Cooperazione allo sviluppo: i donatori globali cercano nuove soluzioni in un anno di fratture geopolitiche

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L’Europa al centro: all’AGA Annual General Assembly i donatori globali cercano nuove soluzioni 

Il 2025 si chiude con un forte senso di incertezza sulla scena internazionale. Dinamiche sempre più instabili negli aiuti allo sviluppo (ODA), nuove frizioni commerciali e una crescita economica globale rallentata hanno reso l’anno uno dei più complessi dell’ultimo decennio. È in questo contesto che si è svolta a Bruxelles l’Annual General Assembly (AGA) della Global Donor Platform for Rural Development, ospitata dalla Commissione Europea.

«Il 2025 è stato un anno impegnativo sul piano internazionale, segnato da turbolenze nelle dinamiche dell’ODA e da nuove tensioni commerciali» ha dichiarato Leonard Mizzi, responsabile della cooperazione agrifood presso la Commissione Europea. «Ospitare l’AGA conferma il ruolo dell’UE come punto di riferimento, capace di proporre azioni concrete e di rafforzare la collaborazione tra donatori».

Un anno di negoziati globali

L’AGA arriva al termine di una stagione diplomatica intensa: dal processo Financing for Development, al UN Food Systems Summit, fino alla COP in Brasile e al recente Vertice UE–UA di Luanda, dove sono emerse nuove priorità in materia di sicurezza alimentare, investimenti e adattamento climatico.

Secondo il Financial Times, uno degli aspetti più urgenti riguarda la “necessità di rendere il finanziamento allo sviluppo meno dipendente dagli shock geopolitici”, mentre Le Monde ha sottolineato come la crescente competizione tra blocchi economici stia trasformando le politiche di cooperazione «in strumenti sempre più strategici».

Anche Der Spiegel ha evidenziato come la volatilità delle catene del valore globali stia imponendo ai donatori «un ripensamento delle modalità operative, per evitare sovrapposizioni e migliorare l’efficacia dei programmi agricoli e rurali».

Donatori chiamati a una nuova governance della cooperazione

Per la Commissione Europea, ospitare l’AGA non rappresenta solo un atto simbolico, ma un posizionamento politico chiaro. L’UE, infatti, rimane il più grande donatore globale e punta a rafforzare il proprio ruolo in un panorama in cui i flussi ODA risultano più frammentati, aumenta la concorrenza dei finanziamenti cinesi e del Golfo, i bisogni dei Paesi partner crescono a causa dei cambiamenti climatici e del rallentamento economico.

Secondo El País, il nuovo approccio europeo deve combinare «investimenti mirati, stabilità regolatoria e un dialogo più stretto con l’Africa», mentre The Guardian ha evidenziato la necessità di «politiche di lungo periodo per la sicurezza alimentare e climatica, non più rinviabili».

Le priorità dell’AGA 2025

Rendere più stabile e prevedibile il finanziamento allo sviluppo agricolo
Si è parlato di strumenti finanziari innovativi, blended finance e nuove garanzie per i Paesi partner.
Rafforzare la cooperazione tra donatori
Molte delegazioni hanno denunciato la frammentazione degli interventi, tema sollevato anche da Politico Europe, che ha parlato di “inefficienze croniche”.
Accelerare la transizione dei sistemi alimentari
Particolare attenzione è stata data alle soluzioni resilienti, alla digitalizzazione rurale e ai meccanismi di adattamento ai cambiamenti climatici.

L’Europa come “faro di speranza”

In un mondo in cui il quadro geopolitico rende più difficile investire in sviluppo rurale, Bruxelles ha scelto di mostrarsi come attore unificante.

«L’UE vuole essere un beacon of hope», ha sottolineato dal suo osservatorio privilegiato Leonard Mizzi, «capace di coordinare i donatori e proporre soluzioni concrete in un anno segnato da crisi globali». Un messaggio che trova eco sulla stampa europea: secondo Handelsblatt, «l’Europa ha la responsabilità di guidare un nuovo multilateralismo operativo», mentre Il Sole 24 Ore ricorda come «lo sviluppo rurale resti la chiave per ridurre instabilità e migrazioni».

L’AGA 2025 segna un passaggio cruciale: un confronto tra donatori che non può più limitarsi a dichiarazioni di principio, ma deve produrre strumenti, piani operativi e un coordinamento reale. In un anno in cui le divisioni globali sono aumentate, l’Europa prova a riaffermare un ruolo di guida nel finanziamento allo sviluppo, con l’ambizione, scrive Le Monde, di «trasformare la cooperazione in un vero motore di stabilità mondiale».