BDL Capital Management -Intelligenza artificiale: accelerazione investimenti e nuovi rischi di propagazione
Sviluppi recenti hanno messo in luce due rischi strettamente interconnessi all’interno dell’ecosistema dell’intelligenza artificiale: un rischio di finanziamento e un rischio tecnologico. La loro interazione indebolisce l’attuale dinamica degli investimenti e aumenta la probabilità di un effetto di trasmissione, le cui implicazioni andrebbero oltre il solo perimetro dell’IA.
La recente pubblicazione di Oracle illustra in modo concreto il rischio di finanziamento precedentemente evocato nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale. L’azienda sta accelerando in modo significativo le spese di investimento e l’indebitamento, mentre la crescita del fatturato delude. Questa configurazione evidenzia come l’entità degli investimenti richieda una monetizzazione rapida e sostenibile degli utilizzi dell’IA. In assenza di tale monetizzazione, il rischio si manifesta innanzitutto nell’accesso ai finanziamenti.
Ufficialmente, Oracle mostra un rapporto debito netto/EBITDA vicino a 3x. Tuttavia, includendo i leasing e altri impegni economici, questo rapporto supera 13x. Questa evoluzione si riflette già sul mercato del credito, con un marcato aumento delle tensioni sui CDS (credit default swap). La capacità dell’azienda di finanziare in modo duraturo i propri investimenti diventa quindi sempre più dipendente dalla validazione delle ipotesi di generazione di cassa.
Questo punto è determinante, poiché l’ecosistema dell’IA si fonda sulla continuità dei finanziamenti. Le infrastrutture necessarie — data center, apparecchiature, capacità energetiche — richiedono flussi di capitale stabili e prevedibili. Quando l’adozione a pagamento non accelera abbastanza rapidamente da giustificare gli investimenti effettuati, l’accesso ai finanziamenti si restringe, per un semplice aggiustamento del profilo di rischio.
A ciò si aggiunge un secondo elemento recentemente evidenziato da Amazon: il rischio tecnologico. L’azienda ha ridotto di un anno la durata di ammortamento di alcuni attivi legati ai data center, al fine di riflettere una potenziale obsolescenza più rapida, legata all’accelerazione dell’innovazione tecnologica. Questa decisione incide direttamente sulla vita economica attesa delle infrastrutture IA.
Un’obsolescenza più rapida riduce la visibilità sui flussi di cassa futuri, accorcia l’orizzonte di redditività degli asset e aumenta il fabbisogno di reinvestimento. In un contesto in cui la concorrenza sui chip per l’IA si intensifica e NVIDIA non è più l’unica soluzione competitiva, la redditività economica delle infrastrutture implementate oggi diventa più incerta.
Il rischio di finanziamento e il rischio tecnologico non sono indipendenti. Una vita economica più breve delle infrastrutture riduce il periodo su cui gli investimenti possono essere ammortizzati, aumentando direttamente il rischio di finanziamento. Questa interazione accresce la probabilità di un effetto di trasmissione.
Il primo canale di trasmissione è quello azionario. I mercati azionari statunitensi sono fortemente concentrati sul tema dell’intelligenza artificiale. Le dieci principali società direttamente esposte all’IA rappresentano quasi il 40% della capitalizzazione del mercato statunitense. Da solo, questo mercato pesa circa il 70% dell’MSCI World. Un calo delle valutazioni avrebbe quindi un impatto immediato e negativo sugli indici.
Il secondo canale è macroeconomico. Da un lato, una flessione degli indici azionari peserebbe sul consumatore americano, fortemente esposto ai mercati azionari. Dall’altro, verrebbe colpita l’intera catena del valore industriale dell’IA. I costruttori di data center, i fornitori di componenti, gli equipaggiamenti elettrici e gli operatori del settore energetico dipendono da questa dinamica. Negli Stati Uniti, le spese legate all’intelligenza artificiale hanno contribuito a circa il 60% della crescita recente del PIL reale. Un rallentamento di tali spese avrebbe quindi un impatto diretto sulla crescita aggregata.
In questo contesto, la questione centrale non è la traiettoria dell’innovazione, bensì la coerenza tra monetizzazione, finanziamento e ritmo del progresso tecnologico. Quando questa coerenza si indebolisce, gli aggiustamenti non restano isolati: si propagano, per trasmissione successiva, secondo una logica di effetto domino.

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