Accordo UE-Mercosur, settimana decisiva tra opportunità globali e timori agricoli. La visione del ministro Francesco Lollobrigida

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Bruxelles entra in una delle settimane più delicate per il dossier UE-Mercosur, un accordo commerciale che da oltre venticinque anni divide l’Unione Europea e che ora potrebbe arrivare, finalmente, a un punto di svolta. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen punta a recarsi in Brasile sabato 20 dicembre, in occasione del vertice dei Paesi Mercosur, per firmare l’intesa politica. Ma il sostegno degli Stati membri resta tutt’altro che scontato.

Il messaggio del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida

«È nell’interesse di tutti arrivare a un esito positivo», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a margine del Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE. Un messaggio ribadito anche dalla Commissione, che attraverso la portavoce capo Paula Pinho ha confermato come i negoziati siano ancora in corso, nella speranza di avere “tutte le condizioni” per la firma già nel prossimo fine settimana.

Lollobrigida sottolinea questi aspetti: «Molti settori industriali e agricoli – penso al settore vitivinicolo, ai produttori di formaggi e alle filiere collegate – possono beneficiarne. Altri rischiano di essere penalizzati. Il nostro obiettivo è salvaguardare tutti». Resta tuttavia un punto irrinunciabile per l’Italia: la reciprocità delle regole. «Non si possono imporre standard stringenti ai produttori europei e poi consentire l’ingresso di prodotti ottenuti con criteri completamente diversi», ha aggiunto il ministro.

Un equilibrio difficile

L’Italia, insieme alla Francia, resta tra i Paesi più prudenti. Non per una contrarietà ideologica, ma per la necessità di tutelare il sistema produttivo europeo e, in particolare, quello agricolo italiano. Un equilibrio difficile, considerando che l’accordo mira a creare una vasta area di libero scambio con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, aprendo alle imprese europee un mercato da 270 milioni di consumatori.

I numeri sono significativi. Secondo la Commissione, l’intesa permetterebbe di eliminare dazi elevati: 35% sui componenti auto, 20% sui macchinari, 18% su chimica e farmaceutica, con risparmi per gli esportatori europei superiori ai 4 miliardi di euro l’anno. Anche l’agroalimentare europeo ne trarrebbe vantaggio, con l’azzeramento dei dazi su prodotti come formaggi, vino, cioccolato e bevande alcoliche, e il riconoscimento di 340 indicazioni geografiche protette.

Resta però il nodo più sensibile: l’impatto su alcuni comparti agricoli europei considerati vulnerabili, come carne bovina, pollame, zucchero ed etanolo. Bruxelles assicura che l’accesso di questi prodotti al mercato UE sarà “molto limitato” e ha introdotto nuove garanzie per rispondere alle preoccupazioni degli Stati membri. Tra queste, un fondo di compensazione nel prossimo bilancio pluriennale e un meccanismo di “handbrake”, una sorta di freno d’emergenza che consente di riattivare i dazi in caso di gravi squilibri di mercato.

Rafforzamento delle clausole di salvaguardia

Il calendario politico è serrato. Martedì il Parlamento europeo voterà sul rafforzamento delle clausole di salvaguardia, che permetterebbero alla Commissione di intervenire rapidamente in caso di danni gravi ai produttori UE. Nel frattempo, si attendono le posizioni definitive dei governi: Ungheria e Polonia hanno già espresso un no netto, Belgio e Austria si orientano verso l’astensione, mentre Francia, Italia, Paesi Bassi, Irlanda e Romania mantengono riserve.

In un contesto globale segnato da tensioni commerciali, dazi e relazioni complesse con Stati Uniti e Cina, Bruxelles vede nel Mercosur una necessità strategica per diversificare le catene di approvvigionamento. Ma il compromesso resta fragile. Come sintetizza Lollobrigida, «l’Italia dice sì al commercio e agli accordi internazionali, purché non si favorisca qualcuno devastando altri settori». La settimana che si apre dirà se questa sintesi è davvero a portata di mano.