Saving & Investment Union: la riflessione di AIPB tra nuovi risparmiatori, mercati volatili e pressione regolatoria

Trendiest Media Agenzia di stampa -

La Saving & Investment Union nasce da una consapevolezza maturata negli ultimi anni nelle istituzioni europee: l’Unione Europea è un continente ricco di risparmio, ma povero di investimenti. A differenza degli Stati Uniti, dove i mercati dei capitali assorbono e reinvestono in modo dinamico i risparmi delle famiglie, in Europa il denaro resta spesso fermo nei conti correnti o investito in strumenti a breve termine, generando poco impatto sull’economia reale.

Capital Markets Union 2.0

La Commissione Europea, già dal 2023, aveva iniziato a parlare di una “Capital Markets Union 2.0”. Nel 2024 il concetto era diventato più chiaro: l’integrazione dei mercati non basta, serve qualcosa di più profondo.
Nel 2025 viene dunque formalizzato un nuovo pilastro: la Saving & Investment Union, un progetto che vuole trasformare il risparmio europeo in motore strutturale per investimenti produttivi, transizione green, innovazione tecnologica, competitività delle imprese.

Secondo Bloomberg, l’UE ha scelto il termine “Saving” per sottolineare che il punto di partenza non è l’offerta finanziaria, ma il risparmio delle famiglie, tra i più alti al mondo. Il Financial Times l’ha definita “the missing link of European competitiveness”: l’anello mancante tra risparmio privato e sviluppo industriale.

Le prossime fasi del progetto europeo

Il percorso verso una vera unione del risparmio e degli investimenti sarà graduale e complesso. La fotografia che emerge dall’ultima riflessione dell’AIPB – Associazione Italiana Private Banking sul tema della Saving & Investment Union è quella di un’Europa che sta finalmente riconoscendo una verità spesso trascurata: senza un ecosistema del risparmio solido, interconnesso e davvero al servizio degli investitori retail, la competitività finanziaria del continente non potrà reggere lungo termine.

La proposta della Commissione Europea di costruire un’unione del risparmio e degli investimenti, ovvero un’estensione più concreta e operativa della Capital Markets Union, arriva in un momento cruciale: famiglie prudenti, inflazione resiliente, risparmi parcheggiati in liquidità e un mercato obbligazionario tornato centrale dopo anni di tassi zero.

Secondo AIPB, il nodo è culturale oltre che tecnico: rendere il cittadino europeo non solo risparmiatore ma investitore consapevole, colmando un gap che pesa soprattutto sull’Italia, dove oltre 1.500 miliardi restano ancora fermi sui conti correnti, secondo dati Banca d’Italia.

Il contesto internazionale: cosa dice la stampa finanziaria

La stampa internazionale ha accolto con interesse, ma talvolta con una certa cautela, l’idea di una Saving & Investment Union.
Il Financial Times ha sottolineato come l’Europa continui a soffrire di “structural fragmentation” nei mercati dei capitali, mettendo in evidenza che senza una piena integrazione normativa “gli investitori continueranno a muoversi in un labirinto di regole nazionali”.
Bloomberg ha ricordato che la debolezza storica del mercato azionario europeo deriva anche dalla “scarsa partecipazione diretta delle famiglie rispetto agli Stati Uniti”, dove oltre la metà dei cittadini possiede prodotti finanziari. In Europa, invece, il dato scende sotto il 20%.
Reuters, più pragmatica, ha osservato che l’iniziativa potrebbe aiutare a canalizzare il risparmio privato verso la transizione energetica e tecnologica: “Europe needs private capital to fund its green ambitions,” scrive l’agenzia, evidenziando come i soli fondi pubblici non siano sufficienti per colmare il fabbisogno di investimenti stimati in oltre 500 miliardi l’anno.

Il ruolo dell’Italia e la posizione dell’AIPB

Per l’Italia, che resta uno dei Paesi con la più alta propensione al risparmio in Europa, l’unione del risparmio rappresenta un’occasione strategica. Il private banking gestisce oggi oltre 1.000 miliardi di patrimonio, e secondo l’AIPB potrebbe diventare il perno di un nuovo modello europeo di wealth advisory: più trasparente, più orientato al medio-lungo termine, più integrato con gli investimenti sostenibili.

Lì’AIPB richiama però un rischio reale: le normative, nate per proteggere il consumatore, stanno diventando così complesse (dai documenti precontrattuali alla proliferazione dei test di adeguatezza) che rischiano di scoraggiare i risparmiatori e paralizzare gli intermediari.

“Lo studio AIPB–Prometeia mostra come questa dinamica riguardi da vicino anche l’Italia, dove all’interno dei 3.900 miliardi di ricchezza finanziaria delle famiglie esiste un potenziale significativo se orientato verso investimenti produttivi” dichiara a Venezia, nella splendida cornice di Palazzo Morosini a Venezia durante il panel “Finanza, strategie e futuro”, 

Lo conferma anche il Wall Street Journal, che in un’analisi recente ha definito l’Europa “overregulated and underinvested”. E la stessa AIPB avverte: serve un equilibrio tra tutela e semplicità, altrimenti l’unione del risparmio resterà solo sulla carta.

Una nuova generazione di investitori

La Saving & Investment Union potrebbe intercettare un cambiamento già in atto: i giovani investitori under 35, più digitali, più attenti ai temi ESG e più aperti all’azionario rispetto alle generazioni precedenti. Ma, ribadisce l’AIPB, serve educazione finanziaria vera, continua, sistemica: non solo progetti spot. Il rischio, altrimenti, è creare una democratizzazione degli investimenti più apparente che reale.

La Saving & Investment Union rappresenta, per l’Europa, un’opportunità irripetibile: trasformare un continente di grandi risparmiatori in un continente di investitori maturi, consapevoli e capaci di finanziare la crescita. L’AIPB, in linea con molte grandi testate internazionali, invita a coglierla con un approccio pragmatico: meno burocrazia, più trasparenza, più educazione e un ecosistema che premi il lungo termine.
Altrimenti, come scrive Bloomberg “l’Europa rischia di restare seduta su un tesoro che non riesce a usare”.