Il Regno Unito apre la via alla carne coltivata in laboratorio con una nuova guida di sicurezza
Chiarezza per le imprese sulla carne coltivata in laboratorio
La Food Standards Agency (FSA) insieme a Food Standards Scotland (FSS) pubblicano la prima direttiva ufficiale su “cell-cultivated products”. Un passo decisivo per rendere regolamentati e sicuri carne e prodotti animali derivati da cellule, un segnale forte per il mercato globale degli “alternative proteins”.
Produzione e vendita di carne coltivata in laboratorio
Il 4 dicembre 2025 segna una data importante per l’innovazione alimentare in Europa: la Food Standards Agency e la FSS hanno pubblicato la prima guida ufficiale per la produzione e la vendita di carne coltivata in laboratorio e altri cell-cultivated products (CCP), come parte del programma normativo “sandbox” avviato dal governo britannico.
La novità, descritta come “Clarity for businesses” non riguarda solo un commento tecnico, ma apre un nuovo capitolo per chi vuole investire nella filiera delle proteine alternative: finalmente esistono standard chiari per igiene, sicurezza alimentare, etichettatura, analisi di allergenicità e profilo nutrizionale.
Cosa prevede la normativa inglese
I cell-cultivated products derivati da cellule animali sono definiti come “prodotti di origine animale” e devono rispettare le stesse regole di sicurezza, igiene e tracciabilità delle carni tradizionali. In particolare, gli operatori devono applicare i principi HACCP, garantire controllo microbiologico, conformità ai limiti di contaminazione, trasparenza nella filiera, come ben illiustrato da food-safety.com
Ogni domanda di autorizzazione dovrà includere test su allergenicità e un’analisi completa del profilo nutrizionale, proprio per garantire che il prodotto sia sicuro e comparabile in termini di valori nutrizionali e rischi a un alimento convenzionale. L’approccio regolamentare utilizza la modalità “sandbox”: un percorso assistito, dove industria, regolatori e ricerca collaborano per definire insieme le modalità di controllo, valutazione del rischio e autorizzazione.
Le autorità britanniche stimano di completare la validazione di almeno due prodotti coltivati entro il 2027.
Un passo politico ed economico importante
Questo orientamento della FSA/FSS rappresenta un cambio di paradigma: il sistema alimentare non è più visto solo come agricoltura e allevamento, ma come biotecnologia e produzione controllata.
Accelerazione dell’innovazione – La guida riduce le incertezze regolamentari, uno dei principali ostacoli per le start-up del settore.
Sicurezza e trasparenza – L’obbligo di rispettare standard equivalenti a quelli della carne tradizionale tutela i consumatori e abbassa il rischio di “guerre normative” interne o tra paesi.
Competitività internazionale – Il Regno Unito si candida come hub europeo per le proteine coltivate: otto imprese, nazionali e internazionali, partecipano al sandbox.
Sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare – Produzione di carne senza allevamento intensivo, riduzione dell’impatto ambientale, maggiore efficienza nello sfruttamento delle risorse, potenziale riduzione delle emissioni, salvaguardia della biodiversità, minori rischi sanitari legati agli allevamenti. Questi temi stanno alla base del pressing politico e industriale che rende “alternative proteins” un settore strategico.
Le perplessità
Nonostante il progresso, alcune questioni restano aperte, e molti aspetti verranno affrontati solo nei prossimi mesi.
Accettazione del consumatore: quanto il pubblico sarà disposto a mangiare “carne in provetta”? Il dibattito su gusto, consistenza, percezione del “naturale” è solo all’inizio.
Costo e scalabilità: la produzione in bioreattori è ancora costosa; per essere competitiva, deve crescere molto in scala e ridurre costi energetici e materie prime.
Regolamentazione internazionale e commercio: Paesi diversi hanno normative diverse, serve armonizzazione per evitare barriere e garantire sicurezza in import/export.
Trasparenza e etichettatura: è fondamentale il consenso su come informare i consumatori: etichette chiare, origine, processo produttivo, eventuali allergeni.
Che cosa significa per l’Europa (e l’Italia)
La mossa britannica consegna agli Stati membri dell’UE una prova concreta: la carne coltivata può essere regolamentata in modo serio, sicuro, trasparente. Per l’Italia e l’Unione Europea la sfida è lanciare un quadro normativo simile che contempli sicurezza, innovazione e sostenibilità ambientale, garantendo al contempo equità sociale e tutela del territorio.
Se l’Europa seguirà il Regno Unito, potremmo assistere a un cambiamento radicale nell’industria agroalimentare: meno allevamenti intensivi, maggiore ricerca, nuovi modelli produttivi.
La guida pubblicata da FSA e FSS è molto più di un documento tecnico: è un segnale politico chiaro: la carne del futuro non sarà solo tagli nobili o bistecche tradizionali, ma un mix di biologia, regolamentazione, innovazione. Il 2026 potrebbe davvero segnare l’inizio di una nuova era alimentare.
Una svolta epocale
Si sta avverando quanto ipotizzato già nel 2022 da Francesca Grazioli?
L’unica rivoluzione possibile in termini di sfruttamente abnorme delle risorse naturali, preconizzava l’autrice “verrà dai piatti che arrivano sulle nostre tavole: mangiare carne non è più una scelta innocente né tantomeno innocua. Smascherare i processi economici che si nascondono dietro al gesto più abituale e quotidiano dei nostri pasti significa ridefinire chi siamo e in quale società scegliamo di abitare”.
Infatti, il sistema che utilizza il 70% delle terre agricole coltivabili del pianeta esclusivamente per lo sfruttamento animale ha reso la carne una delle principali cause di conflitto internazionale; parliamo del regime di lobby che ogni anno consuma 55 miliardi di polli e ogni giorno permette al più grande mattatoio del mondo di macellare 36 000 maiali.

LMF green
Mente e denaro
Sala Stampa