Turisti trattenuti al confine, ricercatori e docenti universitari perquisiti e respinti dai funzionari dell’immigrazione e poi minacce di guerra commerciale ed espulsioni arbitrarie di cittadini stranieri dotati di visto: le politiche e i toni della nuova amministrazione di Donald Trump spaventano i visitatori che, dati alla mano, annullano o riconsiderano i viaggi negli Stati Uniti. Le grandi città simbolo degli States, come New York, San Francisco e Chicago e i celebri parchi di Yellowstone e Yosemite, sono da decenni mete di richiamo per i turisti di tutto il mondo. Tuttavia, l’atmosfera politica sempre più tesa, le nuove leggi migratorie e le restrizioni introdotte da Trump scoraggiano. E le testimonianze di turisti fermati e trattenuti in condizioni di detenzione per giorni contribuiscono ad alimentare la percezione che gli Usa stiano diventando una meta difficile e rischiosa per i visitatori. Intanto la bozza di un nuovo divieto di viaggio in circolazione nell’amministrazione potrebbe impedire ai cittadini di 43 paesi, tra cui Bielorussia, Cambogia e Santa Lucia, di entrare negli Stati Uniti.
L’analisi dell’ISPI
L’impatto a lungo termine potrebbe rivelarsi difficile da invertire e ci sono già crescenti preoccupazioni sul fatto che le restrizioni impediscano a tifosi e atleti di godersi la Coppa del Mondo di calcio del 2026, che si terrà negli stadi di Stati Uniti, Canada e Messico. Attualmente, secondo il New York Times, i visitatori provenienti da alcuni paesi come Brasile, Turchia e Colombia, aspettano fino a 700 giorni per ottenere i visti. Anche il Comitato Olimpico Internazionale ha sollevato interrogativi sui Giochi Olimpici del 2028 a Los Angeles, a cui i funzionari statunitensi hanno risposto garantendo che “l’America sarà aperta”. Quanto agli effetti che tutto ciò avrà sull’immagine e il soft power statunitense nel lungo periodo, è difficile dirlo. Impossibile non notare però una punta di compiacimento nei toni con cui il Global Times, cassa di risonanza del Partito comunista cinese, descrive il fenomeno: “Mentre il turismo globale si riprende gradualmente, gli Stati Uniti sembrano aver innalzato un gigantesco cartello ‘No Entry’. Per i turisti, viaggiare negli Usa è naturalmente passato in secondo piano rispetto a destinazioni alternative più accoglienti, sicure e convenienti. L’alienazione dei visitatori internazionali si ribalta con tagliente ironia contro il mito dell’apertura degli Stati Uniti”.