Pagamenti internazionali, il mito della velocità: cosa rivela il report iBanFirst 2025. Tempi morti e costi indiretti
Nel racconto della finanza globale, i pagamenti internazionali vengono spesso descritti come rapidi, fluidi, quasi istantanei. La realtà è molto diversa. A metterlo nero su bianco è il report iBanFirst 2025, che analizza in profondità i flussi di pagamento cross-border e smonta uno dei luoghi comuni più diffusi del sistema finanziario contemporaneo: quello della velocità.

Secondo l’analisi, anche le operazioni più standardizzate continuano a scontrarsi con un ecosistema frammentato, fatto di controlli multipli, infrastrutture non interoperabili e vincoli temporali che rallentano significativamente i trasferimenti di denaro tra Paesi diversi. Un problema tutt’altro che marginale, soprattutto per le imprese che operano sui mercati internazionali.
Un sistema inutilmente ancorato al passato
Il report evidenzia come i pagamenti internazionali non siano un processo lineare, ma una sequenza di passaggi che coinvolge banche corrispondenti, sistemi di compensazione differenti, verifiche antiriciclaggio e controlli di conformità locali. Ogni passaggio introduce attriti, tempi morti e costi indiretti.
Uno dei principali fattori di rallentamento è la gestione dei fusi orari. Un pagamento avviato in Europa verso Asia o America può restare “in sospeso” per ore… se non giorni… semplicemente perché uno degli intermediari coinvolti non opera con gli stessi orari. A questo si aggiunge la mancanza di standard tecnici uniformi: non tutte le banche adottano gli stessi protocolli, e questo rende complessa l’automazione end-to-end.
Il risultato, sottolinea iBanFirst, è un paradosso: in un mondo in cui le informazioni viaggiano in tempo reale, il denaro continua a muoversi con lentezza.
Impatto diretto su imprese e PMI
Le conseguenze sono particolarmente rilevanti per le PMI, che non dispongono delle strutture finanziarie delle grandi multinazionali. Ritardi nei pagamenti internazionali significano problemi di liquidità, difficoltà nella pianificazione finanziaria e maggiore esposizione al rischio di cambio, soprattutto in fasi di volatilità dei mercati.
Il report iBanFirst 2025 sottolinea come molte imprese continuino a sottovalutare il fattore tempo nei pagamenti cross-border, concentrandosi esclusivamente sul costo apparente della transazione. Ma il costo reale è spesso nascosto nei ritardi, nelle riconciliazioni manuali e nelle inefficienze operative.
Tecnologia e realtà: l’innovazione non basta
Negli ultimi anni, l’industria finanziaria ha investito molto in nuove tecnologie: instant payments, blockchain, messaggistica avanzata come ISO 20022. Tuttavia, il report evidenzia che l’innovazione tecnologica, da sola, non è sufficiente se non è accompagnata da armonizzazione normativa e da un’evoluzione delle infrastrutture legacy.
Molti sistemi bancari continuano a poggiare su architetture costruite decenni fa, difficili da integrare con soluzioni moderne. Inoltre, i requisiti di compliance, pur fondamentali, sono applicati in modo disomogeneo tra Paesi, creando colli di bottiglia difficili da eliminare.
Verso un nuovo paradigma dei pagamenti
Secondo iBanFirst, la vera sfida per il futuro non è rendere i pagamenti “più veloci” in senso assoluto, ma più prevedibili, trasparenti e controllabili. Sapere con certezza quando un pagamento arriverà, a quale costo complessivo e con quale impatto sulla liquidità è oggi più importante della velocità teorica.
In questo contesto, cresce il ruolo di operatori specializzati nei pagamenti internazionali e nel FX, capaci di offrire maggiore visibilità sui flussi e di ridurre le intermediazioni superflue. Un’evoluzione che risponde a un’esigenza concreta delle imprese: governare la complessità, non subirla.
Il report iBanFirst 2025 fotografa un sistema dei pagamenti internazionali ancora lontano dall’efficienza promessa dalla globalizzazione digitale. Dietro l’illusione della rapidità si nasconde una realtà fatta di lentezze strutturali e fragilità operative. Per le imprese europee e italiane in particolare comprenderle è il primo passo per costruire strategie finanziarie più solide in un’economia sempre più interconnessa, ma non ancora davvero sincronizzata.

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Mente e denaro
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