SSN in crisi: mancano medici e infermieri nel nostro paese
Medici e infermieri sì, ma fuori dai nostri ospedali. Potremmo riassumere così la
situazione attuale del nostro sistema sanitario nazionale che non riesce a fermare
l’emorragia di professionisti pronti ad abbandonare le corsie delle nostre strutture a
causa di carichi di lavoro eccessivi, condizioni estremamente stressanti e stipendi
molto più bassi rispetto ai colleghi europei.
I professionisti sanitari hanno uno tra i tassi più alti di occupazione tra i laureati:
infermieri, tecnici di radiologia, assistenti sanitari, terapisti della neuro e
psicomotricità dell’età evolutiva, logopedisti e fisioterapisti hanno solo l’imbarazzo
della scelta una volta completato il percorso di studi. Eppure, molto spesso, le
strutture fanno fatica a occupare le posizioni vacanti.
“Il nostro SSN – precisa Marco Morello, Director, Director della divisione Healthcare
di PageGroup – sta vivendo un periodo piuttosto complicato, non possiamo negarlo
ed è evidente che qualche cambiamento strutturale sia indispensabile. In Italia, come
nella maggior parte dei paesi europei, c’è una oggettiva carenza di medici,
soprattutto in alcune specializzazioni, come medicina generale, anestesia e
rianimazione, fisiatria, medicina interna e cardiologia. La maggior parte delle richieste
arriva dalle realtà riabilitative poiché negli ospedali pubblici le lungo-degenze sono
ormai quasi nulle e si cercano, quindi, posti letto in quelle strutture accreditate che,
ovviamente, necessitano di medici per seguire i pazienti nelle fasi post operatorie”.
Medici e infermieri all’estero, alla ricerca di stipendi più alti e condizioni di vita
migliori. L’ultima analisi della Federazione Europea dei Medici Salariati (FEMS)
lancia un segnale d’allarme sulla situazione economica dei medici italiani: tra il 2015
e il 2022, i salari dei dirigenti medici in Italia sono diminuiti del 6,2%, con una
riduzione della spesa per contratti a tempo indeterminato del 2,8%. Lo stipendio
medio per medico in Italia è 50.000 all’anno (tradotto 25,64 euro all’ora). I
professionisti più giovani percepiscono 30.000 euro all’anno, mentre i più senior
possono arrivare anche a poco meno di 120.000 euro lordi.
Ci sono, però, specializzazioni che offrono maggiori opportunità di guadagno anche
nel nostro paese: la retribuzione annua lorda di un medico di pronto soccorso o di un
anestesista con esperienza minima (1 – 3 anni) si aggira intorno ai 90mila euro,
mentre un medico del lavoro o dello sport, con un’esperienza di almeno 10 anni, può
guadagnare circa 120mila euro lordi all’anno; un radiologo, un neurologo o un fisiatra
può percepire fino a 70mila euro e infine un cardiologo, un geriatra o un oculista tra i
60 e i 65mila euro lordi all’anno.
“Molti medici e professionisti sanitari italiani – aggiunge Giulia Ferrari, Associate
Manager di Healthcare in Page Personnel – oggi trovano il loro paradiso all’estero,
soprattutto in paesi come l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi dove possono trovare il giusto equilibrio vita professionale e vita privata e, soprattutto, onorari
irraggiungibili nel nostro paese, almeno in questo momento storico. Chi decide di
rimanere nel nostro paese sceglie, molto più spesso rispetto al passato, la libera
professione: non sono pochi, infatti, gli infermieri o i fisioterapisti che scelgono questa
strada che è più conveniente dal punto di vista economico ed offre maggiore
flessibilità”.
Recruiting a livello globale per risolvere una situazione che diventa ogni giorno
più complicata. Molte strutture sanitarie private accreditate convenzionate con il
SSN stanno iniziando a guardare al di fuori dei confini nazionali per trovare i
professionisti.
“Negli ultimi tempi – conclude Marco Morello – alcuni istituti di eccellenza con cui
PageGroup collabora, stanno assumendo medici provenienti dal Sud America e
questo accade anche per gli infermieri. Anche se la pandemia è ormai alle nostre
spalle da diversi mesi, l’esercizio temporaneo di attività lavorativa in deroga al
riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie conseguite all’estero è ancora
in vigore. Questa misura, introdotta del decreto legge 18/2020, ha consentito durante
l'emergenza di far ricorso al reclutamento temporaneo di medici, infermieri, operatori
socio sanitari in possesso di titoli conseguiti in paesi dell’Unione Europea ed
extraeuropei, ma non ancora riconosciuti validi per l’esercizio della relativa attività
sanitaria in Italia da parte del Ministero della Salute e questo sarà possibile, se non
cambierà la legge, almeno fino al 31 dicembre 2025”.

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Sala Stampa