Mario Draghi al Politecnico di Milano: l’allarme sull’Europa che rischia di restare indietro
Al Politecnico di Milano, l’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha lanciato un monito forte e meditato: senza un’accelerazione delle politiche legate all’innovazione digitale e all’intelligenza artificiale, l’Europa «rischia un futuro di stagnazione».
Secondo Draghi, la questione non è solo tecnologica, ma demografica ed economica: “Considerato il profilo demografico, se l’Unione Europea mantenesse semplicemente il tasso medio di crescita della produttività dell’ultimo decennio, ha spiegato, tra 25 anni l’economia avrebbe di fatto la stessa dimensione di oggi”. Un quadro netto: senza un salto di qualità sostenuto dall’AI e dall’innovazione, l’Europa è condannata all’immobilismo.
Cosa ne dice la stampa italiana
I principali quotidiani economico-politici italiani hanno trattato ieri e oggi il discorso con toni seri e spesso urgenti. Ad esempio, in un articolo per La Repubblica si osserva che per Draghi l’intelligenza artificiale rappresenta oggi la “leva decisiva per la produttività e il rilancio competitivo”, ma anche un “test per la nostra capacità di adattarci”.
Secondo First Online, la sua dichiarazione «Senza l’IA l’Europa rischia la stagnazione» richiama con chiarezza la necessità di uno sforzo istituzionale per colmare il gap con Stati Uniti e Cina, che sul piano tecnologico stanno avanzando a ritmi molto più rapidi.
Spesso la narrazione pubblica in Italia tende ad oscillare tra entusiasmo per le potenzialità dell’AI e cautela (soprattutto sul piano etico o occupazionale). Draghi, con il suo discorso, sembra voler mettere in chiaro che non si tratta di una scelta, bensì di un’esigenza strategica, economica e demografica per il futuro del continente.
I temi-chiave del discorso
Innovazione come unica strada: l’AI non è una moda, ma uno strumento per rilanciare produttività, efficienza e competitività del tessuto economico europeo.
Regole e governance flessibili: secondo Draghi, la sfida non è solo tecnologica, ma normativa: è urgente una regolamentazione agile, che eviti di cristallizzare regole obsolete e permetta adattamenti rapidi man mano che emergono evidenze concrete sui rischi e benefici.
I rischi reali, ma non paralizzanti: sostituzione del lavoro, diseguaglianze, violazioni della privacy sono reali, ma le precedenti rivoluzioni tecnologiche mostrano che nel tempo emergono nuove professioni, nuove industrie, e la società si adegua.
In un momento storico in cui molte economie europee arrancano, con crescita debole e produttività stagnante, le parole di Draghi servono a richiamare l’urgenza di agire con visione e coraggio. L’Italia e più in generale l’Europa non possono permettersi di trattare l’IA come un fenomeno elitario o di nicchia: diventa un tema di sopravvivenza economica e competitiva.
È un appello ai decisori (governi, regolatori, università), ma anche a imprese e società civili: bisogna lavorare insieme, con consapevolezza dei rischi, ma anche con fiducia nel potenziale. In questo senso, la stampa italiana nel dare risalto al discorso sembra cogliere la necessità di un cambiamento che vada oltre la retorica, e che guardi al concreto: crescita, posti di lavoro, standard normativi, modernizzazione.

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