno al patto riflette due trend contemporanei: uno, che “vecchi” Paesi nucleari (Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Corea del Sud) rilanciano l’atomo; due, che Paesi in via di sviluppo o economie emergenti vedono nel nucleare un’opportunità per uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili o da fonti intermittenti. Ad esempio, firmatari come Kenya, Ghana o Uganda dimostrano un nuovo interesse per l’atomo.

Come si posiziona l’Italia

In questo scenario l’Italia appare come eccezione: non figura tra i firmatari della dichiarazione, a differenza di molti Paesi europei. Questo solleva un interrogativo sull’allineamento del nostro Paese rispetto al paradigma nucleare in crescita.

Dal lato operativo, il patto richiede che i governi traducano l’intenzione in piani nazionali credibili, che prevedano: l’allungamento della vita utile degli impianti esistenti, la costruzione di nuovi reattori, e l’attivazione di tecnologia modulare o avanzata. Ma anche la definizione di quadri regolatori chiari, per esempio semplificazioni autorizzative, standard di sicurezza condivisi, gestione delle scorie e formazione del personale specializzato.

Per l’Italia e per l’Europa la sfida è doppia: da un lato non perdere il treno dell’energia nucleare come opportunità di decarbonizzazione, dall’altro farlo in un contesto dove la percezione pubblica e la regolamentazione restano forti ostacoli. I costi elevati, i tempi di costruzione spesso lunghi e la questione delle scorie non scompaiono con il solo “impegno politico”.

L’impegno di 33 Paesi verso la triplicazione della capacità nucleare entro il 2050 rappresenta un segnale potente e simbolico. È l’indicatore che l’atomo non è più solo un’ipotesi di nicchia, ma si prepara a tornare in primo piano come componente strategica della transizione energetica globale. Comunque una dichiarazione non basta: serve che i governi convertano l’ambizione in azioni concrete, progetti reali e tempi certi. Solo così questo “salto di livello” dell’energia nucleare potrà trasformarsi da promessa in realtà.